La minaccia dei dazi del 200% sta paralizzando il settore del vino italiano, con migliaia di bottiglie ferme e ordini annullati. Il rischio è che il mercato americano, oggi uno dei più importanti per il nostro vino, diventi troppo costoso e difficile da raggiungere.
L'export del vino italiano negli Stati Uniti vale quasi due miliardi di euro ma i dazi del 200% paventati da Trump azzererebbero i guadagni delle aziende. Veneto, Toscana e Piemonte, con le loro produzioni di eccellenza, sarebbero le regioni più colpite: il Prosecco, in particolare, ha conquistato il palato degli americani con un'impennata delle vendite del 41% nel 2024 e vedrebbe il proprio valore crollare sul mercato. Il problema reale è che la sola minaccia dei dazi ha bloccato l'export italiano e questo potrebbe essere un grosso problema per il settore.
I dazi al 200% per il vino (europeo, non solo italiano) sono la risposta ai dazi Ue sul whiskey americano, un vero e proprio conflitto commerciale tra le due sponde dell'Atlantico. A essere maggiormente colpita dalla misura è senza dubbio l'Italia che è il primo esportatore di vino negli Stati Uniti e nel 2024 ha spedito oltre il 24% del totale della sua produzione, con un valore di 1,93 miliardi di euro. Se i dazi al 200% diventassero realtà, questo mercato rischierebbe di collassare completamente. Il problema non riguarda solo i produttori italiani, ma anche l’economia americana: secondo l’Osservatorio di Unione Italiana Vini, ogni euro speso per il vino importato genera 4,5 euro di ricchezza per gli Stati Uniti. Insomma, questi dazi rischiano di essere un gioco a perdere per tutti "con un rapporto di 6 a 1".
A sottolineare l'importanza della battaglia è Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv, che a margine di un incontro alla Farnesina parla di "situazioni grottesche in cui tutti si trovano a perdere. Siamo al sonno della ragione che genera mostri, speriamo in un pronto risveglio da questo incubo". I produttori italiani esprimono forte preoccupazione per le possibili conseguenze dei dazi. "Sarebbe un colpo durissimo per il nostro settore", afferma all'Avvenire Giuseppe Bursi, presidente di Cantine Settesoli. "I nostri vini, con un prezzo medio di 13-14 dollari negli Usa, diventerebbero inaccessibili per molti consumatori". Anche Francesco Mazzei, ceo di Marchesi Mazzei, sempre all'Avvenire sottolinea l'importanza del dialogo: "Le trattative diplomatiche e commerciali sono fondamentali per evitare un'escalation che danneggerebbe le relazioni economiche tra Stati Uniti e Europa". Di diverso avviso Angelo Gaja che al Foglio dice di essere sereno perché "I prodotti italiani sono amatissimi, e ce ne vuole prima che il consumatore americano smetta di comprarli per passare ai vini cileni o a quelli australiani" e che non bisogna contare sempre sulla politica per far quadrare i conti.
Il problema reale però è un altro: anche solo la notizia di questi dazi ha già avuto effetti concreti e immediati. Molti importatori americani hanno deciso di bloccare gli ordini, temendo di dover pagare il doppio o il triplo per ogni bottiglia una volta che la merce arriverà negli Stati Uniti. Il risultato? Milioni di bottiglie ferme nelle cantine e nei porti, senza una chiara prospettiva di vendita. Sandro Sartor, presidente di Ruffino, ha spiegato che al momento hanno quasi un milione di bottiglie chiuse in un deposito a causa delle disdette. Se un container partisse oggi da Livorno, arriverebbe negli USA dopo la metà di aprile, quando i dazi potrebbero essere già in vigore. Il rischio di pagare un 200% di tasse su ogni bottiglia è troppo alto per gli importatori americani, che hanno preferito cancellare gli ordini. Persino US Wine Trade Alliance, l’associazione degli importatori americani, ha consigliato ai suoi membri di interrompere tutte le importazioni dall’Europa per evitare di rimanere bloccati con carichi di vino che potrebbero diventare improvvisamente troppo costosi da vendere.
E quindi ora cosa potrebbe succedere? La Commissione Europea ha rimandato dall'1 al 13 aprile l’applicazione dei dazi europei sui prodotti americani nella speranza di trovare un accordo con gli Stati Uniti ma se Trump dovesse confermare la sua decisione, i dazi sul vino europeo potrebbero scattare immediatamente dopo. Per il settore vinicolo italiano sarebbe un colpo durissimo: non solo per il crollo delle vendite negli USA, ma anche perché trovare mercati alternativi per milioni di bottiglie richiederebbe molto tempo e potrebbe portare a una riduzione dei prezzi, con perdite ingenti per le aziende vinicole.