La World's 50 Best Restaurants ha sentenziato: dopo un anno di silenzio a causa della pandemia torna e fa parlare di sé. Il miglior ristorante al mondo è il Noma di René Redzepi, al secondo posto il Geranium di Rasmus Kofed. Entrambi sono danesi, entrambi sono di Copenaghen città che diventa la capitale mondiale dell'alta cucina per la classifica di San Pellegrino. Sul gradino più basso del podio invece il basco Asador Etxebarri di Victor Arguinzoniz. Grande sorpresa per l'Italia con Riccardo Camanini e il suo Lido84 al 15° posto.
Dopo un anno di fermo torna la World's 50 Best Restaurants, la classifica annuale che premia i 50 migliori ristoranti al mondo. A trionfare quest'anno è il Noma 2.0 di René Redzepi che torna in vetta alla classifica trovando una "falla" nel sistema 50 Best. Sarebbe però il caso di dire che trionfa la Danimarca, la città di Copenaghen in primis, che piazza al primo e secondo posto ben due ristoranti: con lo chef di origini macedoni c'è infatti anche il Geranium di Rasmus Kofoed, che si aggiudica il 2° posto. Al terzo posto l'Asador Etxebarri di Victor Arguinzoniz.
Molto bene l'Italia rispetto all'ultima edizione, quella del 2019. I ristornati nei primi 50 posti raddoppiano e i due confermati migliorano la propria posizione: Massimiliano Alajmo col suo Le Calandre passa dalla posizione 31 alla 26; Piazza Duomo di Enrico Crippa entra addirittura in Top 20, piazzandosi al diciottesimo posto. Ritorna in graduatoria anche Niko Romito al 29° posto ed è un risultato straordinario visto che negli ultimi 15 mesi non ha fatto altro che riproporre i suoi piatti storici a un prezzo conveniente. La grande sorpresa la troviamo però alla posizione numero 15 con Riccardo Camanini e il suo Lido84 a Gardone di Riviera: lo chef lombardo conquista i giudici con la sua tecnica incredibile e si porta a casa anche il premio speciale come "ingresso più alto" in lista.
La classifica è giunta alla sua diciannovesima edizione: il lancio nel lontano 2002 fu un successo e in un decennio è riuscita a imporsi con fermezza sulla scena gastronomica mondiale. Non è eretico affermare che la 50 Best valga la Michelin nell'immaginario collettivo dei ristoratori ed è un risultato straordinario considerando l'influenza che la Guida Rossa ha avuto nel mondo, ben oltre la sfera gastronomica.
Il merito di questa classifica è stato quello di aprire una finestra sul mondo, fino ad allora rinchiuso tra la Francia e l'Italia. Non a caso la cucina scandinava ha tratto grande beneficio dalle "linee guida" della World's 50 Best Restaurants, più incentrate sulla sperimentazione che sulla tecnica classica.
L'impressione di questa prima edizione pandemica è però quella di una classifica monca: torna sul trono René Redzepi perché ha abbattuto e ricostruito in un'altra location il suo ristorante. Lo ha fatto per dei motivi ben precisi ma questo è anche un "espediente" per essere premiati nuovamente visto che il Noma figura come un ristorante nuovo ed è proprio questa la falla di cui parlavamo prima. Gli altri vincitori mancano dalla classifica a causa di una regola molto cervellotica introdotta nel 2018: per evitare la prevedibilità della 50 Best e per dare più possibilità ad altri ristoranti in gara di aggiudicarsi i primi posti, i ristoratori che in passato hanno conquistato l'oro vengono esclusi dalla classifica principale e riportati in una "Hall of Fame". Questo dona grande flessibilità alla classifica ma al contempo svilisce il primo posto per chi lo conquista: René Redzepi può davvero essere considerato il migliore al mondo se gli hanno tolto dal ring Daniel Humm, Mauro Colagreco, i fratelli Roca e Bottura? Sarebbe come assegnare un mondiale ed escludere a priori Italia, Francia, Argentina, Brasile e compagnia cantando.
La prima edizione post-Covid della classifica che assegna il premio di miglior ristorante al mondo riporta la cucina scandinava sul tetto del globo. Le prime due posizioni sono danesi, al sesto posto c'è uno svedese (Frantzen), al 47 esimo un norvegese (Maaemo). In senso assoluto sono solo 4, quanto tutti gli italiani, ma ne piazzano ben tre nelle prime sei posizioni. Come a dire che in Scandinavia sono pochi ma buoni.
Altro punto molto importante, che da sempre ha contraddistinto questa speciale classifica, è la rottura col passato: l'unico chef vecchia scuola è Victor Arguinzoniz dell'Asador Etxebarri che è vecchia scuola solo per età anagrafica. Lo chef basco cucina esclusivamente alla griglia, una cosa che gli è valsa 1 Stella Michelin nel 2010, macarons che ha anche perso. Per la 50 Best è il terzo miglior ristorante al mondo: questo mostra chiaramente la diversità di vedute tra le due regine della critica gastronomica mondiale.
La lista 2021 dei migliori ristoranti del mondo si arricchisce ulteriormente della diversità gastronomica dando grande spazio alla cucina africana, una cultura gastronomica in rampa di lancio. L'unico rappresentante di questo continente è proprio alla posizione 50, il Wolfgat in Sud Africa, ma sono stati premiati Jeremy Chan e Iré Hassan-Odukale come "Chef da tener d'occhio". Il loro Ikoyi di Londra è uno dei migliori rappresentanti della West African Cuisine. Oltre a loro ci sono numerosi esempi di ristoranti africani o chef africani in giro per il mondo nelle posizioni che vanno dalla 51 alla 100. La multiculturalità è importante per questa lista e anche quest'anno rappresenta tantissimi Paesi, ben 26: a vincere la classifica "per nazioni" sono Spagna e Stati Uniti con 6 ristoranti a testa.