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14 Febbraio 2025 9:00

Perché a Carnevale si preparano dolci fritti?

Chiacchiere, castagnole e zeppole da secoli, accompagnano il Carnevale in Italia. Ma qual è il legame tra questa festività e i dolci fritti?

A cura di Monica Face
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Il Carnevale è una delle ricorrenze più attese dell’anno e, tra maschere e stelle filanti, non mancano i dolci, in particolare quelli fritti. Ma perché proprio la frittura? Quali sono le origini di tale usanza? Ripercorrendo la storia, scopriremo come i dolci fritti di Carnevale si siano diffusi nel tempo, assumendo forme e nomi diversi, ma mantenendo intatto il loro valore simbolico e la loro golosità.

Le origini storiche dei dolci fritti

Le origini dei dolci fritti risalgono al periodo dell'antica Roma, dove le celebrazioni che precedevano il digiuno quaresimale, come il Carnevale, erano caratterizzate da sontuosi banchetti di cibi ricchi e calorici. La frittura, infatti, permetteva di preparare grandi quantità di cibo in poco tempo, con una resa gustosa e croccante. Inoltre, questo metodo di cottura si inseriva perfettamente nel contesto delle celebrazioni legate al ciclo agricolo, simboleggiando la raccolta e la prosperità future. Le divinità della fertilità, spesso associate alla primavera e ai raccolti copiosi, erano omaggiate attraverso rituali che celebravano la ricchezza della terra e la sua capacità di offrire cibo in abbondanza. La frittura, quindi, non solo rappresentava l'eccesso e la ricchezza materiale, ma era anche un atto simbolico di ringraziamento per la prosperità che la natura avrebbe offerto, in un gesto di preparazione e attesa per il ciclo agricolo che stava per cominciare.

Con il passare dei secoli, i dolci fritti hanno continuato a evolversi, sia nella preparazione che nella presentazione. Durante il Rinascimento, l'arte della pasticceria si affinò nelle corti nobiliari, creando dolci più elaborati, mentre nella tradizione popolare persistevano ricette semplici, apprezzate per la loro praticità e il sapore inconfondibile.

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Il Carnevale e la sua contrapposizione con la Quaresima

Il Carnevale, simbolo di eccesso e libertà, si contrappone al rigore della Quaresima, periodo di astinenza, digiuno e penitenza nella tradizione cristiana. Questo tempo era (ed è ancora oggi) visto come una fase di purificazione, in cui si evitano cibi ricchi per prepararsi spiritualmente alla Pasqua. In questo contesto, il Carnevale rappresentava un'occasione unica per concedersi un'ultima abbondanza prima delle restrizioni.

Frittelle, castagnole, chiacchiere e zeppole divennero i dolci simbolo di questa ribellione festosa. Era il momento in cui si gustava ciò che presto sarebbe stato vietato, quasi una sfida alla severità del digiuno imminente.

Misteri e leggende sui dolci fritti di Carnevale

I dolci fritti di Carnevale non sono solo il risultato di antiche tradizioni gastronomiche, ma anche frutto di racconti popolari che ne hanno arricchito il significato nel tempo. Questi dolci rappresentano un ponte tra la cucina popolare e i riti collettivi della festa, legati alla fertilità. Nel corso dei secoli, il legame tra Carnevale e dolci fritti si è intrecciato con storie tramandate di generazione in generazione. Molte leggende cercano di spiegare l’origine di questi dolci simbolici, associandoli a riti di trasgressione e ribellione prima delle restrizioni quaresimali.

La leggenda della frittella e del pasto proibito

Tra le storie più diffuse c’è quella della frittella, uno dei dolci fritti di Carnevale più iconici, soprattutto nelle regioni centrali e settentrionali d’Italia. Secondo la leggenda, questi dolci nacquero come una risposta ai divieti religiosi imposti dalla Quaresima. Mentre il Carnevale, come già accennato, rappresentava l'ultima opportunità di indulgenza prima del digiuno, le frittelle divennero il simbolo di questo momento di trasgressione. Alcuni racconti popolari le descrivono come un vero e proprio "pasto proibito", preparato quasi segretamente per sfidare le restrizioni imminenti.

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Le origini delle chiacchiere veneziane

Le chiacchiere, come molti altri dolci fritti di Carnevale, hanno origini nell’antica Roma. Durante le festività dei Saturnali, si preparavano le frictilia, dolci fritti nello strutto,  distribuiti alla popolazione per celebrare l’abbondanza e l’arrivo della primavera. Con il passare dei secoli, questa tradizione si è trasformata e diffusa in tutta Italia, assumendo nomi diversi a seconda della regione. Con il tempo, sono sorte numerose leggende per spiegare l’origine e il nome di questo dolce.

Si racconta che il loro nome nasca dalle conversazioni animate che le donne veneziane, impegnate a prepararle e friggerle durante le feste. Un’altra versione vuole che il nome sia legato alla convivialità che suscitavano una volta servite, spingendo le persone a chiacchierare senza sosta.

Secondo una credenza popolare, inoltre, questo dolce sarebbe nato come omaggio a una divinità pagana della fertilità: per questo motivo, le chiacchiere venivano preparate in grandi quantità per celebrare l’arrivo della primavera, come simbolo di prosperità e buon auspicio.

Un'altra leggenda collega il nome delle chiacchiere a Margherita di Savoia, la prima regina d'Italia: si racconta che, mentre conversava con le dame di corte, la sovrana fu colta da un improvviso languorino e chiese al cuoco Raffaele Esposito, lo stesso della leggenda legata alla pizza, di prepararle un dolce leggero da gustare rapidamente. Lo chef, per accontentarla, servì sottili striscioline di pasta fritta, croccanti e delicate. Margherita, divertita dalla loro leggerezza e dalla vivacità delle conversazioni che animavano la stanza, decise di chiamarle "chiacchiere".

Ancora oggi, questo dolce è protagonista del Carnevale in tutta Italia, con nomi diversi a seconda della regione: crostoli in Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, cenci in Toscana, frappe nel Lazio, bugie in Piemonte e Liguria, sfrappole in Emilia-Romagna. Qualunque sia il loro nome, restano un simbolo di festa e convivialità.

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