La siccità non risparmia l'olio extravergine di oliva. Preoccupante segno meno per la campagna olivicola 2022/23: in Puglia la produzione crolla di oltre il 50%.
"A causa della siccità e dei cambiamenti climatici l’Italia ha perso il 37% della produzione di olio d’oliva con un impatto pesante sulla disponibilità di prodotto e sui bilanci delle aziende, colpite dagli aumenti record dei costi di produzione legati alla guerra in Ucraina". Sono le prime, esemplificative, righe di una nota pubblicata sul sito della Coldiretti. Poche parole che sintetizzano una situazione drammatica per l'agricoltura e l'agroalimentare italiano, sempre più sotto il giogo della siccità.
Da mesi ormai si sta parlando dell'emergenza siccità sul mondo dell'agricoltura italiana (ma non solamente). Se a causa del surriscaldamento globale, entro pochi anni, potrebbero rivelarsi sempre più idonei alla produzione di vino territori fino a poco fa inadatti alla vigna, anche l'olio paga le conseguenze del climate change.
Nel nostro Paese la situazione è di emergenza: qualche mese fa si era parlato come, anche a causa del caldo, la previsione sulla produzione di olio non sarebbe state delle più rosee, ora abbiamo i dati ufficiali a sottolineare il tutto. Nella sua nota Coldiretti informa come, a livello complessivo, l'ultima campagna olivicola : "… vede una produzione di 208 milioni di chili di olio d’oliva contro i 329 milioni di chili dell’annata precedente". Praticamente un terzo in meno rispetto a un anno fa, con punte di oltre il 50% di calo produttivo raggiunte al Sud Italia. In Puglia, dove si combatte anche contro la Xylella, si registra una diminuzione di circa il 52%: "La produzione della Puglia nel 2022 – riferiscono Coldiretti Puglia e Unaprol – è crollata a circa 86 milioni di chili, in netta diminuzione rispetto alla campagna precedente con il cambiamento del clima che ha tagliato i raccolti".
Non se la passano di certo meglio le altre Regioni del Sud Italia. In Calabria la produzione ha conosciuto un -42%, -40% per la Basilicata, -25% in Sicilia, e -13% in Sardegna. In Abruzzo si è registrato un -40%, in Molise e Sardegna rispettivamente -15% e -13%. In tutto ciò però al Centro si registra un segno più: 27% in Toscana e in Umbria, 25% nelle Marche e 17% nel Lazio.