La grave siccità sta mettendo in crisi anche il comparto del riso italiano. Il calo della produzione, secondo le stime, si assesterà attorno al 30%, con il pericolo speculazione e rincari all'orizzonte.
A causa della siccità il mercato del riso italiano subirà un taglio del 30% sulla produzione. A rischio varietà coltivate solamente in Italia come Carnaroli o Roma. E all'orizzonte spunta il pericolo speculazione.
Quest'anno il caldo torrenziale è arrivato in anticipo rispetto al solito e, conseguentemente, gran parte del settore agricolo italiano è già in allarme. La siccità ha da giorni attanagliato il Nord Italia, prosciugato i fiumi, con gli agricoltori messi in costante e crescente difficoltà da una crisi che potrebbe rivelarsi irreversibile.
Una crisi che colpisce anche il settore del riso: secondo quanto comunicato da Cia-Agricoltori le perdite di Carnaroli, Arborio e Roma, varietà di cui l'Italia è l'unico produttore a livello mondiale, si assesteranno attorno al 30%.
La siccità di questa prima parte d'estate, dovuta a un drastico calo delle precipitazioni negli ultimi mesi, "… toglierà dal piatto almeno un 30% di riso Made in Italy – recita la nota diramata da Cia-Agricoltori – … le ondate di calore anomale e le precipitazioni dimezzate di questi ultimi sei mesi, con la perdita di risorsa idrica drammaticamente pari al 90%, stanno prosciugando ettari su ettari di risaie al Nord". Qualora non dovesse piovere nemmeno nei prossimi giorni, si comunica, entrerebbe in una ancor più drammatica crisi anche l'intero comparto legato al riso, il quale aveva da poco iniziato a riprendersi dopo le difficoltà date dalla pandemia. Quello del riso è un mercato, in Italia, da 2 milioni di tonnellate l’anno prodotte su circa 227 mila ettari. In buona sintesi, oltre il 50% dell’intera produzione europea.
In che modo il consumatore finale potrebbe essere colpito da questa crisi? Tramite un rincaro registrato nella grande distribuzione: con meno riso a disposizione si avrà un aumento dei prezzi finali, e i clienti si vedranno costretti a pagare le conseguenze di questa emergenza. Il pericolo speculazione, inoltre, è sempre vivo.
"Bisogna costruire soluzioni, innovative e sostenibili, per far fronte ai cambiamenti climatici -commenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- … serve nuovo modo di fare agricoltura, sostenibile per l’economia delle imprese, oltre che per l’ambiente, e sostenuta da strumenti, assicurativi per esempio, flessibili e più adeguati alle calamità in avanzata. Il Dpcm contro la siccità sia rapido nelle risposte e lungimirante nelle misure in prospettiva”.