In Sardegna è entrata in vigore un'ordinanza che vieta, fino al 2024, la pesca dei ricci di mare. Normativa volta alla tutela di questa specie, messa a rischio dalla raccolta incontrollata e di massa.
Niente più pesca dei ricci di mare in Sardegna da qui ai prossimi anni. Entrerà in vigore il 22 gennaio il decreto (già introdotto dalla legge regionale 17 del 22 novembre 2021) che vieta la raccolta di questa specie marina da qui al 2024. Misura resasi necessaria per salvaguardare l’ecosistema marino sardo e garantire il ripopolamento di una varietà messa in pericolo dalla pesca intensiva.
La sopravvivenza del Paracentrotus lividus, questo il nome scientifico del riccio di mare, specialmente in Sardegna è a rischio a causa di un’attività di raccolta intensiva e incontrollata, dettata da esigenze di mercato sempre crescenti. Particolarmente pregiata in cucina è la polpa di questi animali, utilizzata da ristoranti non solamente dell’isola ma richiesta in gran parte d’Italia.
Uno stop reso necessario, come spiega l’assessora regionale dell’Agricoltura Gabriella Murgia, per permettere il ripopolamento della specie nelle acque sarde. “Questo sovra sfruttamento – ha dichiarato la Murgia – se perpetrato, potrebbe determinare nel breve periodo il collasso della risorsa e l'estinzione commerciale della specie”.
Ironia della sorte, in altre località mediterranee (come la Spagna) i ricci sono considerati quasi una piaga, data l’eccessiva presenza nei fondali marini.
I pescatori subacquei professionisti – la raccolta dei ricci può avvenire solo manualmente, per immersione, data anche la delicatezza del loro habitat – vedendosi tagliare in questo modo una bella fetta dei loro guadagni, saranno risarciti con degli indennizzi già approvati: 400mila euro per il 2021, 1 milione e 200mila euro per il 2022 e il 2023, per un totale di 2 milioni e 800mila euro.
Si tratta del secondo importante stop alla cattura di una specie marina la cui sopravvivenza è messa in pericolo dalla raccolta incontrollata. Pochi giorni fa, infatti, nelle acque italiane è stata vietata la pesca dei cetrioli di mare.
Durante i tre anni di stop, ha spiegato la stessa assessora regionale, verranno avviati dei progetti di “monitoraggio scientifico per valutare gli effetti della chiusura della pesca”, dando l’opportunità agli operatori di effettuare attività di recupero ambientale, “come la pulizia dei fondali e la rimozione delle attrezzature di pesca”.
A livello mondiale il 1995 è stato l'anno di massima raccolta del riccio di mare, con 120 mila tonnellate di esemplari pescati, a fronte delle circa 60 mila delle ultime stagioni (dati FishStatJ). Attualmente è il Cile il Paese principale produttore di questa specie, coprendo circa la metà della richiesta internazionale. Islanda, Spagna, Francia e Italia invece sono i primi "raccoglitori" europei. Proprio in Sardegna, secondo i dati, il consumo annuo si assesta a poco meno di 2 mila tonnellate, per un valore lordo di quasi 10 milioni di euro.