Il cedro Mano di Buddha è un frutto raro originario dell'Indocina. È portato in dono come segno di buona fortuna in Cina ed è regalato per lo stesso motivo in Giappone, a Capodanno. Questa varietà ha gli spicchi che si formano in maniera diversa dai normali agrumi: si sviluppano formando dei prolungamenti che assomigliano alle dita di una mano. All'interno è quasi sempre privo di succo, ma è ricco di oli essenziali: può essere usato sia grattugiato sia candito.
La natura è perfetta e per quanto si sforzino gli scienziati a trovare le origini di ogni cosa, noi comuni mortali possiamo solo ammirare ciò che spontaneamente prende forma sul nostro pianeta. Fra gli agrumi di tutto il mondo, uno dei più particolari in assoluto è la “Mano di Buddha”: un curioso cedro (Citrus medica var. sarcodactylus) i cui spicchi si formano in maniera diversa dal solito dando vita a un frutto che all’apparenza assomiglia a una mano. Il suo habitat natale è l’Asia, in particolare Cina, Giappone e India del Nord. In Italia, uno dei pochi a commercializzare le piante è l’azienda a carattere familiare Agrumi Lenzi di Pescia, Toscana. Nello shop sono presenti oltre 25.000 piante, fra cui esemplari di pregiata rarità.
Nonostante questo cedro sia il frutto di una pianta orientale, cresce e vive in maniera ottimale in Italia, ma ha delle peculiarità ben precise: “Il cedro mano di Buddha ha le caratteristiche di una classica pianta di cedro – precisa Pietro Lenzi – con rami che si indurisco velocemente e che tendono a svilupparsi subito. Una vegetazione che accestisce in modo importante ogni volta che viene potata”. L’unico inconveniente è il freddo: “Rispetto agli altri agrumi, il cedro mano di Buddha, è più delicato. Se mantenuto entro gli zero gradi – o comunque riparato precisa Pietro – riesce a resistere bene. Il consiglio è quello di sistemarlo sotto un porticato o in un angolo nella serra”.
Pur essendo una mutazione del cedro classico, la mano di Buddha gode delle sue stesse proprietà. Ovviamente, però, le principali vengono racchiuse nella buccia e nella polpa in quanto il frutto è quasi sempre privo di succo. Quest’ultimo, nonostante tutto, se presente è ricco di vitamina C e vitamine del gruppo B. Non mancano certo la vitamina E, sodio, potassio e calcio. Per quando riguarda la buccia, è benefica per l’intestino grazie alla presenza delle fibre.
Il cedro Mano di Buddha contiene importanti antiossidanti come i flavonoidi ed è usato nei regimi alimentari ipocalorici perché privo di grassi. In Cina, viene utilizzato molto nella medicina tradizionale, che gli riconosce diverse proprietà per l’apparato cardiovascolare, immunitario e come toccasana per le vie respiratorie. Inoltre la scorza ricopre un ruolo fondamentale: essiccata viene impiegata come tonico e stimolante. Dalla buccia fresca, invece, si ricava un olio molto profumato utile per contrastare la cellulite: infatti unito ad altri oli idratanti, si presta in maniera ottimale per i massaggi.
Questo particolare agrume pare emani influssi positivi a chi lo riceve: in Cina è buona norma regalarlo alle famiglie come porta fortuna. Viene posizionato al centro della tavola per poi porlo in dono ai commensali come buon auspicio di una vita lunga e serena. Per il popolo cinese si chiama fo-shou, mentre in Giappone prende il nome di bushukan. Anche i giapponesi lo regalano per lo stesso motivo, con la differenza che è uso comune donarlo a Capodanno. Inoltre viene utilizzato come elemento decorativo all’interno delle case, accostandolo spesso a ornamenti religiosi. Le piante possono essere coltivate sotto forma di bonsai. “Mentre in Italia abbiamo solo una varietà di cedro Mano di Buddha – spiega Pietro Lenzi – in Cina ne esistono diversi tipi che si differenziano per forma e grandezza”.
La pianta ha spine pronunciate, foglie verde intenso e allungate, fiori bianchi e molto profumati. Generalmente la fioritura avviene in primavera, ma rifiorisce diverse volte lungo il corso dell’anno: è facile quindi trovare sulla stessa pianta frutti maturi, ancora verdi o piccoli e fiori. Divertente, quanto strano, è l’effetto ottico che richiama ai turisti: gli occidentali in visita in Oriente, camminando fra i mercatini locali, scambiano da lontano questo frutto con cespi di banane.
Raro cedro con la particolarità di essere praticamente tutta buccia: è quasi sempre privo di succo e molte volte non ha neanche i semi; quando presenti, però, sono fertili e possono essere usati per far nascere nuove piante. Grattando la scorza esterna, si sprigionano tutta una serie di profumi che rimandano agli agrumi, dall’intensità molto persistente.
Se si intrecciano due frutti, richiamano l’immagine di due mani che pregano: questo frutto è considerato ancora oggi uno dei migliori doni da offrire a Buddha. Tagliando poi le “dita” a pezzettini, possono essere mangiate anche crude. Il cedro Mano di Buddha si presta in modo ottimale a essere candito: la sua assenza di liquido interno lo rende perfetto per questa lavorazione.
Mordendo il frutto crudo si percepisce subito un’esplosione di sapori in bocca: si sente innanzitutto l’agrumato accompagnato da una nota amaricante data dagli oli essenziali, ma anche una finitura balsamica. È molto indicato come ingrediente di fresche insalate e per la creazione di liquori di vario genere. È ideale sia per piatti salati sia per le creazioni di pasticceria.
Quando si acquista il cedro mano di Buddha bisogna fare attenzione a sceglierlo sodo con la buccia gialla e luminosa evitando quelli molli e opachi. È divertente usarlo grattugiato per marinare il pesce. Una volta tagliato a fettine ed essiccato può essere conservato in appositi sacchetti traspiranti, deposti poi per profumare cassetti e armadi.