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9 Luglio 2022 13:00

Nasoni, toretti e vedovelle: quali e dove sono le fontanelle più iconiche d’Italia

A Roma si chiamano nasoni, a Milano vedovelle e a Torino toretti. Sono le fontanelle tipiche delle rispettive città: icone artistiche e storiche ancor prima che semplici "luoghi" in cui potersi dissetare.

A cura di Alessandro Creta
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Sono 480 sparse per tutta Milano, 800 a Torino e 2500 disseminate per Roma. Parliamo delle fontanelle delle principali città italiane, diventate negli anni simbolo artistico delle stesse e non solo semplici posti in cui ristorarsi e trovare refrigerio dalle calure estive. Sono, insomma, quasi delle vere istituzioni considerata storia, caratteristiche e, non ultimi, i nomi certo peculiari delle stesse.

All’ombra della Madonnina infatti i milanesi, con annessi turisti, possono abbeverarsi in modo gratuito dalle vedovelle. Sotto la Mole visitatori e locali hanno la possibilità di riempire le proprie bottigliette attingendo dai toretti (torèt in dialetto torinese), mentre per le vie della Capitale ci sono i nasoni ad allietare le passeggiate di chiunque giri, in queste calde e afose giornate, per Roma.

Quali e dove sono le fontanelle più iconiche d'Italia

Si tratta di fontanelle non solamente utili per rinfrescarsi e dissetarsi, ma anche elementi artistici di una certa rilevanza per storia e tradizione. Curiose le loro forme, curiosa la storia che si cela dietro queste solo apparentemente semplici, ma non banali, fontanelle dalle quali sgorga, spesso in modo continuo, acqua pubblica. Per l’appunto, però, che cosa possono raccontarci? Perché hanno questi nomi?

1. Toretti o torèt

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Iniziamo questo viaggio da Torino. Per le vie del centro sabaudo, ma anche un po’ più fuori dalla città, esistono poco più di 800 toretti. Fontanelle, per l’appunto, che raffigurano dei piccoli musi di toro (l’animale simbolo della città) dai quali sgorga acqua potabile. I primi torèt vennero installati in città nei primi anni 60 del 1800, con la giunta comunale che volle sistemare delle fontanelle che potessero fare della decorazione il loro principale oggetto. In un documento datato 1868, e intitolato La condotta dell’acqua potabile ed il municipio di Torino, si parla di: “… piccole fontane che le numerose teste di toro perennemente stanno versando ai vari punti della città”.

Oggi i toretti sono individuabili tramite un’applicazione specifica, grazie alla quale si può visualizzare la fontanella più vicina al punto in cui ci si trova.

2. Vedovelle o draghi verdi

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Appena un’ora di treno per giungere a Milano da Torino. Nel capoluogo lombardo incontriamo le vedovelle, autentico simbolo meneghino presenti in piazze del centro come nelle vie di periferia, per un totale di circa 400. Alquanto fantasiosa la motivazione legata al nome delle fontane: perché si chiamano vedovelle? Perché dal loro rubinetto sgorga un filo d’acqua esiguo ma incessante, simile al pianto continuo di una vedova.

La prima a comparire sul suolo milanese? Si narra sia stata una fontanella installata a piazza della Scala, all’incirca un centinaio di anni fa. Tra l’altro questa è l’unica realizzata in ottone e non in ghisa, a differenza di tutte le altre. Per la forma del rubinetto da cui sgorga l’acqua, le fontanelle milanesi sono conosciute pure come draghi verdi, anche questi individuabili attraverso una mappa interattiva che ne segnala la posizione.

3. Nasoni

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Scendiamo infine nella Capitale per imbatterci nei nasoni. Sono le fontanelle tipiche di Roma, a disposizione di locali e turisti e prese d’assalto durante i caldi mesi estivi. Luogo di refrigerio gratuito, i nasoni sono un’istituzione artistica della città, seppur dalla forma decisamente più semplice e meno originale delle cugine sopra citate.

Oggi se ne contano all’incirca 2500, numero che fa di Roma la città con la maggiore quantità di fontanelle pubbliche al mondo. Il nome nasone? Trae spunto dal tipico rubinetto, anch’esso non regolabile, dalla forma ricurva, che ricorda per l’appunto un grande naso aguzzo. Quasi per “osmosi”, anche le fontanelle con il rubinetto dal differente aspetto ormai sono chiamate in questo modo.

Le prime fontanelle, per di più, erano proprio caratterizzate da teste di drago; rubinetti così belli da venir sistematicamente rubati. In loro sostituzione, per l’appunto, venne semplicemente usato un lungo tubo metallico dal quale sgorgava l’acqua: il nasone. Qualche anno fa l’Acea ha realizzato una mappa, scaricabile dal sito, per permettere alla gente di trovare tutti i nasoni presenti nel centro storico.

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