A causa della guerra in Ucraina non si fermano i rincari di molti beni alimentari. Olio di semi e farina, ma anche pasta, frutta e carne di pollo. In media si spenderanno 480 euro in più a famiglia rispetto al 2021.
Potrebbe essere utile salvare qualche risparmio in più, perché stando a un rapporto del Codacons ogni famiglia in questo 2022 deve mettere in conto una spesa maggiore di 480 euro, solamente per il cibo. A causa dei numerosi aumenti, in parte esplosi ad aprile e in buona percentuale figli della situazione in Ucraina, quest’anno si dovrà mettere in conto un plus di spesa di quasi 500 euro.
All’olio di semi il triste primato di bene capace di registrare l’aumento più importante: +65,3% rispetto al 2021. Nella graduatoria dei rincari dei prodotti alimentari la seconda posizione la occupano le pere (+25,8% in confronto a un anno fa), seguite dai pomodori (+19,2%). Subito dopo si piazzano la farina (+17,1%) e il burro (+15,6%).
Aumenti di prezzo particolarmente importanti si registrano anche per la pasta (+13,4%; a proposito, pare che il grano sia destinato a finire), il pollame (+12,3%) e la verdura fresca (+12%). Stando a questi dati il Codancos ha calcolato come la spesa media annua di una famiglia “tipo” nel 2022 arriverà a sfiorare i 500 euro in più rispetto al 2021. 480 euro di cui una grande fetta è ricoperta dalle seguenti voci: +52,7 euro per la verdura, +33,5 euro per la frutta, +27,6 euro per la carne di pollo, +22,5 euro per il pane e +19 euro per la pasta.
Gran parte di questi rincari è da ricondurre alla guerra in Ucraina. Il conflitto in Est Europa fa sentire i suoi effetti su gran parte di prodotti, dall’olio al pane alla pasta, “… e a pagare il prezzo di tale situazione sono i consumatori, che spendono sempre di più per riempire il carrello o sono costretti a ridurre i consumi alimentari per arrivare a fine mese – afferma il fondatore e presidente del Codacons Carlo Rienzi – Alle conseguenza della guerra e del caro-bollette sui prezzi al dettaglio si aggiungono poi le speculazioni nei vari passaggi di filiera, che arricchiscono pochi a discapito di molti, e su cui il Governo farebbe bene a puntare il faro”.