La carenza di anidride carbonica colpisce le aziende italiane: l'acqua gassata scompare dai supermercati di Torino, Cuneo, Novara e dintorni. Potrebbe diventare una merce rara in tutto il Nord Italia: cerchiamo di capire i motivi di questa "emergenza".
Alla fine è successo: manca l'acqua gassata nei supermercati. L'annuncio di Sant'Anna di qualche settimana fa è stato preso da molti con il sorriso, qualcuno ha tacciato l'azienda di allarmismo eccessivo ma sembra che quel momento sia ormai giunto: in Piemonte l'acqua gassata è introvabile. Sugli scaffali è rimasta solo quella leggermente frizzante o l'effervescente naturale: pur continuandola ad ordinare alle aziende, i supermercati non riescono a reperire le bottiglie.
Per il momento il problema è circoscritto al Piemonte ma potrebbe espandersi a macchia d'olio, soprattutto al Nord dove la vendita di acqua frizzante è maggiore rispetto al sud. Il problema principale delle aziende sta nella carenza di CO2 in tutta Europa, le compagnie produttrici preferiscono destinare il diossido di carbonio al comparto della sanità, lasciando "a bocca asciutta" le produttrici d'acqua.
Il secondo problema è invece dovuto ai rincari, come ha detto lo stesso amministratore delegato di Sant'Anna: "Siamo disperati e la grande distribuzione non riconosce i forti aumenti subiti dalla nostre aziende per i rincari dell’energia e delle materie prime, arrivati fino al 130-150%". Il disagio riguarda tutti i produttori di acqua in Europa e non solo di acqua: la CO2 si usa tantissimo nell'industria alimentare e nelle pasticcerie comuni. Per ora il problema è legato all'acqua e al solo Piemonte ma presto la grana potrebbe arrivare all'industria dolciaria e a tutti gli altri reparti che utilizzano questo gas.
Il procedimento che porta la CO2 nelle bottiglie che beviamo tutti i giorni è in realtà molto affascinante: in pratica è economia circolare perché questo gas viene recuperato dagli scarti delle industrie chimiche e di fertilizzanti; le aziende "ripuliscono" il diossido di carbonio per l'uso alimentare che viene poi immesso nelle bottiglie. Si tratta di una forza positiva perché se non finisse nell'industria dell'acqua, questa CO2 andrebbe dispersa nell'ambiente provocando ulteriori danni alla natura.
Secondo il direttore generale di Acqua San Bernardo, Antonio Biella, i problemi sarebbero ancora più datati: "Tutto è iniziato tempo fa, quando il prezzo della CO2 è lievitato — dice a La Repubblica — più 300%, che tuttavia sulla singola bottiglia si traduceva in un rincaro contenuto, del 3%. Ma ora non se ne trova neanche a quei prezzi". Il caso dei supermercati di Torino e dintorni è figlio di tutte queste situazioni, di un'estate torrida che ha fatto schizzare il consumo di acqua in bottiglia ben oltre le previsioni, della siccità e dalla produzione interrotta (o ridotta) dalle aziende di acqua gassata. Potremmo trovarci di fronte a un'altra crisi, più sopportabile delle precedenti, ma comunque stressante: l'acqua gassata sta per diventare una merce rara.