La ciambella di Homer Simpson ha una storia molto legata alle tragedie del Novecento: i grandi flussi migratori, le due guerre mondiali, la Grande Depressione. Sono un dolce storico, dichiarato "cibo del secolo" nel 1933. Vediamo la storia dei donuts (o doughnut).
L'iconografia pop ci fa fare immediatamente una correlazione automatica: dici "donuts" e pensi subito a Homer Simpson e alle sue ciambelle glassate, colorate, ripiene di crema, ciccione e ricoperte di zuccherini. Uno sguardo rapido e parte in automatico la voce del compianto Tonino Accolla che dice "ciambelleee", seguito dal verso della bava del capofamiglia inventato da Matt Groening . L'aspetto è invitante, ci sono tantissimi gusti diversi e fanno parte dell'arte dolciaria tradizionale nordamericana: tanto per restare negli stereotipi possiamo anche dire che sono incredibilmente caloriche.
Questo dolci sono diffusi in molti Paesi dell'Occidente e possono essere acquistati nelle panetterie, nei supermercati, nelle bancarelle o in celebri catene dedicate come Dunkin' Donuts e Krispy Kreme negli Stati Uniti o Tim Horton in Canada, per non parlare del famosissimo Randy's a Los Angeles con la ciambellona gigante all'esterno del negozio che si intravede in film e videoclip musicali (i Red Hot Chili Peppers ci passano attraverso in Californication ad esempio). Vediamo tutta la storia dei donuts (o doughnut) perché c'è molto altro oltre ai riferimenti alla pop culture occidentale.
Innanzitutto cerchiamo di capire di cosa si tratta: i donuts sono delle ciambelle di farina fritte. La descrizione è scarna perché in realtà le ricette sono molto varie: possiamo trovarle con impasti di acqua, lievito, uova, latte, zucchero, olio, grasso alimentare e aromi naturali o artificiali; possono essere col buco o senza buco, ripiene o semplici. Perfino l'esterno può cambiare grazie alle tipologia di pastelle, ai rivestimenti e agli aromi come zucchero, cioccolato o glassa di sciroppo d'acero. Pensate che sia finita qui? Vi sbagliate di grosso perché perfino la forma muta: siamo abituati a immaginarle come ciambelle ma possono essere anche sferiche, ad anellini, a trecce, a torta. Di tutto e di più per un universo infinito che va sotto la macro categoria "Donuts".
In Europa ce le immaginiamo col buco, colorate e farcite di frutta, panna, crema inglese o altri ripieni perché sono le varietà più famose e vendute in tutto il Nord America. Le varianti di doughnut sono davvero tantissime e tutte molto apprezzate dal pubblico, tanto da creare fast food, caffetterie e ristoranti a tema: si stima che negli Stati Uniti se ne mangino 10 miliardi l'anno, una media annuale di 31 a testa.
La tradizione di fare un impasto, friggerlo e ricoprirlo di sostanze zuccherose si perde nei millenni: prima i Greci, poi i Romani in Europa; ci sono ritrovamenti in Nord America che attestano dolci simili ai Nativi americani fin dall'epoca preistorica. Secondo Michael Krondl, un famoso scrittore gastronomico, la prima menzione di un impasto fritto in olio d’oliva e ricoperto di miele è egizia, ma questo tipo di dolcetti si trovano nelle tradizioni di tutto il mondo: in Cina ci sono gli youtiao, simili ai churros spagnoli, in Israele ci sono gli sufganiyot, antenati dei krapfen. Nel XII secolo in Europa arrivano gli Arabi e, con loro, un dolcetto fritto e inzuppato nello sciroppo, che si sarebbe diffuso a macchia d'olio in Germania, Inghilterra e Paesi Bassi. In queste nazioni lo zucchero scarseggiava e così diventarono i primi pasticci fritti salati, ripieni di carne e funghi.
Sempre in Olanda troviamo le vere antenate dei donuts americani: le olykoeks, traducibile letteralmente con "palle d'olio", ovvero delle paste cresciute arricchite di frutta secca e mele. Proprio da qui nascono i doughnuts americani: i Padri Pellegrini le esportano nel Nuovo Mondo grazie al "De Verstandige Kock", il più importante ricettario della storia olandese, pubblicato nel 1667 e contenente la più antica ricetta delle olykoeks. Proprio come successo con la cucina italo-americana e il libro di Pellegrino Artusi, gli emigranti olandesi si sono uniti attorno a un libro di cucina per creare una nuova tradizione culinaria rimasta rinchiusa nella comunità olandese fino all'Ottocento.
Quando si parla di neerlandesi in America il pensiero deve andare immediatamente a New York: la città è stata fondata come New Amsterdam ed è stata ceduta agli inglesi in cambio dell'Isola di Run in Indonesia, un piccolo appezzamento di terra in un arcipelago infinito, ma ricco di noce moscata. Non è un caso dunque se la prima ricetta dei donuts sia stata ritrovata nell'History of New York del 1809:
"A volte la tavola era impreziosita con immense torte di mele, piattini pieni di pesche e pere sciroppate, e non mancava mai un enorme piatto di palline di impasto zuccherato, fritte nel grasso del maiale e chiamate dough-nuts e olykoeks: un tipo di dolce delizioso, al momento poco conosciuto in questa città tranne che nelle autentiche famiglie olandesi".
Gli americani cominciano ad apprezzare davvero questa preparazione una trentina d'anni dopo questo libro, con l'arrivo sul mercato del lievito in polvere: preparare i doughnut diventa più facile grazie a una pastella di farina, latte, sale, zucchero, uova e questo lievito, con l'impasto che può essere fritto immediatamente. Questa evoluzione tecnologica permette alle casalinghe statunitensi di preparare a casa le ciambelle.
