Hai mai provato un senso di fastidio guardando un'immagine creata dall'intelligenza artificiale? La risposta è nel fenomeno della valle perturbante e a spiegarcelo è stato un gruppo di ricercatori dell'Università di Duisburg-Essen.
È diventato quasi impossibile distinguere un'immagine reale da una creata con l'intelligenza artificiale. Ma quando riusciamo a riconoscerla, spesso quest'ultima può metterci a disagio: a dimostrarlo è stato un gruppo di ricercatori dell'Università di Duisburg-Essen, in Germania. Un recente studio pubblicato su Appetite, ha analizzato i risultati di alcuni questionari che chiedevano ai partecipanti di giudicare alcune immagini create dall'AI in base a inquietudine, calore e realismo, cercando di individuare quali sono i meccanismi che sottendono alla base di queste percezioni.
Il team di ricerca ha chiesto a 95 partecipanti di valutare 38 immagini di cibo generate dall'intelligenza artificiale: comprendevano sei più realistiche, sei meno realistiche, 20 imperfette e sei mostravano del cibo marcio. Il risultato è stato che le immagini realistiche e irrealistiche sono state considerate più piacevoli; al contrario, le immagini imperfette, che erano quasi reali ma che presentavano qualche piccolo difetto generato dall'AI, sono state giudicate come più inquietanti.
I risultati sono stati interpretati anche sulla base di un questionario in cui si chiedeva loro di valutare il grado di neofobia e di disgusto alimentare su una scala da 1 a 100. I dati raccolti hanno dimostrato che un elevato livello di neofobia corrispondeva a un più alto livello di inquietudine rispetto alle immagini create con l'intelligenza artificiale; nel caso del disgusto alimentare invece non è stata rilevata nessuna correlazione significativa. Interessante, invece, i dati che mostrano che le persone con un indice di massa corporea superiore sono più inclini a considerare piacevoli le immagini imperfette.
Il team di ricerca ha spiegato come queste sensazioni di disagio possano essere spiegate facendo riferimento all’ipotesi della “valle perturbante” di Masahiro Mori. Lo studioso nipponico, nel suo saggio del 1970, ha spiegato come, rispetto a robot e automi antropomorfi, le persone si sentano prima attratte, sperimentando una certa piacevolezza e familiarità, fino ad arrivare a un limite in cui l’estremo realismo comincia a provocare sensazioni di repulsione e inquietudine, entrando in quella che lui definisce, appunto, valle perturbante. Questo fenomeno nel tempo è stato esteso anche ad animali e oggetti inanimati e, sebbene Mori non ne abbia mai parlato in riferimento al cibo, i ricercatori hanno dimostrato che il grafico prodotto dai loro risultati ha mostrato la stessa curva rispetto a studi che analizzavano l'ipotesi della valle perturbante rispetto ad altri soggetti, estendendo in questo modo il concetto anche al mondo del cibo.
È possibile che i motivi per cui le immagini create dall’AI generino inquietudine, derivino dal nostro istinto di sopravvivenza e dalla capacità di riconoscere il pericolo, ritenendo quei cibi dannosi per la nostra salute: i cibi imperfetti delle immagini potrebbero essere associati a cibi avariati, ammuffiti e contaminati, generando quindi in noi lo stesso disgusto. Il rischio però è che questa nostra disamina potrebbe portare a valutare negativamente alcuni cibi, anche se sono qualitativamente perfetti, solo per delle piccole imperfezioni estetiche.
I ricercatori hanno affrontato anche il rischio in cui potrebbero incorrere le agenzie pubblicitarie del settore. Alla luce di questi risultati infatti, è consigliato prestare particolare attenzione al loro impiego, in quanto anche una piccola imperfezione, potrebbe trasformare un’immagine da attraente a inquietante. Nonostante la tecnologia e l’intelligenza artificiale abbiano fatto passi da giganti, è probabile che per la creazione di immagini i tempi siano ancora acerbi. Se quindi l’intenzione è quella di utilizzare questo tipo di contenuto nei menu o sui cartelloni pubblicitari, è necessario impiegare la massima cura nella progettazione, per evitare di suscitare emozioni negative nelle persone.