Su mortu mortu, su peti cocone, su biddiu longu, is animeddas: sono tante le risposte dei bambini sardi alla domanda "chi è". Il racconto di una tradizione tutta speciale, a metà fra la celebrazione dei defunti e Halloween.
"Chi è?" "Mortu mortu!" rispondono i bambini sardi. La Sardegna è una dei territori più affascinanti del nostro Paese, perché custodisce tradizioni antichissime, alcune delle quali non ben attribuibili: così è la festa di Mortu Mortu, che celebra i defunti, com'è tradizione in Italia e non solo, ma con modalità davvero particolari.
Sul territorio italiano ci sono tantissime celebrazioni che riguardano il 2 novembre, la "festa" dei morti, ovvero quel particolare giorno della tradizione cattolica – ma non solo – che si spende a ricordare coloro che non ci sono più. In Sardegna ce n'è una particolare che mette insieme l'intento della celebrazione dei defunti con delle modalità che potremmo definire "da Halloween", consci di quanto la ricorrenza americana per eccellenza abbia in realtà radici europee.
Questa usanza assume diversi nomi a seconda della zona: nel Nuorese e in Barbagia è Su mortu mortu o Su peti cocone (o coccone), letteralmente "chiedere pane", così come a Dorgali e in Baronia; in Ogliastra, a Tiana e Seui, è Su prugadoriu; nel Campidano la si chiama Is animas, is animeddas, is panixeddas, nel Sulcis Su biddiu longu. La mattina del 2 novembre, infatti, girano per i paesi bussando alle porte e ricevendo dolcetti che metteranno nelle cussineras, ovvero nelle federe dei cuscini. La risposta alla domanda "Chi è?" diventa, appunto, il nome della tradizione stessa.
Ma da dove viene l'usanza di mandare casa per casa i bambini a chiedere del cibo per i defunti? La tradizione vuole che, durante il periodo in cui le giornate si accorciano, il mondo dei vivi e dei morti si avvicinino: i bambini sono dunque una sorta di messaggeri che chiedono del cibo per onorare i defunti della famiglia. Spetta dunque ai vivi celebrarli, offrendo una volta quello che avevano in casa – pane, frutta secca, miele – oggi anche dolcetti di ogni sorta. Anni addietro, per sfamare i defunti, nella notte fra 1 e 2 novembre, si lasciava la tavola imbandita per offrirla ai defunti in visita: molte famiglie lo fanno ancora.
Malgrado il parallelismo con Halloween a molti sardi non sia gradito, è evidente che queste due celebrazioni hanno qualcosa in comune e in alcune zone, come ad esempio Sassari, la festa viene celebrata il 31 ottobre, proprio come Halloween.
Tradizioni di questo tipo possono aiutare anche a creare nuovi legami in comunità che potrebbero sembrare ferme nel tempo, ma sono in realtà in continua evoluzione. Come riporta La nuova Sardegna, a Siniscola, Nuoro, dove si celebra su Peti cocone, la comunità è riuscita da qualche anno a coinvolgere nelle celebrazioni anche le famiglie di immigrati, quasi tutti giovani genitori con figli piccoli. "Abbiamo voluto spiegare a tutta la classe l’origine di su peti coccone – ha spiegato una maestra al quotidiano sardo – facendo inoltre un parallelismo con le usanze in memoria dei defunti che riguardano molte altre culture del mondo, dalle altre zone dell’Europa, all’Africa, all’America. In molti casi le analogie sono evidenti, anche se le tradizioni dei sardi hanno un fascino speciale".