L'Unione Italiana Vini lancia l'allarme: "Sui tavoli di Bruxelles si chiama Ristrutturazione differita, ma si legge espianti". Diversi i pareri contrari a queste misure dell'UE.
La "Ristrutturazione differita" imposta dall'Unione Europea è in realtà un piano mascherato per estirpare i vigneti, questo almeno il pensiero dell'Unione Italiana Vini: "Sui tavoli di Bruxelles si chiama Ristrutturazione differita, ma si legge espianti", perché "finanziare l'abbandono alla vigna attraverso i fondi strategici del Programma nazionale di sostegno (Pns) è sbagliato". Questo è quanto emerge dal consiglio nazionale della Uiv riunitosi a Barolo. Cerchiamo di capire da dove vengono le paure dei produttori.
Il presidente dell'associazione, Lamberto Frescobaldi, dice che c'è uno "sbilanciamento tra domanda e offerta, ma sono altre le misure che si potrebbero adottare per riequilibrare il mercato senza intaccare un asset coltivato da decenni". Stando a quanto riportato dall'Ansa c'è una ferma opposizione dell'Uiv perché questa misura rappresenta "più un invito all'abbandono (finanziato) che alla ristrutturazione: chi avrà accesso ai fondi Pns avrà tempo fino a 6 anni per reimpiantare e, qualora decidesse di non farlo, incasserà in ogni caso il 50%. In Italia si valuta addirittura di estendere l'arco temporale fino a 8 anni oppure di eliminare direttamente la durata del titolo".
L'associazione chiede misure differenti, che siano di supporto imprenditoriale e non di assistenzialismo. Chiedono investimenti "in vigneto, in tecnologia e in promozione ma soprattutto un piano strategico di sviluppo che in Italia ancora non c'è". Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini, vuole anche pensare a una "riduzione delle rese, alle riclassificazioni incontrollate e a una gestione intelligente delle nuove autorizzazioni che premi chi è realmente sul mercato, i giovani e l'agricoltura specializzata".
Non tutti la pensano così: perfino Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura sempre attento ai nazionalismi, ha dato il suo benestare attribuendosi perfino il merito della proposta in un'intervista al Gambero Rosso. Tra le cantine italiane c'è un po' di scetticismo, soprattutto tra le piccole e le medie, sono invece più aperti i grandi gruppi. L'Unione Italiana Vini si è invece sempre opposta a questa misura anche perché gli ultimi espianti sono costati 3 miliardi di euro secondo i dati rilevati dall'associazione.