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25 Novembre 2021 11:00

Parla come mangi: il menu dei proverbi e modi di dire col cibo protagonista

La nostra tradizione linguistica ci offre una miriade di proverbi e modi di dire con il cibo protagonista. Ne abbiamo scelti alcuni per uno speciale menu degustazione.

A cura di Alessandro Creta
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I proverbi fanno parte della nostra cultura orale e scritta, da decenni trasmessi di generazione in generazione. Li utilizziamo praticamente da una vita. Da quando ne abbiamo memoria fanno parte del nostro parlare quotidiano: in ambito familiare, tra gli amici e, perché no, anche a lavoro. Li abbiamo sentiti dire, a bizzeffe, dalle nostre nonne, e nei contesti più disparati ci hanno fatto comodo per sintetizzare pensieri e discorsi più ampi, ma anche per tagliare corto e chiudere velocemente un dibattito nel quale volevamo l'ultima parola.

Molti di loro, tra l’altro, in modo più o meno diretto fanno riferimento al cibo, al mangiare e alla nostra cultura alimentare. Chi di noi non ha mai usato, anche una sola volta, l’espressione “Fare le nozze con i fichi secchi”, oppure “Finire a tarallucci e vino”, o ancora “Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere”. Frasi quasi di uso comune, per molti forse anche dal poco significato, ma che di significato intrinseco ne hanno molto, al punto da consolidarsi nella nostra cultura parlata (ma non solamente), usati da giovani e meno giovani.

formaggio pere vino proverbi

Nelle prossime righe andiamo ad analizzare proverbi ed espressioni di uso più o meno comune con una caratteristica condivisa: il fatto di pescare dalla tradizione gastronomica o, più in generale, dal mondo legato al mangiare. A dimostrazione di come noi italiani, anche quando non si parla di food, riusciamo a infilare il cibo ovunque. 

Quali sono i modi di dire, e i loro significati, legati a questo mondo? Ne abbiamo scelti alcuni simulando un servizio, rispettando rigorosamente l’ordine di uscita delle portate. Antipasti a base di affettati, primi piatti tra minestre e zuppe, proseguendo con pesce o carne e concludere con frutta e dolce. Alla fine, in omaggio, due fuori menu.

Parla come mangi

Prima di cominciare questo particolare percorso degustazione illustriamo uno dei modi di dire forse più significativi, immancabile in questo caso. “Parla come mangi”, detto a chi si esprime in un linguaggio fin troppo forbito quando non necessario, poco comprensibile, per invitarlo a tornare con i piedi (o meglio dire le parole) per terra. Parla semplice, come è semplice il nostro modo di mangiare. Un rimprovero da utilizzare con chi siamo in stretta confidenza. Detto questo, ora iniziamo con il nostro servizio sui generis.

Antipasti a base di affettati

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Le prime portate sono antipasti a base di affettati. Prosciutto e salame, e relativi detti, per iniziare ufficialmente questo percorso attraverso la nostra tradizione linguistica strettamente legata al cibo.

Avere il prosciutto davanti agli occhi

Avete assistito a una scena inequivocabile ma non ne avete inteso il senso? Ebbene, qualcuno potrebbe mettere in evidenza la vostra sbadataggine dicendovi che avete delle fette di prosciutto davanti agli occhi. Le quali, per l’appunto, vi impediscono di vedere nitidamente qualcosa, ma dato il loro spessore sottile vi lascerebbero la possibilità di intuire il contesto.

Essere un salame

Chi non ha mai utilizzato questa espressione? Si usa in modo bonario verso qualcuno con il quale abbiamo un rapporto abbastanza stretto, sicuri di non offendere il nostro interlocutore. “Sei un salame!”, in questo caso l’insaccato è usato come metafora per mettere in risalto la sbadataggine altrui, anche se in realtà il termine non si rifà direttamente al salume, ma al fatto che in epoca medievale si usasse conservare sotto sale il baccalà. Parola, quella sì, utilizzata per descrivere una persona un po' ottusa ("sei un baccalà" è un'altra espressione di uso comune, intesa con lo stesso significato). Con "salamen" si indicava, in generale, anche il pesce sotto sale: da qui la particolare disambiguazione.

Fare il provolone

Il "provolone" è colui che cerca di conquistare le donne con lusinghe, complimenti eccessivi e attenzioni esagerate: utilizzato soprattutto nel Centro Italia, questo modo di dire canzonatorio trae origine dal significato originale del nome del celebre formaggio. Il temrine provola – e il suo accrescitivo provolone – infatti, derivano dalla parola “prova”, cioè l'assaggio: in tempi antichi la qualità del formaggio veniva infatti testato con un assaggio, la prova, prima di essere confezionato. La tesi più accreditata, quindi, è che questo modo di dire derivi dal fatto che il “provolone” è colui che “ci prova” con le donne che incontra.

Primi piatti caldi

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È autunno, si avvicina la stagione fredda, quindi non potevamo non prendere in considerazione i piatti in grado di riscaldare queste giornate. Brodi di gallina, zuppe e minestre, ce ne è per tutti i gusti.

