Isa Mazzocchi è la miglior chef donna del 2021 per la Guida Michelin. Premio meritatissimo per una cuoca elegante che esalta la cucina italiana tradizionale. La chef dice di "non arrendersi mai davanti alle difficoltà" e si rivolge soprattutto alle giovani colleghe. Ha davvero senso creare un premio "esclusivo" per un genere? Sì, ce l'ha. Vediamo perché.
Una persona schiva, riservata, poco avvezza ai social e alla mondanità: questo il superficiale identikit di Isa Mazzocchi, la chef stellata de La Palta di Borgonovo Val Tidone, un centinaio di abitanti in provincia di Piacenza. Il premio assegnato dalla Guida Michelin in collaborazione con la Maison Veuve Clicquot, torna al nord dopo essere stato nelle mani della napoletana Marianna Vitale lo scorso anno, della siciliana Martina Caruso nel 2019, della friulana Fabrizia Meroi nel 2018 e della calabrese Caterina Ceraudo nel 2017, la prima edizione del premio.
La Mazzocchi ha affidato i propri pensieri alla pagina del ristorante, parlando in terza persona e dicendo di essere "emozionati e onorati per questo riconoscimento alla carriera di Isa e… a tutta la squadra del nostro ristorante" per poi aggiungere al Corriere della Sera che "non me l’aspettavo per niente, ma sono così orgogliosa. La mia storia è la dimostrazione del fatto che bisogna resistere, credere nel proprio sogno: ci è voluto del tempo ma alla fine i riconoscimenti arrivano".
Manda poi un messaggio a tutte le giovani cuoche: "Nulla è facile ma non ci si deve lasciar spaventare. Invece siamo proprio noi donne a lasciarci spaventare dagli uomini che ti dicono che non ce la farai mai, che non avrai abbastanza forza fisica, che non potrai mai avere una famiglia e dei figli. Alla mia epoca queste cose me le sono sentire dire tutte. Ci sono scappate pure le pacche sul sedere, i commenti, i ricattini, gli sguardi. Ma io ho ascoltato solo la mia passione. E dico a tutte le ragazze che possono farcela, sia a lavorare ad alti livelli sia a farsi una famiglia. Non si deve rinunciare a niente in quanto donne".
Occhialoni alla Woody Allen e sguardo curioso per la cuoca nata a Borgonovo nel 1968. Diplomata all'alberghiero di Salsomaggiore Terme, va subito a lavorare da Georges Cogny, uno degli chef più influenti della ristorazione continentale: suoi allievi, oltre a Isa, anche Massimo Bottura, Filippo Chiappini Dattilo, Carla Aradelli, Daniele Repetti tra gli altri.
A soli 18 anni rappresenta l’Italia al concorso per giovani commis promosso dalla Chaine de Rôtisseurs a Nizza: è medaglia di bronzo. L'anno dopo si mette già in proprio aprendo il ristorante La Palta che tuttora gestisce con la sorella Monica, la maître, e il marito Roberto Gazzola, sommelier del locale.
Isa Mazzocchi capisce che la sua formazione non può terminare così e pur affiancando Cogny per un paio d'anni si divide tra il proprio ristorante e continui stage dai migliori cuochi dell'epoca, da Gualtiero Marchesi a Gianfranco Vissani, da Paolo Vai a Herbert Hintner. Decine di esperienze in giro per l'Italia che non le fanno distogliere lo sguardo dalla sua Emilia, terra a cui è legatissima.
La svolta arriva all'inizio del millennio, cominciano a fioccare premi e riconoscimenti dall'Espresso, dal Gambero Rosso, dalla Guida Michelin stessa che le assegna la Stella nel 2012, riconoscimento tutt'ora mantenuto.
Il ristorante e la cucina di Isa Mazzocchi rappresentano a pieno l'essenza della chef, con quel sorriso allegro e semplice che fa pensare alle signore eleganti di campagna. Proprio questo ha portato il premio in casa Mazzocchi: "Il fortissimo legame con il suo territorio che promuove attraverso i suoi piatti per farne emergere le peculiarità – si legge dalla motivazione degli ispettori Michelin, che continuano – La cucina, nella quale investe tutte le sue energie, la sua tenacia e l’apprendimento continuo, le permettono di spaziare tra passato, presente e futuro, per portare l’ospite in una dimensione di esperienza senza tempo, fatta di tradizione e innovazione. Il ristorante prende il nome da quella che, in dialetto piacentino, era la tabaccheria del paese e che un tempo operava proprio nei locali dell’attuale ristorante".
Isa Mazzocchi è una cuoca che vive la sua cucina. Una chef piacentina e orgogliosa di esserlo, che sa donare sapore e vivacità ai piatti. Una donna che crede fermamente nella dimensione familiare del ristorante e nel rapporto umano con il cliente. Per Isa creatività significa dar vita ai piatti, per questo sa regalare alla sua cucina grazia e concretezza tipicamente femminili. Non è un caso se, nonostante la vocazione gourmet del ristorante, ci siano tanti clienti piacentini ogni giorno. Un risultato tutt'altro che scontato nel mondo delle cucine stellate.
Il riconoscimento che la Michelin ha introdotto nel 2017 in Italia è dedicato a Madame Clicquot Ponsardin conosciuta come la "Grande Dame di Champagne". Si tratta di una delle prime donne imprenditrici dell'epoca moderna. Cominciò la sua carriera quando, rimasta vedova a soli 27 anni, prese le redini dell'azienda di famiglia portando lo champagne a essere riconosciuto in tutto il mondo.
La prima ad aver avuto l'onore del premio dalla Guida Rossa è stata Caterina Ceraudo, quattro anni fa. Da quasi un lustro questo riconoscimento viene criticato e additato come maschilista perché premia le donne come se fossero una categoria di minoranza. La giornalista Margo Schächter, presentatrice dell'evento che ha premiato Isa Mazzocchi, ha risposto proprio a questa critica mostrando un po’ di dati sull’occupazione femminile e la parità di genere. In pratica ha dimostrato che sì, si tratta effettivamente di una minoranza perché il mondo del lavoro chiude le porte in faccia alle donne con molta più facilità rispetto agli uomini.
L'Italia ha un enorme problema sul lavoro femminile, sui diritti delle donne, in particolare delle imprenditrici e delle partite Iva. La grande tradizione matriarcale della cucina italiana ha paradossalmente reso questo problema meno visibile: il 21% delle donne chef stellate di tutto il mondo si trova proprio nel nostro Paese.
Negli ultimi anni sono mancati exploit femminili come abbiamo visto all'estero, con Hélène Darroze in Gran Bretagna, Vicky Lau ad Hong Kong e Dominique Crenn negli Stati Uniti ma, anche in questo caso, l'Italia si difende bene. Risale al 1996 la prima donna tristellata italiana, Nadia Santini con il suo Dal Pescatore, riconoscimento mantenuto tutt'oggi. Prima di lei ci riuscì Annie Feolde con l'Enoteca Pinchiorri, prima donna a ricevere le 3 Stelle Michelin in Italia, quarta nel mondo.
Nonostante questi grandi risultati la "stella femminile" viene sempre sottovalutata, viene data per scontato, finisce molto raramente sotto i riflettori ed è per questo motivo che il premio alla miglior chef donna è così importante: magari un giorno non ce ne sarà più bisogno, perché finalmente la critica e l'opinione pubblica smetterà di dar peso al sesso di chi cucina, ma oggi è un momento importante per accendere i riflettori sulle donne del fine dining, è un'occasione imperdibile per riflettere sulla parità di genere e sui diritti dei lavoratori.