Uno chef sorridente e rilassato, che non si prende troppo sul serio. Dopo tanti anni di sacrifici, per lui e la famiglia, Luigi Lionetti si gode la soddisfazione per la prima Stella Michelin a Capri: "Ringrazio il mio staff, i miei maestri. Dobbiamo essere umili, perché facciamo da mangiare, non salviamo vite umane".
La vista sui Faraglioni, i profumi del mare e l’isola nel cuore: Luigi Lionetti, chef del ristorante Le Monzù sulla terrazza panoramica dell'Hotel Punta Tragara, è tutto questo e molto altro, la sintesi di un uomo che con dedizione, sacrificio e umiltà ha conquistato la sua prima Stella Michelin.
Il ristorante si trova in un luogo magico su uno dei belvedere più spettacolari d’Italia: non c'è vista sui faraglioni migliori che da questa terrazza. Un edificio raffinato, 5 stelle lusso, firmato da Le Corbusier, uno dei maestri del Movimento Moderno le cui opere sono state inserite dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’umanità . Il nome deriva dalla napoletanizzazione di Monsieur, così erano chiamati gli chef francesi alla corte dei Borbone da parte del popolo partenopeo.
Quegli chef hanno portato la cucina napoletana ad essere riconoscibile in tutto il mondo, grazie alle influenze della città partenopea, conquistati dall'umanità che li circondava. Il fattore umano è centrale anche per Lionetti: l’empatia, il rapporto con le persone, sono tutti temi che si ritrovano nei piatti del Monzù. Piatti eleganti e dal forte sentore partenopeo si uniscono all’atmosfera profondamente caprese del ristorante, studiato nei minimi particolari a rappresentare un gioiellino nell’isola gioiello per eccellenza dell’arcipelago campano.
Ci potete provare, ma non troverete una fotografia di Lionetti in cui è serioso e con il classico atteggiamento da supermega chef: "Sono solo un cuoco, non salvo vite umane". Una persona normale, sorridente, che si gode ciò che si è conquistato centimetro dopo centimetro: "Grandissima emozione a Piacenza, ancora facciamo fatica a realizzare. Ho cominciato qui 12 anni fa, dal 2013 sono lo chef e dopo 7 anni questo riconoscimento”. Parla al plurale Lionetti, perché condivide la Stella con tutti quelli che lo hanno accompagnato e non solo: “Il mio maestro è Gennaro Esposito, meritatissimo il suo premio come mentore assegnato dalla Michelin. Tutto il gruppo della Torre del Saracino è splendido, ti offre una visione del lavoro diversa da tutti e così puoi svoltare”. Con lo chef vicano ha lavorato a lungo: “E così nascono le influenze”. Semplice e conciso.
Luigi è nato a Capri, da papà napoletano dei Quartieri Spagnoli e mamma caprese; tutta la vita sull’isola dove oggi vive con la sua famiglia, la moglie Ivana e i 3 figli, e le sue passioni. La cucina, ovviamente, ma anche lo sport, con calcio e tennis in particolare: “Il mio sangue è azzurro, il Napoli mi fa svenare. Altra passione smodata anche per il tennis, tant’è che il mio primo figlio si chiama Domenico Roger, in onore di mio padre e di Federer”.
La frase di Edward Cerio, uno degli architetti più influenti del ‘900 italiano, originario proprio di Capri, è perfetta per descrivere la cucina di Lionetti, divisa tra il classicismo del Bel Paese, la modernità e le sue influenze intercontinentali, con uno sguardo importante a Corea e Giappone: “La mia cucina è di territorio, di gusto, di sostanza” dice, perché “Il nostro territorio ha materie prime che ci invidia il mondo, perché modificarle?”. E infatti lo chef, vuoi per l’influenza estremo-orientale, offre una grande selezione di crudi all’interno del menù, come il piatto a cui è più legato “il Bon Bon di gamberi con zuppetta di olive Nocellara, mandorla e limone candito”. Oltre le influenze, la tradizione: “In carta porterei lo spaghetto a vongole, il mio piatto preferito e lo metterei in un menu degustazione”.
Attualmente il ristorante è chiuso, l’apertura è prevista per 7 mesi all’anno e riaprirà a fine marzo.
La passione per lo sport ha dato a Luigi Lionetti una visione molto interessante di come debba girare una cucina di alto livello: tutti uniti, tutti parte di un ingranaggio senza mai dimenticare che il lavoro è per la gente ma come un allenatore di calcio, in campo si vede l’espressione del proprio tecnico.
I piatti sono bellissimi alla vista, altrettanto al palato e rispecchiano il cuore dello chef, perché sono semplici ed essenziali ma dal grande carattere e che invogliano al gioco “Perché noi alla fine facciamo da mangiare”, dice Lionetti, prima di presentarci il suo staff: “Il mio sous chef è Mario Lembo, ci tengo tanto. Un ragazzo di Capri, genuino, davvero bravo, gran lavoratore nelle retrovie anche per via della timidezza ma alla fine nelle retrovie si fa il lavoro”.
Non solo brigata di cucina e continua dicendo che “Per me lo staff è fondamentale. Quest’anno è arrivato Gennaro Buono per il food&beverage a darci una grande mano; una figura importantissima premiato anche come Miglior Sommelier dall’ASPI. Il maître è Claudio Canaletto, con noi da 3 anni mentre il sommelier è Stefano Zimeo, un giovane che ha fatto da noi un lavoro meraviglioso, conquistandosi il riconoscimento dai nostri clienti”.
L’allenatore dicevamo, ha il suo staff ed i suoi calciatori, ma anche un presidente a cui dar conto: “Un’azienda forte, sana, unica. La proprietà del Monzù è la stessa di Mammà, altro ristorante stellato a Capri con Salvatore La Ragione, altro chef della scuola Esposito, e di Palazzo Manfredi a Roma, anche quello 5 stelle extra lusso e ristorante stellato con lo chef Giuseppe Di Iorio. Abbiamo fatto il Triplete con la mia Stella”.
Via Tragara, 57 Capri (NA)
tel. 081 837 0844
hoteltragara.com