"Dite a Chiara di non legare la campagna alla donazione" scrive la Balocco via mail. Richiesta disattesa dall'influencer che cambia anche il comunicato stampa.
Non accennano a fermarsi i guai per Chiara Ferragni a causa del pandoro Pink Christmas fatto con Balocco: iscritta ufficialmente nel registro degli indagati per truffa aggravata dalla minorata difesa dei consumatori per la procura di Milano. Con lei anche Alessandra Balocco, titolare dell'omonima azienda, la cui posizione però appare meno grave rispetto a quella dell'influencer. Questo a causa delle mail intercorse tra la Ferragni e l'azienda a settembre 2021: si evince chiaramente che la donazione "non aveva alcun rapporto con le vendite del predetto Pandoro" secondo Balocco, ma soprattutto che l'azienda aveva chiesto alla Ferragni "di non legare la campagna alla donazione". La procura indaga anche sulle uova di Pasqua in collaborazione con Dolci Preziosi e sulle bambole di pezza firmate dalla Ferragni.
La Guardia di Finanza ha depositato in procura laprima informativa nell’ambito dell’inchiesta sul pandoro firmato Chiara Ferragni e prodotto da Balocco. Stando a quanto scritto da Il Fatto Quotidiano, che per primo ha diffuso le mail incriminate, l'informativa potrebbe cambiare di molto l'accusa: proprio per queste mail l'ipotesi di reato potrebbe non essere più di frode in commercio ma proprio di truffa perpetuata da Chiara Ferragni e dalla Balocco.
Le mail diffuse a mezzo stampa raccontano i fatti in maniera molto nitida. Il seguente scambio avviene tra la Balocco e il rappresentate di Fenice e TBS Crew, società della Ferragni:
"Sarà la Balocco a contattare l’associazione (in definizione) e sempre la Balocco risulterà come donatrice. La donazione sarà da farsi nel 2022, solo dopo che avremo svelato al mercato il nostro comune progetto – quindi indicativamente dopo maggio, mese nel quale inizieranno i primi incontri con il trade.
Definito insieme l’ambito di azione (medico/pediatrico) non vorremmo incorrere in un incidente diplomatico con il Regina Margherita e Gaslini nel destinare la donazione ad altra struttura (es. Bambin Gesù che avete consigliato).
Non avendo compreso che il dettaglio della donazione sarebbe stato oggetto del contratto, non ci siamo pronunciati prima se non dopo vostro stimolo. Ecco perché ne è derivata una certa “limitazione” che siamo certe, riusciremo a superare".
Dagli atti in possesso delle autorità si evince che Balocco non avrebbe voluto inserire in alcun modo il riferimento alla donazione legata alle vendite del prodotto nel comunicato. In una mail interna si legge addirittura una velata accusa alla Ferragni. Il mittente è coperto da Omissis ma si legge: "Mi verrebbe da rispondere [al team Ferragni]: In realtà le vendite servono per pagare il vs cachet esorbitante". Uno scambio ironico ma nemmeno così tanto tra le due compagnie in causa.
L'azienda piemontese manda una bozza del comunicato stampa al team dell'influencer in cui si parla di un sostegno all'Ospedale Regina Margherita di Torino. Il comunicato viene però corretto dai collaboratori della Ferragni: "Buongiorno. Ho rivisto il comunicato in qualche punto. Te lo rimando in allegato. […] “Lo storico brand piemontese Balocco, riconosciuto ed apprezzato nel mondo per l’eccellenza della sua offerta natalizia, presenta una novità esclusiva: il pandoro Chiara Ferragni, le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino, attraverso l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing". Nella prima bozza scritta dall'ufficio stampa di Balocco non c'è alcun riferimento alle vendite che sarebbero servite a finanziare l'acquisto del macchinario. Si parla solo del sostegno di Balocco all'ospedale. Non si evince alcuna correlazione e soprattutto si sottolinea l'estraneità della Ferragni alla beneficenza. All'influencer la cosa non è andata bene e così ha voluto reimpostare la campagna di comunicazione, aggravando la propria situazione soprattutto sui social.
Nei successivi scambi di mail, scrive l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, "Balocco nella definizione dei vari contenuti dei post e delle stories poi pubblicate dalla Signora Chiara Ferragni ha sottolineato la non opportunità di menzionare le vendite del Pandoro griffato come legate alla donazione" perché espone entrambe le parti a una "pubblicità ingannevole". In qualche modo hanno quindi previsto tutto il caos scaturito da dicembre in poi. Nelle comunicazioni Balocco chiede accaloratamente alla Ferragni di modificare i testi delle stories e dei post su Instagram perché "Per noi è molto importante sottolineare il sostegno al progetto benefico senza menzionare le vendite (in quanto si tratta di una donazione che non è legata all’andamento del prodotto sul mercato)" ma ciò non è stato fatto dall'influencer. Proprio per questo motivo si aggrava la situazione per l'imprenditrice lombarda.