Chi pensava di aver visto tutto con lo squalo marcio islandese o con l'aringa fermentata svedese, dovrà probabilmente ricredersi. In Giappone è una specialità l'occhio di tonno, preparato in umido, appena scottato ma anche sotto forma di sushi.
Negli ultimi tempi di cibi strani ne abbiamo parlato abbondantemente. Dall'uovo centenario cinese alla (ben più normale) mela nera tibetana, passando per l'aringa fermentata svedese, lo squalo marcio islandese oppure il durian asiatico. Buona parte degli alimenti più controversi, almeno per noi occidentali, proviene dall'Oriente e proprio in Asia, specificatamente in Giappone, viaggiamo pure stavolta per conoscere un altro prodotto, usiamo un eufemismo, peculiare e caratteristico. Qualcosa che difficilmente ritroviamo sulle nostre tavole: gli occhi di tonno. Sì, proprio i bulbi oculari di uno dei pesci più pescati e consumati nell'isola asiatica.
In Giappone sembra come questo alimento sia una vera e propria specialità. Nel Paese del Sol Levante viene chiamato medama oppure magurono-me e non è raro trovarlo tra gli ambulanti di street food che popolano le vie di paesi e cittadine nipponiche. Una preparazione più anti spreco di così è difficile trovarla: i bulbi oculari dei tonni vengono serviti anche all'interno dei locali giapponesi, proposti come antipasto, oppure offerti come una sorta di contorno accompagnati ad altre pietanze. Di primo impatto potremmo considerarla una stravaganza alimentare, per quanto in Giappone il medama è considerato una vera e propria prelibatezza, diffusissima e largamente consumata. Niente di più normale, o quasi, per i nostri amici nipponici. Ma per quale motivo sono così famosi? Per capire le origini del loro successo dobbiamo tornare indietro nel tempo di circa tre decenni.
Pare come i bulbi oculari del tonno siano diventati particolarmente popolari una trentina di anni fa. Negli anni novanta infatti si diffuse la credenza che questi alimenti fossero in grado di aumentare le capacità cognitive e intellettive delle persone. Una mossa di marketing azzeccatissima, ideata chissà da chi, al punto che in tantissimi hanno iniziato a consumarne e in grande abbondanza (chissà, poi, se con gli effetti sperati). Detto ciò, come vengono preparati e di cosa sanno gli occhi del pesce?
In genere pare come questi vengano cotti in umido oppure leggermente scottati, ma può capitare che qualche locale li proponga anche sotto forma di sushi. Il sapore? Afferma chi ha avuto modo di provarli siano, per consistenza gommosa, particolarmente simile alle ostriche, con un sapore che ricorda quello del polpo o del calamaro.