Sono sempre di più le start-up che investono nel food, per creare un prodotto in grado di soddisfare i clienti e, soprattutto, di salvare l’ambiente.
Uno dei più grandi problemi ecologici del mondo contemporaneo è l’enorme quantità di plastica utilizzata per ogni ambito della vita quotidiana, soprattutto per quanto riguarda il cibo e il suo imballaggio. La plastica è così tanta che è difficile smaltirla, e inquina un ambiente già messo fortemente a dura prova. Proprio da questo problema nasce l’idea del packaging commestibile, nuova frontiera dell’ecologia mirata ad alleggerire la produzione e l’utilizzo di plastica. Sempre più start-up, infatti, si stanno impegnando nello studio del food packaging, inventando imballaggi per alimenti che possano essere mangiati, in modo di ridurre qualsiasi forma di spreco.
Parlare di sostenibilità di un prodotto non vuol dire solo sapere da dove viene e come è stato realizzato, ma anche valutare come è imballato e venduto. E da questo punto di vista, l’imballaggio alimentare ha ancora una lunga strada da compiere. Anche perché il suo è un ruolo fondamentale, che deve garantire la protezione della merce, evitarne il frutto e anche costare poco.
Ecco perché la plastica è la soluzione più usata, a discapito però dell’ambiente. Proprio con lo scopo di risolvere il problema dell’imballaggio alimentare, negli ultimi anni si parla sempre più di packaging commestibile: sono sempre di più le giovani aziende – ma anche alcune di quelle più grandi – che si impegnano nella ricerca di metodi alternativi per produrre imballaggi a impatto zero, che possano proteggere il cibo, e magari diventare essere stesse cibo.
Le nuove tecnologie utilizzate sono sorprendenti: c’è chi lavora le alghe come Ooho, che riesce persino a impacchettarci l’acqua creando una membrana edibile al 100%, o chi, come l’azienda italiana Trentuno, decide di lanciare una linea di piatti e posate completamente commestibili: si chiama “Pappami”, ed è realizzata con la stessa formulazione del pane. Insomma, il food packaging è una nuova frontiera davvero interessante, che prospetta la possibilità di una svolta letteralmente epocale nel mercato del cibo.
II packaging commestibile potrebbe sembrare una delle ultime stramberie del mondo food, e invece è davvero una possibilità concreta di migliorare il nostro pianeta. Immaginate che, solo in Italia, ogni cittadino produce quasi 500 kg di rifiuti l’anno, di cui la maggior parte è plastica. Provate ora ad applicare questo numero alla popolazione globale, e vi renderete conto come la produzione di rifiuti sia un problema davvero gigantesco.
Forse il packaging commestibile e biodegradabile non può risolverlo nella sua interezza, ma potrebbe dare già un aiuto non differente: se tutto il cibo venisse imballato e conservato con materiali che non inquinano, e che non producono rifiuti, la mole di plastica nel mondo potrebbe ridursi sensibilmente. E anche se il prezzo di vendita del prodotto potrebbe lievemente aumentare, sembrerebbe non essere un problema: secondo una ricerca del 2015, circa il 70% dei consumatori si è detto disposto a spendere un pochino di più, per avere un prodotto eco-friendly.
Abbiamo già accennato a Ooho, una delle primissime realtà che hanno investito nel packaging commestibile: è una start up dell’azienda londinese Notpla, dedicata alla creazione di confezioni alimentari commestibili create a partire dall’alga bruna. Il prodotto ideato è una specie di membrana flessibile, che al suo interno riesce a contenere i solidi, ma anche i liquidi, e che può essere mangiata, oppure che si degrada naturalmente in circa 6 settimane senza lasciare nessuna traccia. Un’idea ambiziosa, che ha attirato l’attenzione di Just Eat: l’azienda, nel Regno Unito, la sta testando per le bustine di salsa del take away. Un’alga è anche alla bade dell’idea di Evoware, start up indiana che ha sviluppato una carta completamente edibile, con un alto contenuto proteico, che sta usando per confezionare hamburger e hot dog. La carta a base di alga viene anche arricchita di aromi vari per essere più piacevole al gusto, e per sposarsi con il prodotto che contiene. Si basa su un impasto prodotto dalle proteine di piselli e dadi per cucina la proposta di Gousto, azienda britannica che sta studiando, insieme Università di Cambridge, la sua versione di imballaggio alimentare. Il materiale sembra simile alla plastica, e come la plastica mantiene il sapore e la freschezza dell’alimento, e l’azienda lo sta già diffondendo, includendolo nei kit per le ricette in cui è specializzata.
Chiudiamo la nostra carrellata con un’altra azienda italiana, una vera eccellenza figlia della ricerca. Si chiama Packtin, è un progetto spin off dell’Università di Modena e Reggio Emilia, e si incentra sul concetto di un’economia circolare che reimmetta materia prima di recupero nel processo produttivo, per creare una serie di gel e packaging biodegradabili. E già è riuscita a ideare il primo: è un gel edibile, completamente invisibile, con cui si può rivestire la frutta per bloccarne l’ossidazione e permetterne la conservazione.