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9 Ottobre 2021 15:00

Le mance dei camerieri vanno tassate, lo dice la Corte di Cassazione

Fa discutere l'ultima sentenza della Corte di Cassazione: le mance dei camerieri vanno tassate. La decisione arriva su richiesta dell'Agenzia delle Entrate: l'ente ha denunciato un cameriere di un albergo di lusso in Sardegna per non aver dichiarato 84 mila euro raggruzzolati in mance lo scorso anno. Dopo una prima decisione a favore del lavoratore, arriva una delibera della Cassazione che farà giurisprudenza.

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I camerieri saranno costretti a pagare le tasse sulle mance. Lo ha deciso la Cassazione con una sentenza depositata il 30 settembre, in cui stabilisce che debbano essere pagate le tasse sulle mance ottenute attraverso la propria prestazione lavorativa.

La "questione mance" è uno degli argomenti più dibattuti al mondo nella giurisprudenza, non a caso ogni Paese ha regole diverse. I casi più emblematici li troviamo nei Paesi anglosassoni, in cui le mance costituiscono la maggior parte del reddito del cameriere, in alcuni casi perfino l'unica fonte di sostentamento. Anche in Italia si è dibattuto tanto in tal merito fino ad arrivare a una circolare del 2008 in cui, sostanzialmente, si afferma che la tassazione sulle donazioni di piccolo valore non può essere applicata. Secondo la Corte di Cassazione però questa circolare vale solo per i regali, non per le mance che vanno considerate parte del reddito da lavoro dipendente, sia a fini fiscali sia a fini contributivi. Ovviamente questa sentenza, riportata da Il Sole 24 Ore, ha scatenato enormi polemiche in una categoria già aspramente colpita dal biennio di pandemia.

Tutta "colpa" dell'Agenzia delle Entrate

La decisione arriva dopo un ricorso dell'Agenzia delle Entrate che ha denunciato un dipendente di un hotel di lusso della Costa Smeralda, in Sardegna, per le entrate "a nero". Il dipendente ha guadagnato 84 mila euro in mance e, secondo l'ente, sarebbero dovuti essere dichiarati e tassati. La prima sentenza è stata emessa qualche mese fa da una Commissione tributaria regionale che ha dato ragione al lavoratore, sostenendo che le mance non potessero essere considerate tassabili perché, tra le altre cose, erano arrivate direttamente dai singoli clienti, senza emissione di scontrino fiscale e senza alcun passaggio di mani con il datore di lavoro.

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La Corte ha invece specificato che, in base all’articolo 51 del Testo Unico delle imposte sui redditi, il compenso di un lavoro dipendente non può essere esclusivamente limitato al salario corrisposto dal titolare ma comprende tutte le somme percepite nell'ambito della prestazione lavorativa. All'interno della sentenza pubblicata dal Sole 24 Ore si può intuire che, secondo i giudici, i camerieri guadagnano dei bei soldini con le mance: "Sulla cui percezione (delle mance appunto) il dipendente può fare, per sua comune esperienza, ragionevole, se non certo affidamento". Per questo motivo fanno parte del reddito maturato durante il lavoro. Purtroppo i giudici non sanno che gli 84 mila euro del cameriere in Sardegna sono un caso più unico che raro e che la maggior parte del personale di sala non può in alcun modo fare affidamento sulla mancia lasciata a fine pasto. A causa di questa sentenza però, tutti coloro che lavorano in sala dovranno inserire il compenso guadagnato attraverso le mance nella dichiarazione dei redditi.

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