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27 Marzo 2025 9:00

Perché a Pasqua si regalano le uova: alla scoperta di un rito antico

Simbolo di perfezione, primavera e rinascita, l'uovo in veste di dono ha attraversato i secoli, fino diventare il popolare dolce di cioccolato. Ecco la sua storia, che parte dagli Egizi e arriva ai nostri giorni, passando per il Re Sole e gli zar.

A cura di Federica Palladini
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L’usanza di regalare uova ha radici ben più profonde del cioccolato stesso, materia prima con cui sono realizzate quelle che piacciono tanto ai bambini, confezionate in packaging luccicanti con all’interno le sorprese più disparate e diventate nel corso del tempo uno dei dolci simbolo della Pasqua. Fin dall’antichità, infatti, l’uovo è stato legato al ciclo della natura: lo conoscevano gli Egizi, che lo consideravano l’essenza dei quattro elementi (aria, terra, fuoco, acqua), così come i Persiani e i Romani, che si scambiavano uova per festeggiare il ritorno della primavera.

Da rinascita a Resurrezione, poi, il passo è breve: il Cristianesimo si “appropria” dell’uovo facendolo diventare un emblema pasquale. Durante la Quaresima era proibito mangiare carne e derivati animali, compresi latticini e uova, in quanto considerati alimenti grassi: le galline, tuttavia, non smettevano di deporre e per conservare questo cibo nutriente – vietato sprecarlo – veniva bollito, diventando così sodo. Con la fine del digiuno, le uova venivano fatte benedire e consumate nel giorno di Pasqua.

Nel Medioevo, in Germania, tra la popolazione avveniva uno scambio di uova sode avvolte in foglie e fiori, che le coloravano naturalmente. Già in epoche pagane, però, in particolare nell’Europa dell’Est, era tradizione dipingere le uova degli uccelli con motivi che richiamavano flora e fauna, disegni che con l’avvento della cristianizzazione assunsero forme tipiche della religione, dalla croce al sole: oggetti “preziosi” che si davano in regalo come porta fortuna.

Le uova capolavoro di Peter Carl Fabergé

Nei secoli l’abitudine di donare uova assunse contorni sempre più sontuosi, fino a diventare una pratica di corte, dove tra i nobili le uova non erano più quelle sode, ma realizzate in metalli importanti, come platino, oro e argento. Le più celebri sono senza dubbio quelle fabbricate da Peter Carl Fabergé, gioielliere degli zar di Russia: nel 1885 Alessandro III Romanov commissionò al celebre orafo un regalo speciale per sua moglie, la zarina Maria Fëdorovna. Si trattava di un uovo interamente realizzato in platino smaltato contenente al suo interno un altro uovo in oro più piccolo, che a sua volta custodiva due piccoli cadeaux, in stile matrioska. L’opera riscosse un tale successo che divenne un appuntamento fisso per la famiglia imperiale: Fabergé creava nuove uova con meccanismi segreti e ornamenti sempre più elaborati. Veri e propri capolavori, alcuni dei quali si possono ammirare al Fabergé Museum di San Pietroburgo.

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Uova di Pasqua e cioccolato: dal Re Sole ai pasticceri torinesi

Finora abbiamo parlato di uova pasquali prive di un dettaglio fondamentale, il cioccolato. Quando arrivano? Si sa per certo che il cacao approda nel Vecchio Continente dopo la scoperta dell’America nel 1492, diffondendosi in tutta Europa. Tuttavia, il cioccolato allora era molto diverso da quello che conosciamo oggi e veniva consumato principalmente sotto forma di bevanda, quindi liquido.

Leggenda vuole che sia stato Luigi XIV, il Re Sole, passato alla storia per essere un buongustaio, a chiedere al suo maître chocolatier nel ‘600 di scolpire un uovo di cioccolata per la Pasqua. Secondo diverse fonti, su questi prototipi francesi, furono i torinesi nel XVIII secolo a perfezionare la tecnica: si fa riferimento in primis a una vedova Giambone, che aveva una pasticceria nella centrale via Roma che regalò nel 1725 ai suoi nipoti delle uova interamente composte di cioccolato fuso e poi raffreddato, ricavate riempiendo i gusci vuoti di quelle di gallina.

Sempre nella città sabauda, poi, nel ‘900, entrano in scena i pasticceri di Casa Sartorio a brevettare una macchina che modellava le fattezze dell’uovo in stampi, distribuendo il cioccolato in due metà separate e inserendo così al suo interno la sorpresa.

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Quel che è certo, è che solo grazie all’industrializzazione e al miglioramento delle tecniche di lavorazione del cacao si è riusciti ad avere le uova cave dalla texture liscia e che si sciolgono in bocca al morso: facendo un piccolo balzo indietro nel tempo, infatti, nel 1828 l’olandese Van Houten mise e punto la pressa che permetteva di separare il cacao dal burro di cacao, gettando le basi delle uova di Pasqua su larga scala (ma anche delle tavolette), che iniziarono a diventare un prodotto iconico a partire dalla seconda metà del XX secolo: inizialmente di solo cioccolato fondente, pensate per gli adulti, e in seguito introducendo anche quello al latte, con il marketing che scelse i piccoli come i “clienti” più affezionati.

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