L'aglio sardo, una varietà particolare dal bulbo più piccolo e dal sapore più persistente, entra nella banca dati della biodiversità della Sardegna: è in via d'estinzione e va protetto.
L'aglio sardo è ora ufficialmente parte del Repertorio regionale dell'agrobiodiversità, una banca dati online che cataloga varietà autoctone, coltivate da tempi antichi e adattate al clima, al territorio e al suolo. Si tratta di un prodotto unico sia nell'estetica sia nel gusto: ha toni di rosa ed è piccolino, con un gusto però molto potente, persistente e aromatico. Il suo nome scientifico è "Allium sardorum" anche se comunemente tutti lo chiamano "allu". È quindi una specie tipica, con un suo patrimonio genetico. Proprio questa sua unicità va preservata: è a rischio estinzione.
Questo particolare bulbo è ufficialmente protetto dalla Sardegna, entrando a far parte della registrazione insieme a 136 risorse vegetali e 12 animali. Il processo di riconoscimento di questa risorsa genetica a rischio di estinzione è stato avviato grazie alla richiesta presentata da Silvia Mandas, imprenditrice agricola di Assemini, con il supporto delle agenzie regionali Agris e Laore.
"La mia famiglia ha coltivato l'aglio nei terreni di Decimomannu per diversi decenni, chiamandolo ‘aglino‘ per via dei suoi spicchi piccoli. Ho recuperato i semi e li ho consegnati all'Agenzia per la ricerca in agricoltura, che li ha ripiantati e studiati per un anno", racconta Anna Barbara Pisanu, ricercatrice di Agris, all'Ansa. "L'agenzia si è occupata della caratterizzazione morfo-fenotipica e tecnica dell'aglio, coltivandolo sia in situ, nelle aziende sperimentali, che ex situ, confrontandolo con la medesima coltivazione effettuata nell'azienda agricola dell'imprenditrice".
Laore (l'Agenzia per l'attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale) ha contribuito alla raccolta di documenti e interviste a anziani e coltivatori locali, confermando che l'aglio sardo viene coltivato nel territorio da oltre 25 anni, il termine minimo richiesto per l'iscrizione. "Ora — sottolinea Paola Ugas, funzionaria dell'agenzia — dobbiamo creare le condizioni per sviluppare la filiera. Attualmente, l'attenzione è focalizzata sui campi intorno a Assemini, Sestu e Decimomannu, particolarmente adatti alla coltivazione dell'aglio. L'imprenditrice ha aperto una prospettiva di valorizzazione per questa coltura, sia per sé che per le aziende agricole che decideranno di coltivarla e trasformarla in piatti preziosi della nostra ricca tradizione gastronomica o in preparazioni innovative, anche dal punto di vista curativo, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antibatteriche".
Silvia Mandas, nel frattempo, ha seguito gli insegnamenti di suo padre Emanuele e di suo nonno Luigi: "Il 2 novembre, giorno dei morti e in luna calante, nel rispetto del calendario contadino, ho piantato l'aglio. Lo raccoglieremo a giugno per dare vita a questo prodotto locale e renderlo competitivo sul mercato".