In Campania c'è un liquore non molto conosciuto che ha un nome unico nel suo genere: l'amaro pucchiacchella. Questo prodotto, molto pregiato a dire il vero, condivide il nome con un vezzeggiativo dell'organo femminile: a Napoli la pucchiacchella è la vagina, a Ischia è (anche) un liquore buonissimo. In realtà hanno ragione gli ischitani: è il vezzeggiativo che prende ispirazione dall'erba con cui si produce il liquore, la portulaca, e non viceversa. Vediamo come si fa la pucchiacchella ischitana e perché ha questo nome tanto particolare.
Il nome non è altro che il dialetto della portulaca. Nel capoluogo campano un tempo veniva raccolta insieme a tante altre erbe infestanti, su tutte la celebre rucola, e ancora oggi esiste un'insalata di portulaca e rucola che fanno soprattutto a Ischia. Questa ricetta è uguale all'insalata di Ferragosto in Sicilia, la purciddana, e alla porcacchia romana, un'insalata a base di postulaca, rucola e misticanza. Molti chiamano quest'erba anche fratesca o erba dei frati perché solitamente i prelati la regalano nel giro di elemosina alle varie famiglie che visitano.
La portulaca ha grandi proprietà depurative, dissetanti e antidiabetiche, cresce spontaneamente e viene raccolta da sempre, tant'è che il suo nome italiano corrisponde al suo nome latino. Il liquore di pucchiacchella si chiama così, dunque, perché è un amaro fatto con la portulaca, tradotta in napoletano. In Campania poi questo termine ha ampliato il suo campo semantico perché la fratesca cresce poco alta, quasi rasa al suolo e questo potrebbe essere il motivo che avrebbe spinto i napoletani a usare la portulaca come similitudine dell'organo sessuale femminile.
Liquore antichissimo e dal sapore molto particolare (erbaceo e amaro), solitamente usato come digestivo perché sfrutterebbe le proprietà eupeptiche della portulaca. Non è così ma il sapore merita comunque lo sforzo. La ricetta è semplicissima ma ci vuole molta pazienza.
Per prima cosa devi lavare bene l'erba e asciugarla, poi mettila in un barattolo di vetro pieno d'alcol. Chiudi bene il barattolo e lascia macerare la portulaca per ben 20 giorni, ricordando però di scuotere animatamente il recipiente almeno una volta al giorno. Trascorso il tempo indicato fai bollire acqua e zucchero finché quest'ultimo non si scioglie. Lascia raffreddare lo sciroppo e aggiungilo al liquore precedentemente filtrato. Imbottiglia il tutto ma non berlo ancora, il sapore sarebbe stomachevole. Ci vogliono almeno un paio di mesi in bottiglia prima di poter gustare questa specialità dell'isola di Ischia. Consigliamo di servirlo molto freddo.