Pur essendo tutti vitigni provenienti da un'unica pianta (il Pinot noir) hanno col tempo sviluppato caratteristiche estetiche e gustative molto diverse tra loro.
Il mondo del vino è estremamente variegato e a volte è difficile, se non si è esperti, districarsi tra le etichette. Prendiamo ad esempio il Pinot: ha ben tre varietà famosissime, come quello nero, quello bianco e quello grigio, più una che è quasi tutta racchiusa in Francia, il Pinot meunier. Tutti e quattro provengono dallo stesso ceppo familiare ma le mutazioni genetiche (naturali o artificiali) hanno portato alle quattro uve ben distinte. Vediamo insieme tutte le differenze.
Il ceppo più antico è quello del Pinot nero, chiamato dai francesi "enfant terrible" perché molto instabile, perché difficile da coltivare e perché dà dei risultati molto diversi a seconda della stagione. Proprio per questo motivo i vignaioli hanno lavorato pazientemente sulla vite per avere delle uve caratteristiche più semplici da gestire. Il termine "pinot" sembra derivare da "pigna", e più specificatamente "piccola pigna", a sottolineare sia la modesta dimensione del grappolo, sia la caratteristica di avere gli acini fitti, appressati, appunto come le squame di una pigna.
Tutto parte dalla Borgogna, terra d'origine del Pinot nero e ancora oggi tra le migliori zone del mondo in cui coltivare quest'uva. In realtà però con gli anni abbiamo scoperto che il miglior Pinot nero è quello realizzato in Alto Adige, grazie al clima e al terroir. In Italia questo vitigno giunge nell'800. Vediamo nello specifico tutte le caratteristiche dei diversi Pinot.
Il Pinot nero ha uva a bacca nera, produce vini rossi leggeri o corposi con aromi di ciliegia, fragola, ribes nero, spezie e sottobosco. È molto diffuso in Borgogna (Francia) e utilizzato per la produzione di grandi vini rossi e Champagne. Il Pinot nero regna incontrastato tra i rossi, vantando un'eleganza e una nobiltà senza eguali, paragonabile forse solo al nostro Nebbiolo. Tuttavia, la sua complessità lo rende un vitigno enigmatico, capace di mettere alla prova anche i palati più esperti e gli enologi più abili perché il sapore cambia molto a seconda della zona di coltivazione. È il più antico e importante dei Pinot ed è da lui che nascono i grandi vini rossi di Borgogna: i più importanti insediamenti li troviamo sulle colline esposte ad Est a Sud della città di Dijon e nella Cote d'Or.
Questo vitigno è sì difficile ma è anche amatissimo dagli appassionati perché è forse l'uva che più di ogni altra riesce a trasmettere il carattere del terroir in cui è coltivata, proprio per questo motivo ci sono caratteristiche diverse a seconda del vigneto e della zona di produzione. Generalmente i prezzi di questi vini sono un po' più alti perché è molto difficile da coltivare e richiede particolari attenzioni sia in vigna sia in cantina. Ha un grande potenziale di invecchiamento, va dai 5 ai 15 anni, non escludendo bottiglie più pregiate che possono maturare per molto più tempo.
Il Pinot nero si esalta in accostamenti audaci e raffinati. Dai sapori selvatici della cacciagione e dell'anatra, al sapore terroso dei funghi, questo vino si esprime con armonia anche con primi piatti di carne e secondi di carni rosse o bianche. Tra i Pinot noir più leggeri, alcuni sorprendono con abbinamenti audaci a base di pesce. Per gli amanti dei formaggi stagionati, un connubio imperdibile.
Il Pinot grigio, Pinot gris, come il Pinot bianco, è un'uva a bacca bianca, ma la buccia può assumere una colorazione grigiastra durante la maturazione. Produce vini simili al Pinot bianco, ma con un corpo leggermente più robusto e aromi più maturi. Strutturato, rotondo e lungo in bocca, presenta aromi complessi di sottobosco, a volte leggermente affumicati o floreali.
Originario, forse, della Borgogna, il Pinot grigio si distingue dal suo parente Pinot nero quasi solo per il colore delle bacche. Si narra che fosse l'uva prediletta dell'imperatore Carlo IV, che ne fece esportare talee in Ungheria a opera dei monaci cistercensi. Nel 1375, i frati piantarono le viti sulle pendici del Badacsony, sulle rive del lago Balaton, dando vita al vitigno Szürkebarát, che significa "monaco grigio". Nel 1711, un commerciante tedesco di nome Johann Seger Ruland riscoprì un'uva selvatica nel Palatinato. Il vino prodotto da questa uva divenne noto come Ruländer, e in seguito si scoprì che si trattava proprio del Pinot Grigio. Nel XVIII e XIX secolo, questo vitigno era molto diffuso in Borgogna e Champagne, ma le sue basse rese e l'incostante produttività ne causarono il declino in quelle zone.
