Niente obbligo di accettare il pagamento elettronico al di sotto dei 60 euro. Che fare se il commerciante non ha il resto? Cosa succede se il cliente ha banconote di taglio grosso anche per saldare solamente un paio di caffè?
Sta facendo particolarmente discutere negli ultimi giorni l'ultimo provvedimento del Governo in fatto di pagamenti elettronici. La bozza della prossima legge di bilancio, in attesa dell'approvazione in Parlamento per il 2023, elimina l'obbligo da parte dei commercianti di accettare pagamenti elettronici per qualsiasi somma. Inizialmente si era parlato di 30 euro ma in realtà la soglia è ben più alta: commercianti, artigiani e professionisti potranno rifiutare i pagamenti elettronici, con carte di credito o Bancomat, sotto i 60 euro.
Un provvedimento che ha spaccato in due l'opinione pubblica: da una parte gli esercenti stessi, quasi in sommossa dopo l'introduzione del predetto obbligo introdotto lo scorso luglio (anche se la questione centrale riguarda le commissioni bancarie), dall'altra i clienti che invece avevano accettato con favore l'utilizzo della carta potenzialmente per qualsiasi cifra.
Il commento più in voga, per così dire, negli ultimi giorni è stato "Allora pagherò il caffè con 50 euro". Una sfida, una provocazione più che un'intenzione vera e propria. Una considerazione che però rappresenta il termometro attuale dell'opinione pubblica, almeno quella condivisa dai clienti.
A questo punto il dubbio che in tanti si sono posti è legato alla disponibilità del resto da parte dei commercianti. Se davvero al bar volessimo pagare una cifra minima con una banconota di taglio grosso, e dall'altra parte della cassa ci venisse detto "Mi dispiace ma non abbiamo resto", come verrebbe risolto questo stallo alla messicana? Dobbiamo rinunciare all'acquisto o recarci altrove per cambiare i soldi?
Come per gli altri articoli di questa rubrica, l'intenzione non è quella di mettere una contro l'altra la categoria degli esercenti e quella dei clienti. È quella, bensì, di fare chiarezza su temi spinosi, collaterali a fatti di cronaca che inevitabilmente diventano spunto di numerose (e fin troppo spesso poco civili) discussioni. Detto ciò, va chiarito come la legge obblighi tutti i commercianti (inclusi quindi gli esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande) ad avere il resto disponibile.
L'ipotesi in verità è molto più realistica e possibile di quanto non pensiamo. A quanti di noi sarà capitato di dover acquistare qualcosa di poco costoso e avere a disposizione banconote di taglio superiore, magari, a 10 euro o 20 euro. Nel momento in cui il pagamento elettronico non venisse accettato, da clienti ci ritroveremmo con un foglio da 20 (o 50, ci teniamo bassi) euro per saldare anche un paio di semplici caffè.
Con il comprensibile imbarazzo del caso, nell'eventualità di mancata (e a questo punto legittima) accettazione del bancomat, vediamo come nel portafoglio non abbiamo i tanto preziosi spiccioli, nessuna monetina e nemmeno quella benedetta banconota da 5 euro che in tante occasioni ci salva la situazione.
"Ho solo la 50", "Mi dispiace ma non ho il resto": una situazione in cui tutti probabilmente ci siamo ritrovati, con il cliente praticamente costretto ad andare a cambiare i soldi da qualche altra parte per effettuare l'acquisto oppure di dover rinunciare allo stesso.
Eppure la legge, per evitare scenari del genere, si schiera proprio dalla parte di chi acquista. Il commerciante, infatti, è tenuto a prestare il suo servizio a chiunque sia disposto a corrisponderne il prezzo, e non può in alcun modo rifiutarsi di vendere un prodotto a chi vuole comprarlo. L'esercente è chiamato ad avere sempre a disposizione il resto: questo perché la legge "gli impone di tenere fede alla proposta di vendita fatta nel momento in cui ha esposto la sua merce", come scrive anche il sito laleggepertutti. La risposta "Non ho il resto", quindi, non è in alcun modo ammissibile, e il commerciante è tenuto ad avere a disposizione un quantitativo di monete e banconote tali da garantire il resto nel corso della giornata.
Nel caso in cui chi vende non avesse a disposizione il tanto discusso resto? Non è il cliente a doversi recare presso altri esercizi commerciali per cambiare i suoi soldi, questo compito spetta bensì al commerciante, chiamato a uscire per cambiare il denaro in quanto obbligato a tenere fede alla proposta di vendita fatta.