Il pianeta subisce sempre più la disattenzione e la poca cura dell’uomo e dell’industria, e questo si riflette molto sulla sicurezza degli alimenti che ingeriamo. I così detti metalli pesanti sono naturalmente presenti nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera in piccole qualità: perché allora sono considerati pericolosi e quando dobbiamo preoccuparci? Ecco tutto quello che devi sapere per proteggerti dai metalli pesanti nei cibi.
Quando senti la terminologia “metalli pesanti” sei automaticamente portato a preoccuparti, soprattutto se la trovi associata agli alimenti che mangi ogni giorno. Questo perché gli elementi chimici che rientrano in questa definizione possono essere molto pericolosi per l’organismo umano. Eppure, si tratta di elementi che compongono la crosta terrestre e sono naturalmente presenti nel terreno, nell'acqua e nell'atmosfera in piccole quantità. Quando è allora che diventano pericolosi e perché ci allarmiamo quando si trovano presenti negli alimenti?
Facciamo chiarezza sulla questione molto importante dei metalli pesanti, partendo da che cosa e quali sono fino ad analizzare le normative che li monitorano e a scoprire quali sono i cibi più a rischio di contenerne.
Il termine metalli pesanti non è prettamente scientifico ma si è diffuso nei modi di dire comune. Oggi è utilizzato per indicare tutta una serie di elementi chimici non essenziali per l’uomo che comprendo metalli (cadmio, piombo e mercurio per citarne alcuni) ma anche metalloidi come l’arsenico.
Questo gruppo vario di elementi in realtà è naturalmente presente nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera in piccole quantità ed è anche uno dei componenti della crosta terrestre: dai siti in cui si depositano, infatti, vengono estratti e utilizzati in tutta una serie di processi industriali. Ed è proprio qui che nasce il problema.
Quando i metalli pesanti vengono processati dalle industrie oppure vengono emessi in grandi quantità da fenomeni come l‘incenerimento di rifiuti, il traffico delle auto e alcune pratiche agricole vanno a contaminare l’ambiente e l’essere umano. È proprio la concentrazione di questi metalli in grande quantità che diventa pericolosa: se l’organismo li accumula per via inalatoria o attraverso l’ingestione di cibo contaminato per un lungo periodo potrebbero comportare effetti molto dannosi.
Attualmente l’esposizione alimentare sembra essere la più rilevante e pericolosa, motivo per cui sono stati introdotti tutta una serie di monitoraggi sulla presenza dei metalli pesanti del cibo e sono stati varati regolamenti che stabiliscono i valori massimi di alcuni contaminanti presenti nei prodotti alimentari, prevedendo limiti di legge in alcune tipologie di alimenti.
Sono diverse le autorità che si occupano del monitoraggio dei metalli pesanti: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) prima di tutto. Quest’ultima valuta nello specifico i rischi derivanti alla salute umana dalla loro assunzione attraverso la dieta e stabilisce appropriati Valori Guida per la Protezione della Salute (VGPS).
È in questa guida che vengono fissate le dosi giornaliere tollerabili di queste sostanze, ovvero una dose che non produce effetti apprezzabili a lungo termine, o da un valore di riferimento basato su una dose associata a un rischio per la salute di minima entità, ad esempio l'aumento dell’1% di un determinato effetto.
Per conoscere i valori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari – limiti che variano a seconda del metallo di cui si sta parlando – basta consultare i portali ufficiali degli enti di riferimento. Ricordiamo sempre che i metalli pesanti diventano davvero pericolosi (tranne alcuni casi specifici) solo se ingeriti in grandi quantità e per un periodo molto prolungato di tempo.
Tra tutte le sostanze comprese nella definizione di metalli pesanti quelle che riguardano la contaminazione del cibo sono il cadmio, il piombo, il mercurio, l'arsenico e il nichel. Proprio per aiutare il cittadino a capire come orientarsi in questo ambito l’ISS ha condotto lo Studio di Dieta Totale Nazionale (TDS) per valutare l'esposizione alimentare per la popolazione italiana e indicare il rischio associato confrontando l'esposizione stimata con il già citato VGPS. Inoltre, è sempre molto attenta a spiegare e a informare riguardo a tematiche delicate come quella dei metalli pesanti.