La neve contiene microplastiche e tossine, può contenere germi e batteri, ma anche feci e urine. Il trend, che già spaventò i medici nel 2024, è tornato e non è una buona notizia.
Mai avremmo pensato di dover scrivere un articolo su quanto pericoloso sia mangiare la neve raccolta direttamente dall'asfalto ma il mondo dei social ci porta sempre delle sfide interessanti. Quindi no, l'idea di raccogliere una manciata di neve fresca e candida e trasformarla in un dolce improvvisato arricchito da zucchero, sciroppi o limone non è buona. Lo sappiamo che è un trend di Instagram e TikTok (presente sui social già nel 2024) ma ciò che sembra un innocente momento di divertimento nasconde rischi significativi per la salute. D'altra parte però Ricky Gervais ci ricorda che continuiamo ancora a vendere la candeggina con l’etichetta "non bere" stampata su quindi è bene ricordare che la neve è pericolosa. Secondo gli esperti della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), consumare neve è profondamente sconsigliabile. Sebbene assaggiare qualche fiocco appena caduto possa essere tollerato, usarla in modo sistematico – per riempire borracce o come base per granite – non è una pratica sicura. La neve, infatti, può contenere batteri, inquinanti e persino microplastiche. Senza contare la presenza di ipotetici escrementi lasciati dagli animali di passaggio. A questi rischi si aggiungono problematiche come la disidratazione e l’ipotermia, che rendono questa tendenza più dannosa di quanto si possa immaginare.
Mangiare neve fresca può sembrare un gesto innocuo, ma la sua composizione è tutt’altro che pura. "La neve che appare bianca e pulita potrebbe contenere particelle di inquinamento, batteri e microplastiche, specialmente in aree urbane o vicino a strade trafficate", spiega Rolando Bolognino, biologo nutrizionista, intervistato da Il Fatto Quotidiano. Anche in alta montagna, dove l’aria è più pulita, la neve può essere contaminata da escrementi animali o da residui portati dal vento.
Tra i batteri più problematici c’è l’escherichia coli, responsabile di infezioni intestinali, che può sopravvivere nel ghiaccio per oltre due mesi. Questo batterio si trova nei nevai d’alta quota a causa di feci animali o infiltrazioni da acque reflue. Oltre ai batteri, la neve può contenere microplastiche provenienti dall’inquinamento atmosferico. Le particelle di plastica microscopica, trasportate dal vento, possono depositarsi anche nelle regioni remote, inclusi i ghiacciai alpini e artici. Per questo motivo, consumare neve "candida" non è sicuro.