Dal 2 agosto è entrata in vigore una surreale legge che favorisce i malfattori: i controlli verranno annunciati con 10 giorni di anticipo e, una volta fatti, non saranno più ripetuti per almeno 10 mesi.
Il 2 agosto è entrato in vigore un surreale decreto legge che favorisce il caporalato anziché combatterlo. Il governo Meloni ha messo in atto una legge già approvata dal predecessore Draghi che ammorbidisce i controlli alle aziende. Ci saranno dei preavvisi sulle ispezioni e non sarà possibile controllare nuovamente queste aziende per i successivi 10 mesi. In questo modo chi ha delle irregolarità, contratti a nero, sfrutta la manodopera o fa qualsiasi altro sgarro alla legge può organizzarsi per tempo. Ovviamente questa misura colpisce ancor più duramente le fasce più deboli, quindi i lavoratori immigrati costretti ad accettare la schiavitù del caporalato. Come scrive Il Fatto Quotidiano "Alla base dell’operazione è il principio della fiducia nell’azione legittima, trasparente e corretta delle amministrazioni, nonché della efficacia, efficienza e proporzionalità, con l’impegno a minimizzare le richieste documentali secondo il criterio del minimo sacrificio organizzativo per il soggetto controllato". In pratica dice che l'Italia ha fiducia nelle aziende e quindi può mandare delle notifiche prima di controllarle perché sono tutti molto bravi e poco importa se, dati alla mano, 3 imprese su 4 presentano irregolarità dopo i controlli a sorpresa. C'è fiducia.. Molto astuto, davvero.
Il decreto legislativo n. 103/2024 è stato emanato nella cosiddetta "legge annuale per il mercato e la concorrenza" ed è intitolato "Semplificazione dei controlli sulle attività economiche". In questo mal riposto principio di fiducia i controlli saranno notificati almeno 10 giorni prima chiedendo cortesemente l’elenco della documentazione necessaria alla verifica ispettiva.
In questa sagra del nosense l'Italia sta chinando il capo al caporalato e sta vanificando il potere deterrente dei controlli. L'ispezione viene annunciata 10 giorni prima: niente più blitz, niente più controlli a sorpresa e, di fatto, nessun rischio per i malfattori. Una volta passata l'ispezione non hai più problemi per i successivi 10 mesi e puoi fare tutto ciò che vuoi, tanto nessuno ti viene a controllare.
Tutto qui? Assolutamente no, non basta. Se tutto ciò fosse davvero troppo restrittivo c'è l'articolo 3 istituisce il "sistema di identificazione e valutazione del rischio su base volontaria". In pratica le aziende possono richiedere un certificato che attesti il "rischio basso", così da avere ancora meno controlli. Chi deciderà se l'azienda è a basso o alto rischio? Un ente privato. Ora non è che qui vogliamo necessariamente fare i complottisti ma crediamo che un ente privato, essendo un'azienda che deve fatturare, sia più facilmente corruttibile di un ente pubblico che controlla per davvero se un'azienda è a basso o alto rischio.
Ciò che abbiamo descritto vale per tutte le compagnie, non solo per quelle del settore agricolo, e la cosa è ugualmente preoccupante perché in Italia le imprese presentano irregolarità nel 75% dei casi dopo i controlli, Nei primi 6 mesi del 2024 ci sono stati 469 morti sul lavoro, più di due al giorno, un trend in netto aumento rispetto al 2023 dove già i dati erano a dir poco allarmanti.
Il nuovo decreto è un assist alle mafie non indifferente perché in realtà, in linea del tutto teorica, l'Italia ha una legge contro il caporalato molto efficace: parliamo della Legge 199/2016 che ha introdotto nuove misure per contrastare il caporalato, comprese pene più severe per i responsabili e una maggiore tutela per le vittime. Secondo un rapporto di Amnesty International, la legge ha portato a un aumento significativo delle indagini e degli arresti legati al caporalato, oltre a migliorare le condizioni di lavoro per molti braccianti agricoli. Per arrivare a indagini e arresti ci vogliono però i controlli, altrimenti tutto diventa vano.
Per sradicare questa piaga sociale, sono fondamentali controlli rigorosi e mirati da parte delle autorità competenti e sono l'unico mezzo che abbiamo per combattere questo fenomeno anche secondo le associazioni di tutela. I controlli frequenti e incisivi scoraggiano i caporali e le aziende che si avvalgono di questa pratica illegale. Sapendo di poter essere scoperti e sanzionati, sono meno propensi a commettere reati. Con la novità del 2 agosto tutto questo viene vanificato.
Il paradosso è che lo Stato non solo smette di tutelare i braccianti ma si dà la zappa sui piedi – è proprio il caso di dirlo – perché il caporalato è legato a doppio filo al lavoro nero e alla criminalità organizzata. I controlli portano spesso a far emergere queste attività illegali, permettendo di regolarizzare la posizione dei lavoratori e di far pagare le tasse alle aziende. Facciamo davvero fatica a commentare tutto ciò perché questo decreto sembra essere uscito direttamente dalla penna di qualche sadico scrittore devoto al generale Robert Lee.