Profumato e rinfrescante per alcuni, sgradevole e pungente per altri: perché il coriandolo non piace a tutti? Cosa si nasconde dietro l'avversione di molti per questa pianta? Scopriamolo insieme.
Coriandolo: per alcuni è delizioso, l'ingrediente immancabile in tacos e salse profumate, per altri ha lo stesso sapore di una saponetta incastrata tra i denti, pungente, persistente e incredibilmente sgradevole. Nel mondo pochi ingredienti sono divisivi e dibattuti come il coriandolo, una delle piante aromatiche più antiche del mondo, "cugina" del più nostrano prezzemolo, molto utilizzata nella cucina messicana, asiatica e thailandese. Se è vero che tanti lo amano, è anche vero che in molti la odiano, e non poco.
L'avversione per questa erba è così comune da aver stimolato la nascita di una vera e propria community online che, al grido di "I hate cilandro" porta avanti la propria causa, finanziandola con gadget personalizzati; per non parlare del fatto che l'odio per il coriandolo ha ottenuto perfino una Giornata Internazionale, celebrata il 24 febbraio.
Come può una semplice erba creare tutta questa confusione? Quali sono le motivazioni, culturali o scientifiche, che rendono il gusto del coriandolo così insopportabile per alcuni palati? La risposta, a dir poco curiosa, scomoda e chiama in causala, tanto che il disprezzo per il coriandolo diventa una vera e propria questione di DNA.
Perché molte persone percepiscono come sgradevole il sapore del coriandolo? In tanti hanno provato a spiegare questo fenomeno, effettuando ricerche e studi: secondo un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Flavour, l'avversione per il coriandolo varia statisticamente in base ai differenti gruppi etno culturali e alle diverse aree geografiche.
In particolare, la percentuale di persone che odia questa pianta varia dal 3 al 21% degli intervistati: il disgusto per il coriandolo accomuna il 21% degli abitanti dell'Asia orientale, il 17% degli europei, il 14% degli abitanti del continente africano e solo il 3-7% di chi vive in Asia meridionale, America latina e Medio Oriente. Leggendo questi dati, potremmo concludere che la ragione sia squisitamente culturale: non è una caso che proprio nei paesi in cui il coriandolo è più usato, le percentuali di chi non ne sopporta il sapore precipitano clamorosamente. Le abitudini culinarie e il consumo di un determinato ingrediente hanno certamente un grande impatto sul modo in cui il nostro palato percepisce i diversi sapori ma, nel caso del coriandolo, c'è di più.
In particolare, gli studiosi avrebbero individuato delle ragioni genetiche, legate a un recettore sensoriale associato al coriandolo: il gene OR6A2. Il coriandolo contiene una serie di composti aldeidici, percepiti come "saponosi" da chi possiede questo gene. Nello specifico, gli aldeidi attivano un recettore olfattivo, che il gene OR6A2 codifica e identifica come sapore pungente e sgradevole.
A fronte delle diverse ricerche, restano aperte alcune questioni: non è chiaro, per esempio, se chi percepisce solo la nota sgradevole sia incapace di percepire quella aromatica per mancanza di qualche specifico recettore o se, chi ama questa pianta, lo faccia perché "ingannato" da un recettore in grado di nascondere il sapore di muffa.