Grazie alla sua diffusione, il Pinot Grigio ha dato vita a una straordinaria varietà di vini fruttati, profumati e ben strutturati. In Trentino Alto-Adige, dove vanta un'acidità più elevata, si presta a un invecchiamento prolungato. Nel Collio e nei Colli Orientali del Friuli regala vini di grande ricchezza, mentre in Toscana ha ottenuto risultati decisamente apprezzabili ma meno performanti a causa del clima mite. L'uva cresce meglio in climi freschi e matura relativamente presto con alti livelli di zucchero. Questo porta a un vino più dolce e dall'alto contenuto alcolico. A volte si usa il Pinot gris in aggiunta a quello nero per arricchire e alleggerire il sapore di quest'ultimo.
Il Pinot bianco è un vitigno a bacca bianca e per gli studiosi delle caratteristiche morfologiche dei vitigni (gli ampelografi) rappresenta da sempre una fonte di discussione. Sono certi che si tratti di una variante del Pinot nero e grigio ma per tantissimi anni è stato confuso con lo Chardonnay anche perché ha diverse caratteristiche comuni. In Italia, fino ai primi anni 2000, trovavamo ancora in etichetta la dicitura "Pinot-Chardonnay", del tutto sbagliata. Il Pinot bianco sembra essere una mutazione del Pinot grigio, a sua volta mutazione del Pinot nero.
Anche la terra d'origine è dibattuta: probabilmente nasce in Alsazia ma a seconda delle fonti c'è chi colloca le piante in Francia e chi in Germania. In Italia arriva nel ‘700, più precisamente in Toscana, per volere dei Lorena, granduchi di Toscana, grandi fan di questo vitigno. Oggi i migliori Pinot bianchi si fanno invece in Friuli Venezia-Giulia e in Tentino Alto-Adige. Come per il Pinot nero, anche il bianco trova terreno fertile da noi: i vini fatti nelle due regioni summenzionate sono molto strutturati, ideali per l'invecchiamento e per la spumantizzazione. Con il Pinot bianco produciamo alcuni dei migliori spumanti italiani del Friuli, del Trentino e della Franciacorta.
A dispetto del suo sapore, questo vitigno non è molto famoso nel resto del mondo (a parte Francia e Italia): vista proprio la somiglianza con lo Chardonnay, all'estero si preferisce quest'ultimo vitigno per questioni di praticità e di marketing, lo Chardonnay è più facile da vendere proprio perché più celebre sui mercati internazionali.
In questo elenco manca il meunier perché a differenza dei primi due questo vitigno è presente quasi esclusivamente in Francia, nella regione della Champagne. In Italia viene coltivato principalmente nelle regioni del Trentino-Alto Adige e Lombardia. Il suo nome curioso, "Meunier", che in francese significa "mugnaio", deriva dalla caratteristica lanugine bianca che ricopre la parte inferiore delle foglie, donando loro un aspetto simile a quello infarinato di un mugnaio al lavoro. Menzionato per la prima volta nel XVI secolo, il Pinot meunier condivide il suo nome e i suoi sinonimi (meunier in francese e müller in tedesco, entrambi con il significato di "mugnaio") proprio con questo singolare tratto distintivo. Il vino che si ottiene dal vitigno Pinot meunier è di colore rosso rubino. Al palato è fruttato, speziato e tannico.
La famiglia dei Pinot comprende vitigni a bacca bianca e nera che producono vini con caratteristiche diverse, ma con un comune filo conduttore di eleganza e finezza.
Vitigno | Colore uva | Vino | Caratteristiche |
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Pinot nero | nera | entrambi | Leggero o corposo, aromi di ciliegia, fragola, ribes nero, spezie e sottobosco |
Pinot grigio | bianca | vino bianco | Corpo leggermente più robusto del Pinot Bianco, aromi più maturi |
Pinot bianco | bianca | vino bianco | Aromatico, note di mela, pera, agrumi, fiori bianchi e mandorla |
Pinot meunier | nera | entrambi | Più chiaro del Pinot Nero, aromi di ciliegie, ribes nero e spezie |
In sintesi, nonostante la parentela genetica, questi vitigni producono vini molto diversi in termini di colore, aromi, struttura e utilizzo.