Il prezzo dell'olio al supermercato continua a lievitare: +50%. Molti danno la colpa alla chiusura dei rubinetti del Marocco ma non è così che sta andando.
Basta una passeggiata tra i corridoi di un supermercato per rendersi conto dell'incredibile aumento dei prezzi che sta subendo l'olio d'oliva. Nelle ultime settimane registriamo rincari fino al 50% nella grande distribuzione per la vendita al dettaglio e per i ristoratori. Secondo la quotazione Ismea, il prezzo medio all'ingrosso dell'olio extravergine d'oliva nella seconda settimana di ottobre è di 8,78 euro al chilo. Un aumento record già previsto negli scorsi mesi: il 2023 sarà l'anno più caro di sempre nei listini dell'olio d'oliva.
Molti produttori stanno dando la "colpa" di questo rincaro alla decisione del Marocco di bloccare le esportazioni di olio: il Paese africano ha senza dubbio un ruolo in questa vicenda ma i rincari che stiamo vedendo in questi giorni sono per la maggior parte speculativi. Vediamo insieme il perché.
Il 3 ottobre il ministro dell’Agricoltura del Marocco, Mohamed Sadiki, ha firmato l'emendamento che blocca l'esportazione di olio d'oliva. Si tratta di un blocco temporaneo che serve a rimpinguare le scorte nazionali e per aiutare i marocchini ad affrontare la crisi: costringere le aziende a vendere solo internamente obbliga a un calo del prezzo nella vendita al dettaglio.
Questa decisione porta a un inevitabile aumento dei prezzi dell'olio nel resto del mondo: non è una decisione personale delle singole compagnie, è una banale legge del mercato capitalista. Prima o poi l'olio marocchino tornerà nelle nostre bottiglie e allora i prezzi scenderanno di nuovo ma nel frattempo la questione non è così semplice come sembra.
A decidere il prezzo dell'olio d'oliva ci sono due fattori al momento: il primo, quello più concreto, è dovuto dalla crisi climatica. L'Italia importa molto olio da Turchia e Marocco ma soprattutto dalla Spagna, primo produttore mondiale. Negli ultimi mesi la penisola iberica ha avuto un calo di produzione del 40% portando il proprio olio sopra i 6 euro al chilo, un prezzo mai raggiunto prima. Per questo motivo quando trovi al supermercato bottiglie di olio con il prodotto "proveniente da Paesi UE" noti questi rincari poderosi.
Il secondo motivo è assolutamente speculativo. L'olio marocchino ci mancherà nei prossimi mesi, non oggi. Tra l'altro la quota di olio proveniente dal Nord Africa non è così rilevante sul mercato globale, in particolar modo in Italia: il Marocco è il quarto esportatore d'olio d'oliva al mondo con un fatturato di quasi 24 milioni di euro ma è superato di gran lunga da Grecia (70 milioni), Italia (90 milioni) e soprattutto dalla Spagna che fattura 230 milioni di euro con l'olio esportato. Il Marocco esporta circa 9 milioni di litri di olio e nei Paesi del Medio Oriente e Nord Africa è dietro anche alla Siria che una quota che supera i 16 milioni di litri esportati. Per dare una cartina tornasole della vicenda: la Spagna esporta 509 miliardi di litri d'olio ogni anno, l'Italia ne esporta 255 milioni ed è seconda in classifica.
È vero che il 75% delle bottiglie del supermercato ha olii esteri ma è difficile che produzioni che puntano alla massa, come quelle delle marche più famose, facciano molto affidamento sull'olio marocchino anche per una semplice questione di marketing. Scrivere in etichetta che le olive utilizzate per l'olio sono extracomunitarie fa suonare un campanello d'allarme a troppi clienti.
Proprio per questi motivi un piccolo aumento del prezzo è sacrosanto ma, al contempo, suggeriamo ancor più fermamente di scegliere solo olio extravergine d'oliva di alta qualità e italiano: ormai la forbice del prezzo si è assottigliata a tal punto che sembra controproducente scegliere aziende che non sfruttano le risorse interne.