L'allarme lanciato da Coldiretti alla Mostra mercato dedicata, l'Apimell: con la concorrenza sleale dei Paesi extra Ue e i cambiamenti climatici in corso l'apicoltura italiana potrebbe dover affrontare una grave crisi.
I cambiamenti climatici e la concorrenza sleale dei Paesi extra europei affossano la nostra produzione di miele: a lanciare l'allarme è Coldiretti, in occasione di Apimell, la Mostra mercato internazionale specializzata nel settore apicoltura. Secondo le elaborazioni dell'associazione sui dati dell'Osservatorio Miele, nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero, a prezzi a dir poco stracciati, a fronte di una produzione nazionale stimata in 22 milioni di chili. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo, ma con picchi in basso, per quanto riguarda i prodotti cinesi, che toccano anche l'euro al chilo.
Una serie di problemi attanagliano la filiera italiana del miele: fra i più importanti ci sono sicuramente i cambiamenti climatici ma anche la situazione del mercato internazionale. Secondo Coldiretti, infatti, dai Paesi extra Ue, da cui importiamo 1/4 del totale del miele consumato in Italia, arrivano prodotti con prezzi al ribasso che spesso violano le norme della concorrenza comunitaria. Questa mole di prodotti importati è finita di recente nel mirino di un’indagine della Commissione Ue che ha fatto analizzare una quota di campioni di miele importato: nel 46% dei casi il prodotto è risultato non conforme alle regole comunitarie, con l’impiego di sciroppi zuccherini per adulterare il prodotto, aumentarne le quantità e abbassarne il prezzo, oltre all’uso di additivi e coloranti per falsificare l’origine botanica. Il numero maggiore in valore assoluto di partite sospette proveniva dalla Cina, con 66 campioni su 89, pari al 74% del totale, mentre il Paese con la percentuale più elevata di campioni di miele sospetti è risultata la Turchia, con 14 campioni su 15, pari al 93% del totale.
In questo clima di concorrenza sleale, gli apicoltori sono sottoposti ai problemi legati ai cambiamenti climatici: periodi di lunga siccità e poi il caldo anomalo di questo inverno, con le api spinte a uscire dagli alveari per cercare una fioritura inesistente. Altro problema è il diffondersi dei calabroni non autoctoni, predatori elle api, come la Vespa velutina e Vespa orientalis. Inoltre, sottolinea Coldiretti, sulla produzione pesa l'aumento generalizzato dei costi per materiali come vetro, carta per etichette, utensili per lavorazioni, ma anche l'aumento dei carburanti fossili che servono per gestire la produzione.
Come far fronte a tutto questo? “Attraverso l’acquisto diretto del miele dagli apicoltori italiani si sostiene il presidio del territorio e la presenza di una sentinella importante della qualità dell’ambiente e della biodiversità quale è l’ape – ha dichiarato la presidente dell’Associazione apicoltori della Coldiretti, Veronica Barbati – Ma occorre anche che in Europa venga introdotto il principio di reciprocità affinché tutto il miele che entra nel nostro Paese rispetti le stesse regole in materia di sicurezza alimentare, qualità e rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori che vigono in Italia”.