La storia dei donuts cambia radicalmente negli anni Trenta grazie ad Hanson Gregory, un capitano della marina della I Guerra Mondiale: fino a questo momento i doughnuts sono preparati a strisce, non a ciambelle, ed è così che la mamma di Gregory li spedisce in nave al proprio figlio. Qui il capitano ha delle difficoltà nella consumazione di questo dolce cibo perché per guidare il timone della nave è costretto a usare entrambe le mani. Che soluzione adottare? Un giorno il capitano infilza un donuts su una delle maniglie così da poterlo assaporare tranquillamente e pilotare la nave senza problemi. Anche se sembra una leggenda, i reperti storici danno questa storia come veritiera: quando il capitano torna dalla guerra sparge la voce di questa invenzione che cambierà per sempre la pasticceria americana.
I donuts sono strettamente legati alla Grande Guerra, possiamo dire che è il "cibo ufficiale" del conflitto. Questo grazie alle "doughnut lassies", le volontarie dell’Esercito della Salvezza in Francia, che friggono i doughnut, a volte perfino negli elmetti dei soldati, e li distribuiscono ai militari per farli sentire un po' a casa. Il legame tra l'ente benefico e questa ciambella persiste ancora oggi grazie a una tradizione inaugurata nel 1938: per aiutare le persone che hanno perso tutto nella Grande Depressione organizzano una raccolta fondi vendendo donuts. Questa iniziativa ha dato vita al National Doughnut Day, che si festeggia ogni primo venerdì di giugno. Queste ciambelle sono state uno dei pochi sfizi del periodo perché il costo era di un nichelino a pezzo: così popolari ed economiche che gli immigrati arrivati a Ellis Island erano accolti soltanto con due cose, un doughnut e una coperta. Anche per questo nel 1933 sono stati nominati "cibo del secolo" alla Fiera Mondiale di Chicago, lo stesso anno in cui il 19enne Vernon Rudolph fonda Krispy Kreme Doughnut Company, azienda che oggi fattura oltre 500 milioni di dollari l'anno.
Ci deve essere stato qualcosa nel corso del Novecento a legare questo dolce ai conflitti globali perché, proprio nei 20 anni che separano i due eventi bellici, c'è stata l'esplosione della "donut-mania". Con la II Guerra Mondiale anche la Croce Rossa si accoda all'Esercito della Salvezza e comincia a friggere e distribuire doughnut: le infermiere vengono soprannominate "Doughnut Dollies", le bambole dei doughnut. Le ciambelle vengono preparate grazie all'invenzione di un rifugiato ebreo scappato dalla Russia zarista: crea un macchinario dal nome meraviglioso, il "Wonderful Almost Human Automatic Doughnut Machine", traducibile con "la macchina fantastica e quasi umana per fare i doughnuts automaticamente". La macchina riesce a fare decine di dolcetti molto rapidamente e viene venduta in tutto il mondo arrivando nel vivo del conflitto. Tutta questa attenzione al fronte ha creato un mare di veterani-pasticcieri o imprenditori che, di ritorno negli Stati Uniti, cominciano ad aprire negozi specializzati.
Affascinato da questa nuova moda, il giovane William Rosenberg decide di cambiare il format di famiglia, una caffetteria votata alla colazione, per trasformarla in un locale che offre solo donuts. Il suo sogno è più grande: trasformare questo negozietto nella "più grande catena di caffè e prodotti da forno al mondo". Rosenberg ci riuscirà: nel 1950 cambia il nome al locale ribattezzando l'azienda in "Dunkin Donut", dopo 30 anni di lavoro la caffetteria arriva in 37 Paesi con 5000 punti vendita sparsi per tutto il globo creando la più grande rivalità gastronomica dell'Occidente dopo la sfida tra McDonald's e Burger King.
Il "conflitto" tra Dunkin e Krispy Kreme in America e Canada è su tutta la linea: tendono ad aprire vicini per una sfida territoriale, ogni anno cercano di accaparrarsi i clienti dell'altro, i primi usano il lievito chimico, i secondi il lievito di birra. Anche nei nomi c'è guerra, doughnut contro donut. Quest'ultimo è una variante del primo diffusasi negli ultimi 40 anni sfruttando la tendenza degli americani a semplificare e scrivere i termini così come si pronunciano. In realtà il termine "donut" compare fin dal 1883, ma molti lo ritengono un errore finché la Doughnt Machine Corporation (l'azienda produttrice della "macchina quasi umana" di cui abbiamo parlato) non cambia il nome in Donut Machine Corporation per internazionalizzare il brand.
Nel primo incontro tra Peter Griffin e Homer Simpson le ciambelle sono protagoniste: Peter non riesce a pagare le ciambelle che gli verranno offerte da Homer perché "ogni essere umano dovrebbe potersi permettere una ciambella". Un rapporto amichevole che sfocerà in una stranissima amicizia nel più atteso spin off delle serie comedy americane.
In Italia questo dolce non ha mai avuto grande fortuna ed è conosciuto soprattutto grazie ai prodotti televisivi. Un po' per l'eccessiva dolcezza, un po' per la grande tradizione pasticciera della nostra gastronomia, i donuts non colpiscono la nostra fantasia.
L'Italia è uno dei pochi Paesi al mondo a non avere né un Dunkin Donuts né un Krispy Kreme ad esempio: c'è stato un avvicinamento di Dunkin nel 1999 con l'apertura di alcuni piccoli punti vendita in posti strategici di Roma, ma dopo soli tre anni sono falliti tutti. Da quel momento in poi più nessuno ha messo piede in Italia ma sono nati diversi negozi dedicati nelle grandi città: piccole botteghe artigianali che soddisfano una nicchia di pubblico, a dir la verità molto ristretta.