Bottiglie d'acqua senza plastica: si chiamano Ooho e sono state messe a punto da un team di ricerca spagnolo con base a Londra, pensando alle maratone e alle grandi manifestazioni sportive. Tramite la tecnica della sferificazione i tre scienziati hanno ottenuto sfere d'acqua commestibili e biodegradabili.
Per bere potrebbe bastare una bolla d'acqua: niente più bottiglie, niente più tappi, problema della sovrapproduzione di plastica almeno parzialmente risolto. Questo è l'obiettivo di Ooho, un innovativo prodotto di Skipping Rocks Lab, una startup inizialmente cresciuta tramite crowdfunding con base a Londra. Questa bolla d'acqua commestibile è "sul mercato" da alcuni anni, presentata già nel 2014 da tre ingegneri spagnoli alla ricerca di una soluzione per ridurre drasticamente il consumo di plastica. Le virgolette sono d'obbligo perché purtroppo non è ancora acquistabile al pubblico: l'azienda l'ha presentata solo in occasione di eventi pubblici o con dei temporary shop ambulanti.
La capsula è perfettamente edibile, biodegradabile e anche economica (il costo per produrre una singola bolla è di 2 centesimi): è formata da una doppia membrana gelatinosa composta da cloruro di calcio ed estratti di alga marina.
Per mostrare l'efficacia del prodotto la Skipping Rocks Lab ha proposto le Ooho agli organizzatori della maratona di Londra che hanno accettato di buon grado di distribuire 30.000 unità di queste "bolle". Questo ha portato a un risparmio calcolato di 215.000 bottiglie di plastica, il numero che solitamente viene distribuito in occasione dell'evento sportivo.
Fin dalla sua creazione gli occhi della comunità scientifica e del mondo del design si sono poggiati sulla creazione dei tre spagnoli. Un progetto insignito del Lexus Design Award nel 2014, ha vinto anche il World Technology Award nello stesso anno, il SEA Award nel 2015 e lo UK Globe Award nel 2016.
Ma come funziona esattamente Ooho? La bolla è commestibile e completamente biodegradabile, composta da una doppia pelle gelatinosa ottenuta tramite alginato di sodio. In pratica si usa la tecnica della sferificazione ideata da Unilever negli anni '50 e perfezionata dagli chef Ferran e Albert Adrià a El Bulli negli anni '90. Partendo dal liquido viene aggiunto un agente gelificante che ci fa ottenere un gel naturale.
L'obiettivo dell'azienda è di far scomparire tutti i rifiuti da imballaggio, non solo le bottiglie d'acqua: con questa tecnica si possono immagazzinare quasi tutti i liquidi, con la premessa che sia una situazione "on the go", ovvero un contesto che prevede l'uso immediato e unico del prodotto. La bolla una volta aperta non si può richiudere, tanto per intenderci, infatti l'azienda vuole usarla come sostituto alle piccole bottiglie d'acqua che si vedono per strada, usate per l'idratazione agli eventi sportivi o che si trovano nei cestini dei fast food.