Secondo il New York Times la porchetta realizzata da un allevatore nel messinese rientra nell’elenco dei top 5 migliori prodotti gastronomici mondiali. È, quindi, la migliore d’Italia. Come la prenderanno nel Lazio?
La porchetta migliore d’Italia parla siciliano. Non ve l’aspettavate? Eppure è quello che ha “sancito” il New York Times, inserendo una porchetta della provincia di Messina (a base di maialino nero dei Nebrodi) nella top 5 delle specialità gastronomiche mondiali.
Niente Ariccia insomma, non la provincia di Viterbo o altre zone del Lazio, tanto meno Umbria o Norcia. La porchetta più buona del Paese si può assaporare in Sicilia. E il responso, per alcuni probabilmente un po’ sorprendente, dato dal New York Times è senza appello. La celebre testata statunitense nella fine del 2021 ha avuto modo di celebrare l’enogastronomia dello Stivale e, dopo aver inserito un vino calabrese tra i migliori “economici” a livello mondiale, è passata dal calice al piatto. Perché, si sa, non si può mica bere a stomaco vuoto.
Secondo il NYT infatti in provincia di Messina viene prodotta non solo la porchetta migliore d’Italia, ma probabilmente di tutto il mondo. Qualcuno potrebbe rimanerci male, specialmente nei territori del Centro dove la porchetta è praticamente un culto, un'istituzione, qualcosa di più di un semplice comfort food. Ma piaccia o non piaccia è diventata Caronia la nuova Capitale di questa preparazione così popolare, riconosciuta e riconoscibile.
Tutto merito di Giuseppe Oriti, proprietario della trattoria Il Vecchio Carro, in provincia di Messina. La sua, secondo gli statunitensi, è quindi la prima porchetta d’Italia, nonché tra le 5 specialità gastronomiche migliori a livello mondiale.
Un risultato figlio di una tradizione tramandata di generazione in generazione, con Giuseppe capace di affinare tecniche per rendere il suo prodotto così di qualità. Il segreto? Non è dato saperlo con precisione (se no che segreto sarebbe), ma la famiglia Oriti alleva maiali neri siciliani dei Nebrodi, culmine di una filosofia che da ormai 20 anni lo porta verso la lavorazione esclusivamente di prodotti suini di qualità. La carne, tenera in quanto da esemplari ancora giovani (sui 15 kg di peso, nutriti a cereali) e allevati allo stato semi brado, viene marinata e massaggiata con sale marino siciliano prima di essere infornata per 12 ore a poco più di 72 gradi.
Un lavoro minuzioso e artigianale capace di rendere questa porchetta il fiore all’occhiello della produzione di Giuseppe. E il riconoscimento arrivato dal New York Times non fa altro che ribadire la giusta strada intrapresa.
Per mangiare il miglior panino con la porchetta, insomma, bisogna recarsi in Trinacria.
Foto dalla pagina Facebook di Giorgio Oriti