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30 Agosto 2024 11:12

La rivolta contro la carbonara in lattina di Heinz: opportunità commerciale o puro Italian Sounding?

Il lancio della carbonara in lattina da parte del noto marchio Heinz ha scatenato critiche e polemiche feroci: da un lato il fenomeno dell'Italian Sounding, dall'altro le opportunità che il capitalismo permette di cogliere.

A cura di Francesca Fiore
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“Spaghetti carbonara, pasta in creamy sauce with pancetta”: è questo il claim dell'etichetta, rosa su sfondo giallo, della nuova impresa del celebre marchio Heinz, azienda americana molto famosa soprattutto per le sue salse, pronta a lanciare la versione fast del piatto romano. Naturalmente, questo ha scatenato la rivolta degli chef italiani, e non solo, che hanno criticato aspramente questa scelta commerciale. L'obiettivo dell'azienda, esplicitamente dichiarato, è quello di fornire alla Generazione Z – che a quanto apprendiamo non ha alcuna voglia di cucinare – un piatto di pasta a 2,50. Si tratta di un'opportunità commerciale che Heinz ha fatto bene a cogliere o di puro Italian sounding?

La carbonara in lattina: è il capitalismo baby

Premettiamo che il nostro sistema permette a chiunque rispetti le regole sanitarie e abbia un'idea commerciabile, di immettere un prodotto nel sistema: Heinz è liberissima di vendere una carbonara in lattina, posto che qualcuno la voglia comprare. L'azienda americana, fra l'altro, non è nuova a questo genere di prodotti: sul mercato inglese ha già proposto con successo i "beef ravioli", gli "spaghetti bolognese" e gli "hoops" (gli anellini al pomodoro), naturalmente tutti in lattina. In Italia e non solo molti chef noti hanno aspramente criticato il prodotto, che però non è destinato al nostro Paese, primo fra tutti Gianfranco Vissani, cosa che non ci sorprende affatto ("Li manderei a quel Paese, con queste proposte stanno distruggendo la cultura italiana e la nostra cucina. Si dovrebbero vergognare" come riposta il Corriere della Sera), fino a Cristina Bowerman, che ha definito l'idea "orrenda, una bastardizzazione della nostra cucina".

La carbonara in lattina e l'Italian Sounding

Ma la carbonara in lattina è Italian Sounding? Assolutamntente sì, la carbonara in lattina della Heinz è un chiaro esempio di Italian Sounding, avendo tutti gli elementi per definirlo così. Per prima cosa il nome: "carbonara" è un piatto tipico della cucina romana, con una ricetta ben precisa e ingredienti specifici. Associare questo nome a un prodotto industriale in lattina è fuorviante per il consumatore, che potrebbe pensare di acquistare un prodotto artigianale o almeno fedele alla ricetta originale.

Inoltre, la semplificazione della ricetta: la carbonara è un piatto semplice, ma anche molto contestato, che richiede ingredienti freschi e di qualità. Ridurla a una preparazione industriale in lattina significa semplificare enormemente la ricetta, perdendo completamente il sapore e la consistenza del piatto originale. Ed ecco forse qual è il vero problema: il costo così basso da farci pensare che gli ingredienti usati, al di là dell'aderenza o meno alla tradizione, siano veramente di scarsa qualità. Infine, perché dare per scontato che la Generazione Z abbia così poca voglia di cucinare?

La responsabilità (inesistente) di Heinz e la necessità di informare

Che colpe ha Heinz in tutto questo? Nessuna, perché, come dicevamo sopra, l'azienda è liberissima di progettare e immettere sul mercato i prodotti che vuole, posto il rispetto delle norme di legge e del resto i prodotti "pret a manger" sono proprio il suo target. Del resto, in Italia consumiamo sushi con la Philadelphia e poke con il riso, due elementi che non hanno nulla a che fare con le ricette originali dei piatti a cui sono legati. Non è certo l'azienda americana la responsabile di questo "sfregio" alla cultura, che diventa sfregio solo quando si parla della nostra cultura gastronomica e meno quando mettiamo la maionese sui noodles.

La responsabilità del contrasto del fenomeno dell‘Italian Sounding non può essere imputata a un'azienda o a un sistema che non prevede nessun tipo di sensibilità per questi aspetti, quanto alle persone che lavorano con il cibo. Comunicare in modo chiaro e trasparente l'origine e la qualità dei prodotti, utilizzando un linguaggio semplice e diretto è responsabilità delle nostre istituzioni e di cuochi, giornalisti, produttori, addetti ai lavori, che spesso però si sono arroccati in una torre d'avorio culturale pressoché inviolabile. Sottolineare il legame tra il prodotto e il territorio di origine, raccontando la storia e le tradizioni che stanno alla base della sua produzione e infine garantire la massima tracciabilità. Più che urlare allo scandalo quando un'azienda immette sul mercato un prodotto critico, dovremmo lavorare ogni giorno per il rispetto non solo della nostra cultura gastronomica, ma anche quella degli altri.

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Quello che i piatti non dicono
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