La produzione peggiore degli ultimi 60 anni è in realtà un trend preoccupante, a causa dei cambiamenti climatici, che però è sospinto dal riposizionamento commerciale di Cina e Stati Uniti che hanno deciso di ridurre notevolmente il numero di vigne.
La produzione globale di vino nel 2024 è destinata a raggiungere il livello più basso degli ultimi 63 anni, secondo le stime dell'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV). Si prevede che il volume totale si attesterà tra 227 e 235 milioni di ettolitri, segnando una riduzione rispetto ai già bassi 237 milioni di ettolitri del 2023. Questo rappresenta un calo significativo rispetto alla media degli ultimi decenni, solitamente compresa tra 250 e 300 milioni di ettolitri. L'OIV fa un po' di allarmismo citando l'annata del 1961 perché in realtà il calo di produzione è un trend degli ultimi anni. Anche quella dell'anno scorso è stata "la peggiore annata dal 1961", anno in cui furono prodotti solo 214 milioni di ettolitri nel mondo.
Sull'OIV leggiamo che l'ammontare produttivo enoico è stato abbattuto dal maltempo e dalla siccità estrema, fattori che hanno portato a un calo del 2% rispetto alla già scarsa annata 2023. Negli ultimi 15 anni, la produzione mondiale di vino ha mostrato una notevole variabilità, principalmente a causa di fattori climatici e socioeconomici ma sono tendenzialmente in calo a parte un paio di picchi casuali. I dati sono i seguenti (espressi in milioni di ettolitri – Mhl):
Le oscillazioni sono spesso legate a eventi climatici estremi, come siccità, gelate, grandinate, e a cambiamenti strutturali nel settore, tra cui un calo della domanda in alcuni mercati e riorganizzazioni produttive in Paesi come Cina e Stati Uniti.
Ma che successe in questo benedetto 1961? Venne eretto il muro di Berlino, Jurij Gagarin divenne il primo uomo nello spazio e nel mondo ci fu la più grande crisi vitivinicola da quando registriamo questi dati. Nel 1961, la produzione mondiale di vino raggiunse uno dei livelli più bassi del secolo, attestandosi a soli 214 milioni di ettolitri. Questo risultato fu il prodotto di condizioni climatiche avverse che penalizzarono la viticoltura globale, un fenomeno analogo a quello che si sta osservando in tempi recenti.
Le principali cause furono gelate tardive e precipitazioni irregolari, che influenzarono negativamente sia la fioritura sia la maturazione delle uve. In alcune regioni, inoltre, si registrò un aumento delle malattie delle viti, complici condizioni climatiche che favorirono muffe e parassiti. Questo contesto si inserì in un periodo storico in cui le tecnologie e le conoscenze agricole erano meno avanzate rispetto a oggi, rendendo i viticoltori più vulnerabili alle variazioni climatiche Questi eventi del 1961 rappresentano uno dei pochi precedenti di produzioni così basse, ora paragonabili alle previsioni per il 2024 o rispetto a quanto abbiamo vissuto nel 2023. Tali riduzioni odierne sono legate a siccità, gelate, incendi boschivi e altre manifestazioni estreme del cambiamento climatico, ma riflettono anche una tendenza a lungo termine di maggiore vulnerabilità della produzione vinicola alle condizioni ambientali.