La banana è il frutto più mangiato al mondo, ma potrebbe estinguersi nel giro di pochi anni. Quasi tutte le banane comuni sono cloni, quindi geneticamente tutte uguali. Il biologo-nutrizionista Simone Gabrielli ci spiega perché sono una specie a rischio.
La banana è il frutto più mangiato al mondo, ma potrebbe estinguersi nel giro di pochi anni. Quella che mangiamo oggi non è la banana che conoscevano i nostri nonni. Quasi tutte le banane comuni sono cloni, quindi geneticamente tutte uguali. Per lo stesso motivo le banane non hanno i semi: la loro pianta è partenocarpica, quindi non necessita di semi per riprodursi. Il biologo-nutrizionista Simone Gabrielli ci spiega la storia incredibile delle banane.
La banana che trovi nei supermercati, si chiama Cavendish, ed è praticamente il frutto perfetto: piena di vitamine e minerali, la trovi ovunque tutto l’anno, e non ha quei fastidiosi semi che poi si devono sputare. Le banane, però, non sono così in natura.
Le prime testimonianze delle banane selvatiche risalgono a un periodo tra i 6 e i 10 mila anni fa. Si trovavano nelle giungle del sud est asiatico ed erano così: più piccole, piene di semi grossi e con poca polpa, praticamente immangiabili. Gli agricoltori del tempo iniziarono quindi a selezionare per secoli le varietà più buone e senza semi, per ottenere un frutto simile a quello che conosciamo oggi. E quei semi enormi oggi si sono ridotti a questi piccoli puntini neri dentro la polpa.
Se la banana di oggi non ha semi, come fa a riprodursi? Beh, qui arriva la parte assurda: ogni banana che hai mangiato è, in realtà, un clone. La riproduzione delle banane “addomesticate” avviene senza impollinazione, e quindi senza scambio di DNA, attraverso una tecnica chiamata partenocarpia. Una pratica abbastanza comune in agricoltura quando si vuole coltivare qualcosa in fretta: in pratica, si prende un pezzo della pianta, in questo caso del banano, si interra e nasce una nuova pianta, geneticamente identica alla prima. Questo le rende perfette per il commercio: sono tutte uguali, facili da coltivare e disponibili tutto l’anno. Ma essere un clone ha un prezzo: senza la varietà genetica e la selezione naturale che deriva dalla riproduzione sessuata, le banane sono estremamente vulnerabili a malattie e parassiti. Colpita una, potrebbero essere colpite tutte facilmente e rapidamente portando all'estinzione della specie in un batter d’occhio.
La banana è super nutriente: mediamente contiene circa 100 calorie e un bel mix di vitamine come la vitamina C, alcune vitamine del gruppo B e la vitamina A. Inoltre è un'ottima fonte di potassio, fosforo e calcio. Ma quelle di una volta erano ancora più buone.
Negli anni ‘50 del secolo scorso una varietà chiamata Gros Michel – o Big Mike – dominava i mercati. Era più grande, dolce e cremosa della Cavendish. Ma proprio in quegli anni un’epidemia devastante data da un fungo del genere Fusarium spazzò via intere piantagioni dell'America del sud. L’infezione prese il nome di malattia di Panama e fu un disastro economico. I produttori dovettero trovare in fretta un sostituto e scelsero la Cavendish, una varietà non commercializzata perché meno buona ma resistente a quel fungo. Così la Cavendish sostituì le Big Mike e per un certo periodo tutto sembrò risolversi. Ma le Cavendish, proprio come le Big Mike, non si sono evolute geneticamente nel corso del tempo, mentre il fungo che aveva attaccato le Big Mike, ha continuato a mutare. E così oggi, un nuovo ceppo della stessa malattia, il Fusarium Tropical Race 4, sta nuovamente minacciando le nostre banane: è attualmente confermato in 22 paesi, prevalentemente in Asia meridionale e sudorientale, Medio Oriente, Africa, Oceania e America Latina.
Al momento non esistono fungicidi efficaci contro il fungo e come contromisura gruppi di ricerca stanno lavorando allo sviluppo di piante geneticamente modificate resistenti al TR4: ma quest'ultimo punto è ancora tutto da vedere visto che le regole sulla produzione e vendita degli OGM cambiano da paese a paese.
Una cosa è certa: la biodiversità è fondamentale per mandare avanti una specie, per cui fintanto che continueremo con le monoculture l'estinzione della banana resta una possibilità concreta.