Immagini davvero scioccanti quelle mostrate da Report: maialini che mangiano topi, praticano cannibalismo e vengono maltrattati anche se inermi e malati. Il prosciutto di Parma sotto accusa per il trattamento sugli animali.
Inammissibili maltrattamenti mostrati ieri da Report che punta il dito contro una delle eccellenze italiane più apprezzate al mondo: il prosciutto di Parma. I maiali destinati al macello sarebbero stati maltrattati, vivendo in condizioni igienico-sanitarie dannose per i suini e, di conseguenza, molto rischiose anche per noi consumatori. Un vero e proprio orrore messo sotto il tappeto e scoperto dalle telecamere di Report. Non è tardata ad arrivare la risposta del Consorzio del Prosciutto di Parma che si dissocia da quanto mostrato su Rai 3 provando a fare chiarezza su molti aspetti.
Le immagini mostrate da Report sono davvero scioccanti. Fanno rabbia e non sono adatte a un pubblico più sensibile. Rai3 mostra allevamenti di suini invasi dai topi che vengono uccisi con del veleno che finisce a sua volta nel mangime dei maiali. Il veleno viene sparso per tutto l'allevamento e così finisce sia nel corpo dei roditori sia in quello dei suini. Come se non bastasse questo scenario da paura mostrato dalle immagini di cui Last Chance for Animals è entrata in possesso e che ha fornito in esclusiva a Report, possiamo vedere dei maialini intenti a "giocare" con i topi morti, mangiucchiandoli. Se i topi fossero morti per il veleno, questo entrerebbe in circolo nel suino, finendo nei muscoli e, di conseguenza, a noi che li mangiamo.
Ovviamente i maiali che vivono in queste condizioni non si limitano a mangiare i topi, sgranocchiano anche i vicini di cella, soprattutto se morti. Si vedono carcasse in decomposizione mangiucchiate dai maiali, altri che camminano a stento, altri ancora che vengono presi a calci o lanciati senza pietà da un punto a un altro dagli allevatori. Abbattimenti sommari, decisi dai proprietari, nei confronti dei maiali "non conformi". Ricordiamo che l'uccisione del bestiame può essere decisa solo ed esclusivamente da un veterinario, ogni altra decisione è crudeltà verso gli animali. Immagini di una disumanità rara.
Spostandosi più a Nord, Report mostra un altro allevamento in cui i giornalisti trovano un deposito abusivo di farmaci scaduti, amianto, oltre ai suini accatastati in stato di decomposizione e ossa di esemplari deceduti parecchio tempo prima. Tra la registrazione delle immagini e la messa in onda della puntata ci sono andati prima i carabinieri però che hanno multato l'allevamento per 25 mila euro, sottoponendo gli animali a vincolo sanitario.
Nella puntata vediamo quattro allevamenti che in un modo o nell'altro contravvengono a numerose leggi. Solo una cosa accomuna tutti: il maltrattamento degli animali. Nelle strutture vediamo maiali feriti e lasciati morire in agonia, spesso sporchi dei propri stessi escrementi o di quelli dei vicini che finiscono nel mangime, rischiando di causare infezioni gravissime. Tutti gli allevamenti mostrati sono spogli, senza elementi di "svago" o qualcosa di più comodo su cui far poggiare i suini, come la paglia. Questi non sono elementi da poco perché la normativa prevede degli arricchimenti ambientali per far vivere al meglio i maiali. Se i suini finiscono per mangiarsi tra loro, mordendosi a vicenda orecchie e code, non è solo per il sovraffollamento è anche per "noia": impazziscono e praticano atti di cannibalismo. Tutto questo scempio non si ripercuote solo sulla salute dei maiali: volendo essere cinici, si ripercuote anche sul sapore dei prosciutti. Un animale stressato ha un sapore peggiore, una carne più dura, sostanze nutritive molto inferiori a quanto ci aspetteremmo. Ci perdono tutti in questa vicenda, gli animali più di tutti.
Il responsabile diretto dei controlli degli allevamenti non è il Consorzio in sé per sé ma il CSQA, il principale ente italiano che controlla più di settanta prodotti. È una vera autorità in materia. L'ente deve vigilare sulle condizioni delle strutture e degli animali e garantire il benessere degli stessi. Il CSQA è entrato a far parte "della famiglia" solo nel 2020, a seguito di uno scandalo proprio del prosciutto di Parma, uno dei peggiori del mondo delle Dop: nel 2019 sono stati scoperti molti maiali danesi, che hanno il vantaggio di crescere prima e ingrassare di più, e quindi di portare più chili al macello, utilizzati dal consorzio. Questa pratica è vietata dal disciplinare di produzione.
