Uno studio condotto da un'associazione ambientalista bavarese mette in luce l'abbondante uso di sostanze chimiche nei meleti della Val Venosta. I numeri si riferiscono al 2017, risponde il Consorzio.
Le mele della Val Venosta nate e cresciute (anche) grazie a un massiccio uso di pesticidi e sostanze chimiche. È quanto emerge da uno studio tedesco reso pubblico poche settimane fa circa i metodi di coltivazione di uno dei frutti più rappresentativi di questo tratto di Alto Adige. La ricerca in questione considera l'annata 2017 e mette in luce un abuso di fitofarmarci all'interno dei meleti della Val Venosta.
"L'Alto Adige è la più grande regione frutticola contigua d'Europa – inizia così lo studio pubblicato su Umweltinstitut.org (sito di un'associazione ambientalista bavarese) – vi si coltivano mele su circa 18.000 ettari. I meleti hanno prodotto circa 935.000 tonnellate nel 2021. Le rese elevate su un'area relativamente piccola non sono solo dovute al clima favorevole, ma sono anche ottenute attraverso l'uso massiccio di pesticidi chimici di sintesi. È noto da tempo che i pesticidi contribuiscono in modo significativo alla mortalità degli insetti, danneggiano gli organismi acquatici e possono anche avere un impatto negativo sulla salute umana".
Nel report vengono considerate 681 aziende agricole della Val Venosta, una delle zone melicole più importanti dell'Alto Adige. Tra tutte le sostanze chimiche utilizzate nei campi molti dei pesticidi più comunemente usati sono classificati come "sospetti di essere dannosi per la riproduzione", come penconazolo, fluazinam e phosmet. I principi attivi dei pesticidi come il bupirimato e il captano sono invece considerati "probabilmente cancerogeni".
Utilizzato massicciamente anche il glifosato, sostanza ritenuta potenzialmente cancerogena dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. In non pochi casi, inoltre, le aziende avrebbero irrorato nei propri campi anche dei mix di più sostanze. In quasi un quarto dei trattamenti antiparassitari presi in analisi sono stati usati principi attivi considerati dannosi pure per gli insetti utili: tra questi anche gli impollinatori o gli antagonisti naturali ai parassiti.
Nel complesso durante il periodo contestato all'interno dei meleti sono state utilizzate fino a nove sostanze chimiche diverse al giorno. Non ci sarebbe stato singolo giorno durante la stagione di crescita, inoltre, in cui non siano state effettuate irrorazioni.
Non si è fatta attendere la replica del Consorzio della mela dell'Alto Adige. "I dati stati forniti solo da alcuni produttori e di conseguenza non possono essere considerati rappresentativi della realtà altoatesina", risponde Anna Oberkofler, direttrice del Consorzio, come riportato da Il Dolomiti. "I dati pubblicati risalgono al 2017 e sono quindi datati. In ogni caso non infrangono alcuna normativa né le indicazioni o i requisiti richiesti dagli operatori commerciali… I fitosanitari devono garantire la difesa da parassiti e da malattie, devono quindi essere efficaci, senza influire sullo sviluppo delle colture. Se utilizzati professionalmente e applicati correttamente non possono avere effetti negativi né sull’uomo, né sugli animali e nemmeno sull’ambiente".