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13 Dicembre 2021 11:00

La storia degli omini di pan di zenzero: da Elisabetta I alla triste vicenda di San Nicola

Uno dei dolci più famosi di Natale è sicuramente l'iconico biscotto, arrivato in Italia grazie fiction e film. Vediamo la storia degli omini di pan di zenzero.

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Gli umanoidi più famosi del mondo della pasticceria sono gli omini di pan di zenzero, dei biscottini aromatizzati che assumono sembianze umane. La tradizione di preparare questi biscotti è tipicamente anglosassone (sono infatti noti come gingerbread man) ma con la loro presenza in film e serie tv sono sbarcati anche nel nostro Paese. In realtà questa tipologia di biscotti si prepara per ogni festività e di conseguenza il "tema" del biscotto varia a seconda del periodo dell'anno: si va dagli scheletri per Halloween agli ovetti per Pasqua ma è a Natale che danno il meglio. Oltre ai classici omini potete vedere casette di pan di zenzero, renne, ghirlande colorate, fiocchi di neve, di tutto e di più preparato con la stessa ricetta degli omini di pan di zenzero ma con forme diverse.

Anche se erroneamente, a causa della narrazione cinematografica, associamo gli omini di pan di zenzero agli Stati Uniti d'America, questo biscotto è inglese e ha un'origine nobiliare, di rango piuttosto elevato tra l'altro. Vediamo la storia di questo dolce antropomorfo tanto buono quanto iconico.

La storia degli omini di pan di zenzero

I gingerbread man sono dei dolcetti di pasta frolla speziata, di colore bruno, con un aroma inconfondibile di cannella e ovviamente zenzero. Croccanti, friabili, profumati, una vera squisitezza: per molti anglosassoni il "profumo di Natale" è proprio quello degli omini di pan di zenzero. Le origini di questo dolce sono a dir poco nobiliari: è stata infatti la regina Elisabetta I d’Inghilterra in persona a dare vita a queste creazioni durante uno dei suoi banchetti.

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L'ultima monarca dei Tudor, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, è nota per essere stata una delle regine più importanti della storia del Regno Unito. Le innovazioni portate dalla sua politica in campo sociale, artistico e tecnologico hanno però oscurato un suo grande talento: quello dell'accoglienza e della cucina. Elisabetta I è diventata famosa nella nobiltà europea del 1500 per i suoi banchetti prima ancora che per le sue doti politiche, grazie a preparazioni eleganti, elaborate, con piatti lussuriosi e spesso "moderni".

Gli omini di pan di zenzero nascono in un contesto storico e culturale davvero vivace: con 200 anni di ritardo, anche in Inghilterra arriva il Rinascimento con "a capo" nientepopodimenoche William Shakespeare, Thomas More ed Erasmo da Rotterdam. Proprio Shakespeare è il primo autore a nominare in un'opera questo dolce. Nella commedia "Pene d'amor perdute", l'autore inglese scrive: "Se avessi un solo quattrino al mondo, te lo darei per comperarti pan di zenzero!".

Oltre alla rinascita culturale, c'è quella gastronomica: dalle Americhe arrivano spezie, verdure e frutti mai visti prima, tutte pietanze che la "Regina Vergine" propone agli ospiti. Elisabetta I è stata anche la prima a intuire il potere della cucina nel mondo della diplomazia e gli omini di pan di zenzero vanno visti proprio in quest'ottica: è lei a chiedere ai pasticcieri di corte di utilizzare ingredienti semplici e provare a fare degli "omini" che rappresentassero i nobili stranieri e gli altri ospiti a corte della regina.

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L'idea piace moltissimo a tutti i commensali che si susseguono a palazzo, portando i dolci in tutta Europa. Non è un caso che si trovino tante ricette in Nord Europa con al centro gli ingredienti di questi biscotti; la più famosa (e riuscita) è probabilmente quella dei pepparkakor svedesi.

Con la fine del regno Tudor, anche i gingerbread man scompaiono dalla circolazione fino al 1875, anno in cui ricompaiono grazie alla pubblicazione della storia di San Nicola. In questo componimento viene narrata una sorta di "rivisitazione di Pinocchio", in cui l'omino di pan di zenzero scappa da una coppia di anziani desiderosi di avere un bambino. Durante il viaggio ripete a umani e animali una filastrocca:

"Sono scappato da una vecchia donna e da un vecchio uomo, posso scappare da tutti, posso scappare da te.

Io posso.

Corri corri tanto non mi prenderai io sono l'omino di pan di zenzero"

La storia è molto macabra e si conclude con una volpe che riesce a catturare furbescamente il protagonista per mangiarlo. La narrazione non si limita a far morire il protagonista ma lo fa gridare mentre muore, una sorta di radiocronaca in cui annuncia ciò che sta accadendo:

"Non ho più un quarto di me…

Non ho più metà di me……

Non ho più tre quarti di me….

Non ci sono più!"

Questo racconto diventa immediatamente popolarissimo ma il finale cambia a seconda del periodo storico, delle tradizioni locali e della bontà dei genitori che vogliono evitare il trauma ai propri figli. L'idea di un dolce animato dalle sembianze umane si fa però largo nella mente dei nostri avi dell'Ottocento e diventa protagonista di un rituale d'amore: i gingerbread man diventano i protagonisti della medicina popolare del tempo, soprattutto nelle fiere e nei luna park. Si trovano nelle tende delle "streghe" e dei "maghi", tra cartomanti e indovini: li vendono come rituale d'amore alle giovani donne affinché potessero far innamorare i futuri sposi. Gli uomini avrebbero dovuto mangiare il proprio corrispettivo di pan di zenzero, preparato per loro appositamente, e si sarebbero innamorati all'istante di chiunque gliel'avesse offerto.

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