È uno dei prodotti più demonizzati dei nostri tempi: ma è vero che lo zucchero fa male? E qual è il migliore da comprare? Esistono "zuccheri buoni"? Ecco tutto quello che dovete sapere sullo zucchero: dalle tipologie ai falsi miti, passando per le quantità giornaliere massime e per gli zuccheri nascosti.
Zucchero sì, zucchero no: sono tante e confuse le informazioni quando si parla di questo prodotto, probabilmente un po’ troppo demonizzato negli ultimi anni. Facciamo chiarezza sul tema, rispondendo ad alcune fra le domande più comuni e cercando di capire quando e perché lo zucchero fa male.
Quando si dice che lo zucchero fa male, si fa riferimento alla quantità di zucchero che si aggiunge agli alimenti: in poche parole, i cucchiaini nel caffè o la dose da mettere nella torta. In questi casi si chiama zucchero discrezionale: ben diverso è lo zucchero contenuto naturalmente negli alimenti, i glucidi semplici, come quelli contenuti nella frutta, nel latte e nelle verdure.
I glucidi sono dei composti chimici organici formati da atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno: sono chiamati anche carboidrati o saccaridi. I glucidi hanno delle funzioni ben precise: forniscono energia al corpo, aiutano a trasportarla, sostengono lo sviluppo della cartilagine, influiscono su fertilità, sviluppo e sistema immunitario. È quasi logico pensare che escludere del tutto gli zuccheri dalla propria dieta non solo sarebbe dannoso, ma addirittura impossibile.
I glucidi si possono suddividere in:
Ad ogni alimento è stato assegnato un Indice Glicemico (IG) che corrisponde alla velocità con la quale i carboidrati vengono assorbiti: i carboidrati ad alto indice glicemico, come il destrosio, provocano un immediato afflusso degli zuccheri nel sangue, aumentando i valori della glicemia; l'improvviso aumento della glicemia a sua volta stimola il rilascio dell'insulina, che porta via dal torrente ematico il glucosio, facendo precipitare i livelli di energia in poco tempo. Al contrario, alimenti con un basso IG, come i polisaccaridi, vengono assorbiti più lentamente, provocando un maggiore senso di sazietà.
Una volta capita la differenza fra la composizione degli zuccheri è bene chiarire che tutte e tre le tipologie menzionate sono importanti per l’organismo, perché ognuna svolge una determinata funzione. Oltre ad avere diversi indici glicemici, gli zuccheri variano anche per il potere dolcificante: ma non variano le calorie che restano sempre pari a 4 kcal per grammo. Gli zuccheri monosaccaridi più importanti sono:
Dall’unione tra monosaccaridi si formano i disaccaridi come:
Gli zuccheri polisaccaridi, come già spiegato, sono formati da catene di zuccheri semplici. Fra questi trovi l’amido, che è il principale polisaccaride per l’alimentazione umana, ma anche la cellulosa: anche questa è un amido, ma ha legami non scindibili, quindi non è adatta al consumo umano. Anche la fibra alimentare contiene amidi (e non solo).
Lo zucchero è stato accusato di provocare diverse malattie, dai tumori all’obesità, passando per il diabete. Facciamo chiarezza:
Stabilito che lo zucchero di per sé non fa male ed è anche importante per il nostro fisico, è cruciale stabilire qual è la soglia quotidiana da non superare. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il limite massimo è una quantità di zuccheri semplici pari al 10% dell’introito calorico giornaliero. Per fare un esempio pratico, un adulto con un fabbisogno di circa 2000 calorie, questa quantità corrisponde a 50 grammi (10 cucchiaini).
È necessario però capire una differenza importante fra gli zuccheri naturalmente presenti nel cibo (contenuti nella frutta, come il fruttosio, o nel latte, come il lattosio) e zuccheri aggiunti in alimenti confezionati. Il limite raccomandato dall’Oms, infatti, riguarda soprattutto la quantità di zuccheri aggiunti, sostanze in grado di favorire problemi come carie, sovrappeso e obesità. Naturalmente, questo vale anche per quelli che trovi nei succhi di frutta o nel miele.
Quindi gli zuccheri presenti nei cibi non si devono eliminare: piuttosto bisogna ridurre la quantità di zuccheri aggiunti (basti pensare che il 60% dello zucchero assunto al giorno proviene dai cibi industriali confezionati).
Ma quali sono i cosiddetti zuccheri nascosti e come fare a scovarli? La risposta è sempre nella lettura delle etichette: è qui che, sotto una serie di nomi scientifici come destrosio, fruttosio, maltosio, vengono elencati gli zuccheri aggiunti. Gli obiettivi sono diversi: migliorare il sapore, fungere da addensante, aiutare la conservazione.
Questi zuccheri si trovano in tantissimi alimenti, anche i più insospettabili: dai succhi di frutta agli snack confezionati, dai cibi pronti come zuppe, sughi e risotti liofilizzati, ai salumi e agli insaccati confezionati. Ma anche nei cereali e nel pane in cassetta, nelle salse tipo maionese e ketchup, nei surgelati, nei formaggi e negli yogurt “light” (uno yogurt light può arrivare a contenere il quadruplo di uno yogurt classico).
Sulle etichette si trova anche la dicitura “senza zuccheri aggiunti”: vuole dire, sostanzialmente, che il prodotto non contiene altri zuccheri oltre a quelli che contiene di natura (secondo il regolamento europeo 1924/2006).
Esistono delle tipologie di zucchero contenuti in determinati tipi di alimenti che si possono scegliere al posto del normale zucchero in commercio (saccarosio). Naturalmente non significa che questi possano essere ingeriti in quantità illimitate, ma solo che il prodotto finale ha delle componenti nutrizionali migliori di altri prodotti.