Il problema è che dopo i primi rigidi controlli del CSQA e le prime multe salatissime fioccate agli allevamenti, i dirigenti del consorzio si sono lamentati con l'ente certificatore perché la spesa è insostenibile. Il Consorzio del Prosciutto di Parma versa nelle casse del CSQA ben 6 milioni di euro ogni anno e così, per non perdere il cliente, pare che l'ente chieda ai propri ispettori di chiudere un occhio o due sulle irregolarità, strappando anche qualche multa. Ora l'ente certificatore è stato sospeso dal Ministero dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare perché alcuni dipendenti hanno denunciato la cosa.
Con una lettera inviata alla redazione di Report, il Consorzio del Prosciutto di Parma ha risposto al servizio mandato in onda e condanna "le gravi irregolarità che ci segnalate" ma ci tiene a fornire alcune precisazioni: "Innanzitutto, parlare di allevamenti del Consorzio del Prosciutto di Parma non è corretto; non esistono allevamenti che fanno parte del nostro Consorzio, esistono invece gli allevamenti del circuito italiano tutelato, che possono fornire la materia prima per tutti i prodotti della salumeria italiana ad Indicazione Geografica (IG). Per legge, al nostro Consorzio non competono le attività di controllo sugli allevamenti, né tanto meno il nostro ente può prendere provvedimenti disciplinari per sanzionare irregolarità o inadempienze. All’interno della filiera suinicola, ruoli, competenze e responsabilità sono ben definiti. Il benessere animale, nello specifico, è regolamentato da normative europee e nazionali che demandano i relativi controlli al ministero della Salute, che li attua per mezzo dei Servizi Veterinari ufficiali competenti per territorio. Per tutti questi motivi, affermare che gli allevamenti facciano parte del Consorzio, contestualmente alle segnalazioni delle gravissime irregolarità da voi riportate e con l’allusione di un mancato intervento da parte del nostro ente, rappresenta un messaggio erroneo e lesivo per la reputazione dei nostri membri, 134 produttori di Prosciutto di Parma che non sono mai stati in alcun modo implicati in casi di maltrattamento di animali".
Il Consorzio del Prosciutto di Parma ha all'interno ben 3.600 allevamenti e quelli mostrati da Report sono solo 4. Visto che abbiamo la presunzione di innocenza possiamo affermare che gli altri 3.596 sono perfetti come un orologio svizzero. Allo stesso tempo bisogna dire che quattro allevamenti in quelle condizioni sono comunque troppi. Cosa possiamo fare per evitare che tutto questo accada? Innanzitutto la palla è in mano a noi consumatori: mangiare meno carne e meno salumi è il primo passo verso un pianeta più sano in cui tutte le forme di vita sono rispettate. Ripensare al nostro menu affidandoci semplicemente alla nostra storia: la dieta mediterranea è praticamente un sistema alimentare perfetto. Prevede la stagionalità, l'equilibrio nutritivo e il sapore. Se tutti la seguissimo avremmo dei vantaggi incalcolabili.
Andando più in profondità nella questione è importante fare sempre più controlli e inasprire le pene: se un allevamento ha i maiali in quelle condizioni mostrate, oltre ad ospitare una discarica di amianto (altamente cancerogeno) e farmaci usati, non può cavarsela con una multa. Il consorzio poi non può e non deve lavarsi le mani davanti allo scempio andato in onda ieri sera: è vero che i consorzi non "posseggono" gli allevamenti e che per legge non possono controllarli, ma avere la legge dalla propria parte non vuol dire avere anche la morale dalla propria. La normativa che impedisce ai consociati di controllare gli allevamenti (ma questo vale per ogni Dop, di qualsiasi tipo), è molto intelligente: nei consorzi ci sono gli allevatori, i contadini, i proprietari, quindi non possono controllarsi da soli, la frode sarebbe dietro l'angolo. Speriamo però che il Consorzio del Prosciutto di Parma e quello del San Daniele, nello specifico perché entrambi nominati da Rai3, prendano seriamente delle distanze mettendo mano al disciplinare. Su 45 pagine di disciplinare c'è solo una riga che parla del benessere degli animali. Perché non prevedere una rescissione unilaterale del contratto di approvvigionamento nel momento in cui vengano certificati i maltrattamenti? Alcuni macellai italiani che non hanno gli allevamenti e che quindi si appoggiano a terzi per avere i capi di bestiame prevedono questa postilla, possibile che uno dei consorzi più importanti al mondo non riesca a gestire bene questo punto? A volte sembra che la mancata volontà pesi più della legge.