Il WWF chiede la limitazione della pesca del pesce spada, per garantire il ripopolamento di una specie vittima di cattura incontrollata. Un appello per la tutela dello spadino, il giovane esemplare le cui carni sono vendute nei mercati illegali.
"Lasciamo crescere gli spadini, blocchiamone la vendita illegale e facciamo ripopolare il mare di pesci spada", questo in estrema sintesi l'appello del WWF in merito a una pesca incontrollata nel Mediterraneo di giovani esemplari, sotto taglia, di pesce spada.
Mettere fine a una pericolosa tendenza che attanaglia sempre di più i nostri mari. Il WWF chiede di limitare la pesca dei giovani pesce spada, i cosiddetti spadini, stoppandola nei mesi di ottobre e novembre, quando questi animali vengono catturati nelle quantità maggiori. “Questa pratica, che è un vero crimine di natura – scrive il WWF in un nota – danneggia uno degli stock ittici e delle attività di pesca più preziosi della regione, come confermano alcune prove raccolte”.
La massiccia e spesso incontrollata pesca degli spadini sta minacciando la popolazione dei pesci spada, mettendo a rischio la loro presenza nei nostri mari. La limitazione della cattura permetterebbe a questa specie di ripopolare il Mediterraneo. “… Dalla metà dello scorso decennio – prosegue il WWF – quando le catture erano due volte maggiori rispetto a quanto avrebbero dovuto essere per mantenere la popolazione entro i limiti biologici di sicurezza, la popolazione di pesce spada del Mediterraneo è stata sull’orlo del collasso”. E un gran numero di giovani esemplari pescati nei nostri mari viene spesso venduto a prezzi bassi al mercato nero.
Secondo quanto riporta l’associazione ambientalista internazionale ogni anno vengono pescate circa 9 mila tonnellate di pesce spada, pari a un valore di oltre 200 milioni di euro. Ad oggi quasi il 25% del pescato totale di pesce spada è rappresentato dalla cattura di spadini, esemplari sotto taglia minima (inferiori al metro) rivenduti poi in modo illegale soprattutto in mercati ittici italiani e nord africani. Vietando le attività di pesca tra ottobre e novembre, e con i dovuti controlli, si riuscirebbe a ridurre la cattura di spadini di circa la metà. In questo modo lo stock di pesce spada riuscirebbe a ripopolarsi, recuperando negli anni i numeri perduti a causa della pesca incontrollata degli ultimi decenni.
“… Per questo motivo, il WWF chiede alla Commissione Europea di proporre e attuare una chiusura della pesca … nei mesi di ottobre e novembre (più un mese aggiuntivo)”. Il divieto di pesca nel periodo autunnale consentirebbe a questi giovani esemplari di crescere per poter essere poi catturati una volta raggiunta la maggiore taglia. In questo modo, informa il WWF, nel lungo periodo ne beneficerebbe anche il reddito dei pescatori, aumentando la quantità e il valore delle catture.
Tutto ciò mentre in Asia si registra la vendita di pinne di squalo appartenenti, in gran parte, a specie a rischio, solo per soddisfare la massiccia richiesta del mercato orientale. Per una pesca più etica e sostenibile, dopotutto, basterebbe avere consapevolezza dei pesci sostenibili e delle varietà meno note ma non per questo meno buone di quelle più vendute sui banchi ittici.