Dolci e versatili, le fave sono le protagoniste della stagione primaverile: da acquistare fresche e poi sgranare, possono essere gustare crude - talmente sono dolci e tenere - oppure appena sbollentate, dando così vita ad antipasti, primi e secondi tradizionali e più creativi. A te la scelta.
Regine incontrastate della primavera, le fave sono tra i legumi più versatili in cucina. Fresche e tenerissime, in questa stagione è possibile consumarle crude, accostate a salumi e pecorino, ideali da portare con sé in occasione di un bel picnic al parco o una gita fuori porta. Una volta sgusciate e lessate, sono, invece, protagoniste di piatti poveri dal sapore rustico e verace, per lo più appartenenti alla tradizione contadina, ma anche di rivisitazioni sfiziose e creative.
Quelle secche, reperibili durante il resto dell'anno, vanno messe precedentemente in ammollo in acqua, lessate e poi sfruttate per dare vita a grandi classici della cucina meridionale, come il macco di fave, tipico siciliano, anche se ne esistono delle versioni appartenenti ad altre regioni del Sud Italia, e il pugliese fave e cicoria, in cui la dolcezza del legume si sposa egregiamente con il gusto deciso e amarognolo della verdura.
Non solo gustose, ma anche eccezionalmente benefiche. Vero e proprio elisir di salute, le fave contengono una ottima quantità di fibre e proteine vegetali; buona fonte di sali minerali, soprattutto ferro, potassio, magnesio, rame e selenio, e vitamine, in particolare la vitamina A, la K e i folati, sono povere di grassi e ricche di acqua, dunque indicate se si sta seguendo una dieta volta alla perdita di peso.
Appartenente alla famiglia delle Fabaceae e originari dell'Asia Minore, questi legumi vantano una storia molto antica; la raccolta avviene da aprile fino a giugno, e le varietà più coltivate e diffuse sul mercato sono: la “Superaguadulce”, dai grossi semi di colore verde-giallastro, la “Aguadulce supersimonia”, che ha baccelli lunghissimi e flessuosi, e la “Reina mora”, a seme violaceo. In Italia, soprattutto nelle regioni meridionali e nelle isole, si coltivano tipologie assai pregiate: come la fava larga di Leonforte, conosciuta anche come fava turca e tipica dell'Ennese, la fava di Carpino, nel Foggiano, varietà tardiva impiegata in zuppe e minestre tradizionali, e ancora la fava di Fratte Rosa, coltivata nell'omonimo borgo pesarese.
Al momento dell'acquisto, verificate che i baccelli siano di un bel colore verde brillante, turgidi e che non presentino macchioline scure; i semini al loro interno devono essere sodi, pieni e non rinsecchiti. Appena sgranate, le fave più piccoline possono essere gustate anche crude, in abbinamento a formaggi e insaccati; quelle più grandi, invece, è preferibile sbollentarle per pochissimi minuti e poi scolarle in una ciotola con acqua e ghiaccio, per bloccarne la cottura e mantenere inalterata la caratteristica nuance.
A questo punto è possibile utilizzarle per realizzare creme, hummus e pâté stuzzicanti e originali, ma anche per dare vita a piatti freschi e invitanti. Si possono usare per arricchire risi e risotti, pastasciutte, zuppe e paste fresche, come ripieno di torte salate, plumcake, muffin e panzerotti, ma anche per preparare frittatone di uova, farinate di ceci, sformatini raffinati e tanto altro ancora.
Dal prodotto essiccato si ricava anche una farina speciale, gluten free e adatta anche a chi non tollera moltissimo i legumi: saporita e dalla nota vagamente erbacea, è indicata per confezionare piadinette, crêpes e pancakes salati. E per la serie: in cucina non si butta via niente, non gettare le bucce, ma piuttosto impiegale per cucinare contorni genuini e anti-spreco. Proprio come nella sauza calabrese, ricetta di riciclo e di origine contadina, perfetta per recuperare questi "scarti" in realtà ricchi di fibre. Ecco tante idee, tutte da sperimentare.