Una pausa a metà giornata che per consuetudine nel Sol Levante si fa alle tre del pomeriggio e che vede protagonisti pasticcini tradizionali come i wagashi, tra mochi e dorayaki, e snack confezionati dolci e salati.
La gastronomia giapponese è un affascinante mosaico di sapori e tradizioni che affond
a le sue radici in secoli di storia: conosciamo ormai bene il sushi e le specialità dello street food come gli yakitori, così com’è sempre più nota la cucina kaiseki, ovvero una serie di piatti raffinati espressione del fine dining locale. Probabilmente un pasto ancora poco esplorato è quello che coinvolge la merenda, un rito celebre in tutto il mondo, a cui non sfugge neppure il Giappone e che si può sintetizzare con il termine oyatsu, che indica uno snack dolce o salato, consumato per consuetudine alle 15. Andiamo alla sua scoperta.
Stiamo parlando di un'abitudine che si fa risalire al periodo Edo (1603-1868), quando la giornata era suddivisa secondo un sistema di orari tradizionale giapponese, dove l'ottava ora del giorno, chiamata yatsu corrispondeva grosso modo alla fascia 14-16. Consumando solo due pasti al giorno (mattino e sera), questo era il momento in cui le persone iniziavano a sentire un certo languorino: il buco nello stomaco si tappava così con uno spuntino. Con il passare del tempo, il concetto di "oyatsu" (che ha visto l’aggiunta del prefisso onorifico "o", in segno di importanza) è rimasto, stabilizzandosi sulle 3 del pomeriggio: l’ora della merenda. A differenza di okashi, una parola più ampia che si riferisce a dolcetti e snack in generale, oyatsu definisce specificamente quelli dedicati alla pausa pomeridiana.
Dove si fa la merenda in Giappone? In più luoghi: a casa o nelle sale da tè, ma anche in ufficio o a scuola, portando con sé snack leggeri e facili da consumare. Nei parchi, soprattutto durante eventi stagionali come l'hanami, è frequente vedere persone che si godono l'oyatsu all'aperto, condividendo il momento con amici e familiari. Inoltre, i konbini (mini market aperti 24 ore su 24, molto diffusi e frequentati) sono i negozi per eccellenza dove acquistare gli snack da passeggio, sfusi o assortiti.
Tra le merende dolci più tipiche troviamo i wagashi, pasticcini tradizionali preparati con ingredienti semplici come riso, fagioli rossi azuki, patate dolci e sesamo: non sono solo dei dolcetti, ma spesso si presentano come piccole opere d’arte, modellati per rappresentare fiori, animali o altri elementi naturali. Ne fanno parte i mochi palline a base di riso glutinoso dalla consistenza gommosa e dai diversi sapori, dal matcha alla vaniglia, e i dorayaki, soffici pancake farciti con l’anko, la tradizionale confettura di azuki. Chi preferisce il gusto salato non resta certo deluso: tra gli snack più diffusi ci sono i senbei, cracker croccanti di riso glutinoso che possono essere aromatizzati con salsa di soia, alga nori o semi di sesamo a seconda delle varianti locali: vengono spesso offerti come accompagnamento al tè verde. Un altro classico dell’oyatsu è l’onigiri, l’iconica polpetta di riso avvolta in alga nori e ripiena di vari ingredienti come salmone, tonno o umeboshi, una caratteristica prugna (ume) che viene fermentata: perfetta per una merenda on the go.
Negli ultimi anni, l’oyatsu ha subito una notevole evoluzione, fondendo tradizione e modernità, come del resto il Giappone ci ha abituato, tra metropoli tecnologie e santuari sospesi nel tempo. Accanto ai dolci più classici, si trova una vasta gamma di snack industriali, a volte molto eccentrici, che riflettono soprattutto i gusti delle nuove generazioni. Tra questi, i KitKat sono diventati un vero e proprio fenomeno culturale, grazie alle numerose e colorate varianti, dal tè matcha al wasabi, passando per i fiori di ciliegio, che li rendono anche un souvenir apprezzatissimo dai visitatori. Di culto sono i Pocky, sottili bastoncini di biscotto ricoperti di cioccolato, dalle altrettante molteplici declinazioni. Infine, ci sono snack popolari anche a base di ramen croccante: speziati o aromatizzati, rappresentano una versione alternativa delle patatine in busta.