Registrato un aumento di quasi il 40% del costo della farina negli ultimi sei mesi, con parallelo incremento dei prezzi di pane, pasta e pizza. È quanto emerge da un’indagine effettuata da Federconsumatori, che ha evidenziato un importante segno più tra gli scaffali dei supermercati. A pagarne le spese, in tutti i sensi, il consumatore finale.
Tra gli scaffali dei supermercati d’Italia pane, pasta e prodotti da forno sono sempre più salati. Purtroppo per noi consumatori, però, non si tratta di un aumento del sodio negli impasti, ma di un incremento del prezzo della farina, "colpevole" della recente impennata dei costi di alimenti di prima necessità.
Una fase finale di 2021 decisamente amara per i consumatori: se nelle scorse settimane sono stati certificati gli aumenti di luce e gas, oltre al carburante sempre più dispendioso, ora bisogna fare i conti pure con un rincaro della farina e prodotti derivati come pasta, pane e pizza. Un segno più che tocca il 38% sul prezzo finale difficilmente digeribile dal cliente finale, e non per la presenza di un impasto troppo pesante.
Un’indagine di Federconsumatori effettuata su un campione di esercizi commerciali (distribuiti in tutta Italia) ha rilevato un aumento generalizzato del costo dei prodotti. La farina, da marzo a ottobre, ha subìto un’impennata che l’ha portata a sfiorare i 1,10 euro al chilo. Il prezzo dei derivati (passateci l’ossimoro) sale a cascata: la pasta integrale tocca i 2,90 euro al chilo con un aumento del 33%, il pane lievita dell’11% e ora può arrivare a costare anche 3,86 euro al chilo.
"L’allarme sui rincari dei prodotti alimentari, sia sulla spinta dell’aumento delle materie prime sia sull’onda dei rincari energetici che influiranno sui costi di produzione e di trasporto, si fa sempre più grave e preoccupante" spiega Federconsumatori in una nota. L'Assopanificatori si è detta particolarmente allarmata, a maggior ragione per l'avvicinarsi del periodo natalizio, chiedendo di "attivare gli organi di vigilanza e l’apertura di un’indagine parlamentare conoscitiva sull’andamento dei prezzi delle farine e delle materie prime".
Ma per quale motivo negli ultimi sei mesi si è registrato questo aumento quasi incontrollato? La causa di tutto è da ricondurre, di base, all'impennata del costo della farina. Un incremento dovuto ai trasporti (più caro il noleggio dei container dopo l'anno e mezzo di pandemia), ai raccolti più magri, alle scelte di alcuni Paesi di ridurre le esportazioni per un maggiore consumo interno. Alcuni di voi penseranno: perché importare il grano dall’estero quando potremmo consumare quello autoprodotto? In realtà la quantità di grano nostrano non è sufficiente per soddisfare la domanda (superiore di due terzi rispetto alla disponibilità), e questo ci porta a rivolgerci ad altri Paesi, europei e non. Tra questi anche Canada e Ucraina.