Vladimir Mukhin, 9° cuoco migliore al mondo per la Best Chef e volto gastronomico di tutta la Russia chiede la fine della guerra e lancia un messaggio di pace.
Con un messaggio in russo e in inglese, Vladimir Mukhin, il più importante e influente chef di tutta la Russia, chiede dal proprio profilo social una risoluzione pacifica del conflitto. Il titolare del White Rabbit, 25° ristorante al mondo per la World 50 Best, ha scritto un lungo post in cui si dissocia da quanto sta succedendo e lo fa con grande coraggio:
"Non molto tempo fa pensavo che le armi più terrificanti del pianeta fossero quelle nucleari. Oggi scopro che non è così. L'odio è molto più spietato e distrugge intere generazioni. Il nostro White Rabbit non appartiene solo a noi. Questa è una squadra, diamo lavoro, è una responsabilità enorme per un enorme numero di persone: dai dipendenti agli agricoltori da cui acquistiamo le materie prime. Ognuno di loro ha bisogno di sfamare le proprie famiglie, i propri bambini e i genitori anziani. Questo è il motivo per cui continueremo a fare il nostro lavoro, per il bene delle persone che lavorano con noi.
Sono uno chef e cucino per tutti quelli che vogliono mangiare. Sono contro la violenza. Russi, ucraini, francesi, ebrei, non fa differenza, siamo prima di tutto delle persone. In ogni situazione dobbiamo restare umani, anche in quelle più terribili. Questo è il punto. Rispettiamoci. Il conflitto terminerà, noi possiamo solo deciderà cosa resterà: amore o odio. Io dico solo "sì" alla pace e all'amore".
Lo chef russo ha scritto il post allegando la parte scritta all'immagine di un iceberg, il tutto dopo una serie di stories su Instagram in cui mostra i suoi collaboratori intenti a lavorare il pane e le verdure.
Ai più disillusi può sembrare un messaggio di circostanza ma in realtà ha un grande valore simbolico. Le notizie sulla guerra date in patria sono molto di parte e Putin ha presentato il conflitto come una sorta di "liberazione" dell'Ucraina dagli oppressori. Ciò che non ha previsto è stato l'uso dei social network: mentre le tv occultano le atrocità del conflitto (su diretta richiesta del Cremlino) sui social c'è tutta la verità parallela ripresa dai cellulari, per la prima guerra in mondovisione della nostra storia.
Proprio per questi motivi la presa di posizione di Mukhin ha un altissimo valore: lo chef russo è il nono al mondo per la Best Chef, ha 1 Stella Michelin e oltre 200 mila follower su Instagram. È senza ombra di dubbio il fiore all'occhiello dell'alta cucina russa, un campo in cui hanno investito tantissimo negli ultimi anni. Oggi questo ragazzo ha detto che vuole la pace e che tutti i clienti sono uguali, che il ristorante è aperto e che la scelta da fare non è tra Russia e Ucraina, ma tra amore e odio.
Con questa dichiarazione Vladimir Mukhin si è esposto, mettendo a rischio anche la propria vita e la sopravvivenza del White Rabbit, un gesto coraggioso per un cuoco che ha fatto del coraggio la sua arma vincente fin dall'inizio della carriera.
Vladimir Mukhin è uno chef stellato classe 1983, dal 2012 alla guida del White Rabbit, un ristorante meraviglioso a Piazza Smolenskaya da cui si vedono tre delle Sette Sorelle, i grattacieli in stile gotico-elisabettiano voluti da Stalin per far rivaleggiare Mosca con New York anche in questo campo.
Ha iniziato la propria carriera a soli 12 anni, insieme al padre, perché la famiglia Mukhin lavora in cucina da ben 5 generazioni. Il rapporto con il padre non decolla: c'è rispetto, devozione, affetto, ma le visioni in cucina sono troppo diverse. Dopo aver provato a lavorare insieme, sdoppiando un menu tra il classico del papà e il contemporaneo del giovane figlio, lo chef si trasferisce nella capitale e apre un suo ristorante, il White Rabbit, un luogo incantato in cui le citazioni di Alice nel Paese delle Meraviglie sono costanti.
L'inizio è burrascoso perché Mukhin vuole puntare sulla cucina tradizionale russa, rivista in chiave moderna. Nella puntata che Netflix gli ha dedicato in Chef's Table dice che molti russi non conoscono la propria cucina e che si limitano ad aringhe e miele, i prodotti più iconici. Lui vuole andare oltre, vuole mostrare la grande varietà che può esserci nella cucina russa. I turisti però non apprezzano questa visione: perché per gli stranieri è un conservatore e, dal lato opposto, per i russi è un rivoluzionario. Il risultato? Il White Rabbit è sull'orlo del fallimento.
Inconsapevolmente è proprio Putin a salvare il ristorante nel 2014: le controsanzioni obbligano i russi a usare solo frutta, verdura, carne, pollame, pesce e formaggi locali, chiude la frontiera a tutti i prodotti importati da Stati Uniti ed Europa. Per tanti è un problema, per Vladimir Mukhin non cambia nulla perché questa è sempre stata la sua filosofia. I russi cominciano quindi ad apprezzare la cucina del giovane chef, un cuoco che vuole rendere la tradizione russa popolare in tutto il mondo. Oggi sembra esserci riuscito e i risultati si vedono: in sette anni è passato da rischio fallimento alla gestione di ben 22 ristoranti tra Mosca e Sochi. Un cuoco illuminato, che mette la propria sapienza e il proprio orgoglio a servizio della cucina russa. Questo lo ha reso famoso e oggi vuole usare la sua fama per divulgare un messaggio di pace.