Gallina vecchia fa buon brodo

Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo tirato fuori dal cilindro questo detto, tra i più utilizzati nel parlato. Il riferimento è allo spiccato sapore del pennuto in avanti con l’età, in grado di rendere delizioso il brodo. Nell’uso comune si usa per consigliare di fidarsi di chi è più in avanti con l’età, e quindi più esperto, di noi.

Se non è zuppa è pan bagnato

Un proverbio per indicare due situazioni tra di loro molto simili, se non uguali. Il termine zuppa, infatti, deriva dal dialetto germanico suppa, che indicava il pane (per l’appunto) inzuppato.

La minestra riscaldata

Rimaniamo in tema “piatti caldi” parlando di minestra, riscaldata in questo caso. Si utilizza questa espressione intendendo un fatto, ripetuto, ormai diventato monotono. Il detto risalirebbe a un’antica tradizione contadina, quando in famiglia si preparavano abbondanti brodi, riscaldati poi per giorni. Al punto da perdere di sapore.

Ridi che la mamma ha fatto gli gnocchi

Non chiara l'origine di questo detto, il quale comunque è pronunciato come reazione ad una ilarità senza motivo. Il riferimento agli gnocchi? Un richiamo basato puramente sul non-senso, sull'essere infantili, in quanto così dicendo si cerca di spiegare a qualcuno che non c’è nessun motivo di ridere.

Secondi piatti: pesce e carne

salmone pollo manzo pesce carne

Pesce e carne la scelta per la seconda portata. Eccovi due proposte, a voi la decisione finale su come proseguire questo particolare percorso degustazione.

Il pesce puzza dalla testa

Dopo esser stati a casa dei contadini abbandoniamo per un attimo i campi per tuffarci nel mondo ittico. Con questa espressione si usa dire come, nelle situazioni critiche, le responsabilità vadano ricercate sempre tra chi ha posizioni di comando.

Non essere né carne né pesce

Altro modo di dire usato e abusato lungo tutto lo Stivale. “Non sei né carne né pesce”, detto a una persona anonima, dalla poca personalità, con caratteristiche non ben definite. L’accezione, si intuisce, è piuttosto negativa, quindi fate attenzione a chi vi rivolgete.

Dessert e frutta

taralli vino e olio

Eccoci al fine pasto: dalla nostra cucina linguistica escono dolci e frutta a concludere il menu degustazione. Non abbiate fretta però di alzarvi da tavola. Ci aspetta un brindisi finale e (se avete ancora un po' di pazienza) un paio di fuori menu.

Mettere la ciliegina sulla torta

Finalmente poniamo la famosa ciliegina sulla più classica delle torte. Detto usato e abusato a indicare un avvenimento che va a coronare, in modo positivo o negativo (in questo caso l’uso sarebbe ironico) una data situazione. Il tocco finale, un particolare a completare, chiudere e coronare un avvenimento.

Essere arrivati alla frutta

Ci avviciniamo verso la fine di questo elenco a tema gastro-linguistico con uno dei grandi classici della nostra tradizione orale. Il riferimento è, si intuisce, alle nostre abitudini alimentari, con la frutta a concludere genericamente pranzi e cene. Con questa metafora si intende l’essere arrivati alla fine delle proprie risorse (fisiche o mentali), al punto da non avere quasi più possibilità di reagire.

Finire a tarallucci e vino

Il nostro pasto lo concludiamo così, a tarallucci e vino. Un detto prevalentemente di uso centro meridionale, a indicare una lite o una situazione controversa conclusasi in modo amichevole, con un ideale brindisi a base di rosso e le tipiche ciambelline fatte di farina, acqua e vino. Il detto nasce dall’usanza, in passato, di accogliere a casa eventuali ospiti offrendo loro un bicchiere assieme ai taralli, creando da subito un’atmosfera spensierata, serena, amichevole.

Una mela la giorno

Per il capitolo frutta, è importante capire quale: la celebre mela la giorno, infatti, leverebbe il medico di torno. Il riferimento è naturalmente ai benefici delle mele, soprattutto alla connessione fra frutta e apparato digerente. Un modo per ricordare a tutti, insomma, che è bene evitare di pensare solo al dolce, ma considerare anche la frutta come pasto quotidiano.

Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere

Non dite al contadino quanto sia buono l’abbinamento formaggio e pere, due prodotti di uso così comune per lui. Se lo sapesse, infatti, non li venderebbe più, ma li terrebbe tutti per sé, oppure ne aumenterebbe il prezzo. In estrema sintesi, non svelate un particolare segreto, altrimenti non sarebbe più considerato tale.

Essere una pizza

Espressione utilizzata per esprimere noia, tedio, in relazione a una persona non proprio entusiasmante o una situazione poco emozionante. Misteriosa l’origine di tale detto: che si riferisca all’impasto basso e piatto della pizza, dal poco spessore come l’individuo al quale ci riferiamo? Sempre nel mondo della pizza troviamo anche "Mica pizza e fichi", un'espressione che viene utilizzata solitamente come paragone: abbiamo qualcosa di valore maggiore a un piatto povero. Oggi tantissime pizzerie di alto livello ce l'hanno in carta, un po' come provocazione, un po' perché è un abbinamento squisito, ma un tempo era l'alimento dei poveri nel Lazio per eccellenza. Ancora oggi la pizza coi fichi è un capostipite della tradizione romanesca.

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Quello che i piatti non dicono
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