I cinesi mangiano con le bacchette da millenni ma solo dal 500 d.C. sono diventate di uso comune: la colpa è dell'esplosione demografica che ha portato a una grave crisi di risorse, sia economiche sia energetiche.
Noi siamo abituati a coltello e forchetta ma c'è tutta una zona del mondo che usa invece le bacchette per mangiare. Spesso ci troviamo in difficoltà nei ristoranti etnici di fronte a questi due stecchetti di legno e ci è capitato, almeno una volta nella vita, di chiederci per quale motivo i cinesi mangino con le bacchette. In realtà questa usanza è comune in tantissime zone dell'Asia ma per trovare la risposta dobbiamo andare molto indietro nel tempo. Andiamo alla scoperta delle bacchette, tra leggende e storie antiche.
Non tutti sanno che anticamente, prima ancora delle bacchette, i cinesi mangiavano con un cucchiaio. Effettivamente questo strumento ancor oggi è comodissimo: può contenere di tutto, sia solido sia liquido, è davvero pratico. Nel caso specifico, nella Cina del 1000 a.C. la pietanza più comune è il miglio, perfetto da mangiare una posata in grado di contenere un bel boccone. Il cucchiaio resta la posata più usata fino al 600 a.C. anno in cui i cereali cominciano ad essere lavorati, cambiandogli forma. Un esempio pratico sono gli "spaghetti cinesi", ovvero i noodles: sarebbe complicatissimo mangiarli con il cucchiaio. A questa rivoluzione contribuisce anche l'aumento del consumo di riso che, per facilitarne il trasporto, viene compattato in stecche.
Le bacchette più antiche giunte fino a noi le abbiamo trovate in una tomba della dinastia Shang, a Zhengzhou, capitale della provincia cinese dell’Henan, e risalgono al 1200 a.C. dimostrando l'uso di queste posate anche durante "l'epopea" del cucchiaio. Questo perché le bacchette sono davvero antichissime, molto più di quanto si possa immaginare, ma gli storici pensano che fossero destinate esclusivamente alle classi più abbienti e che solo dal 500 d.C. i cinesi di tutto il Paese ne sarebbero venuti a conoscenza, usandole comunemente. Il periodo non è casuale: proprio dal 500 infatti comincia il boom della popolazione cinese. L'incremento demografico indebolisce pesantemente le risorse del Paese, costringendo cuochi, produttori e cittadini comuni a sviluppare abitudini più morigerate. Tra le ingegnose trovate dei cinesi c'è l'idea di tagliare il cibo in pezzi piccoli per cuocerli con meno calore e meno energia. Il taglio a priori del cibo rende praticamente inutile l'uso del coltello, già ufficiosamente abolito in precedenza da tutta la filosofia cinese messa a punto da Confucio. Per il grande filosofo, autore del "pensiero originale", l'uso dei coltelli a tavola ricorda troppo la violenza e la guerra, rovinando il buonumore che caratterizza il momento del pasto.
Con il passare del tempo anche alla forma delle bacchette viene dato un significato spirituale e filosofico: la parte superiore è rettangolare, e simboleggia la Terra, sia come pianeta sia come "realtà" di ciò che ci circonda, la parte inferiore è tonda per il cielo, simbolo di potenza, piacere e immaginazione. Un concetto che rimanda a Yin e Yang, la base della medicina, delle scienze, delle arti marziali e della vita della Cina.
Le leggende più comuni sono due. La prima risale ovviamente alla dinastia Shang, la "proprietaria" delle bacchette di bronzo ritrovate dagli archeologi. In questa storia il protagonista è un cuoco molto fortunato che trova un insperato aiuto da una donna. Lui è Daji, al servizio del re Zhowang, personaggio spietato ed estremamente permaloso che trova ogni scusa per lamentarsi con i propri servi. Molte condanne a morte sopraggiungono per il cibo troppo freddo o troppo caldo. Una delle sue concubine decide di mettere fine a questa barbarie "sacrificandosi": suggerisce al sovrano di farsi imboccare con due spilloni ornamentali di giada, perché le sue mani sono troppo "sante" per toccare le posate. Il re apprezza moltissimo questo gesto e dispone la regola degli spilloni ad ogni pasto.
La seconda leggenda, quella più antica e diffusa, ci porta al tempo degli imperatori Yao e Shun (che a differenza di Zhowang sono esistiti davvero). Durante il dominio dei due sovrani c'è pace e prosperità ma la Cina viene colpita da piogge e alluvioni che provocano danni incalcolabili e tanti morti. Entra in scena Da Yu, un uomo forte e coraggioso a cui Yao chiede di arginare le acque con delle tecniche ingegneristiche. Durante un viaggio in mare Da Yu sbarca su un'isola per passare la notte e comincia a cucinare ma, preso dalla fame, cerca di piluccare la carne bollente con le mani, non riuscendoci per il troppo calore. Stacca così due rametti da un albero e li usa per mangiare la carne dal brodo bollente senza aspettare di finir la zuppa. Questa dei bastoncini diventa un'abitudine che gli consente di risparmiare tempo e concentrarsi ancor di più sul problema posto dall'imperatore: una volta tornato in Cina, vittorioso, Da Yu diventa un eroe e tutti lo imitano e lo omaggiano usando le bacchette di legno.