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19 Aprile 2024 17:10

“Le donne bevono vino per darsi un tono”: polemica sulle dichiarazioni sessiste al TG2

Una scrittrice al TG2 fa una battuta infelice sul modo di bere del genere femminile. Seguono a ruota libera uno scienziato e un sommelier, che rincarano la dose di patriarcato profusa nel corso dello speciale del telegiornale Rai.

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"Le donne bevono vino per darsi un tono", questa la frase pronunciata dalla scrittrice Antonella Boralevi nel corso del Tg 2 Post che sta scatenando un mare di polemiche sui social (a giusta ragione). La stimata autrice ci tiene poi a sottolineare che le donne non hanno bisogno "del bicchiere di vino per sapere di essere di valore" ma che è meglio bere solo una piccola dose "e soprattutto mai bere sole in casa". Tutto ciò è stato rincarato da Alessandro Scorsone, un famoso sommelier, che parla di "conquista" delle persone grazie al vino, e da Giorgio Calabrese, presidente del Comitato nazionale sicurezza alimentare, che dà una giustificazione medica alla cosa: "Le donne hanno un enzima in meno". A noi sembra solo paradossale questo modo di raccontare l'approccio all'alcol e la dicotomia tra uomini e donne perfino su questo argomento.

Le donne bevono per darsi un tono?

Da oltre 24 ore ci chiediamo che tono dovrebbero darsi le donne e per quale motivo dovrebbero farlo. Il rasoio di Occam ci ha dato la risposta: la soluzione più semplice è quella corretta. Tutto questo discorso si può ridurre a un'unica grande e significativa parola: è il patriarcato. Pensare che le donne usino il vino per darsi un tono "come un tempo si faceva con la sigaretta" e parlare di " straordinario mezzo per conoscere le persone e soprattutto per conquistarle, ecco perché alle donne piace sempre quando viene servito un calice di vino" è puro e semplice patriarcato.

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Spezziamo solo una lancia a favore di Calabrese perché è vero che le donne hanno un'enzima minore. Secondo il Ministero della Salute "l’organismo femminile presenta una massa corporea inferiore rispetto all’uomo, minor quantità di acqua corporea e meno efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol (carenza dell’enzima epatico alcol deidrogenasi). A pari quantità di bevande alcoliche, quindi, corrisponde un livello di alcolemia maggiore. Per questi motivi la donna impiega un tempo più limitato dell'uomo per diventare alcolista e sviluppa molto più rapidamente le complicanze epatiche, cardiovascolari e psichiatriche correlate all'abuso". A parte questo breve intermezzo scientifico non c'è alcun motivo per cui le donne non debbano bere da sole a casa (e gli uomini sì?) e per cui le donne userebbero un calice per darsi un tono.

La comunicazione enologica e il mondo del vino hanno bisogno di un urgente cambio di mentalità, se non generazionale. Le enologhe sono ancora pochissime e ai vertici delle aziende le donne sono in numero davvero esiguo. Numeri impietosi che testimoniano un andamento a due velocità: un mercato, quello dell'alcol, proiettato al futuro che si interroga sul proprio ruolo nel mondo cercando di abbattere ogni tipo di barriera e le aziende del vino che proprio non riescono a capire che i clienti vanno trattati tutti alla stessa maniera. Le cose cambieranno quando smetteremo di pensare ai "vini ruffiani" come "vini femminili", ai drink dolci come "cocktail per donne" e così via. È difficile per certe menti ottuse ma si può fare.

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Quello che i piatti non dicono
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