Riconosciuta la registrazione del marchio collettivo "Piadina romagnola", con il relativo simbolo del galletto, in relazione a "Piadina prodotta in Italia" presso l'Ufficio brevetti giapponese: uno passo importante per contrastare i molti tentativi di contraffazione del prodotto all'estero.
La Piadina romagnola ottiene l'Indicazione geografica protetta anche in Giappone, segnando un punto ulteriore contro i tentativi di imitazione del prodotto, quel fenomeno conosciuto come Italian sounding. Il riconoscimento del marchio da parte del Jpo (l’Ufficio brevetti giapponese) dà la possibilità di usare la dicitura ufficiale e il marchio del galletto ai soci, previa autorizzazione del consorzio, naturalmente sottoponendo il prodotto alle regole del disciplinare Igp. Inoltre, le aziende socie interessate all'esportazione sul mercato giapponese, infatti, dovranno essere autorizzate dal Consorzio per l'utilizzo del marchio. Si tratta di uno dei prodotti italiani più amati all'estero, che subisce continuamente tentativi di imitazione e contraffazione.
Cosa vuol dire ottenere l'Igp in Giappone? In sostanza all’interno dello Stato del Sol Levante solo i soci del consorzio potranno utilizzare la dicitura “Piadina romagnola” che tutela il prodotto realizzato nel territorio della Romagna secondo disciplinare. Non solo il riconoscimento delle regole del disciplinare, ma un altro livello di controllo viene istituito per l'export del prodotto: le aziende socie interessate all'esportazione sul mercato giapponese, infatti, dovranno essere autorizzate dal Consorzio per l'utilizzo del marchio collettivo del galletto, una procedura già in vigore negli Stati Uniti, Svizzera e San Marino. Tutto questo a dieci anni dal riconoscimento Igp sul prodotto italiano, ottenuto dal consorzio di tutela.
Anche in Giappone adesso il prodotto simbolo della tradizione gastronomica romagnola sarà protetto da un disciplinare di produzione, con regole precise, modificato fra l'altro da non molto tempo. La ricetta tradizionale, infatti, prevederebbe infatti solo quattro ingredienti: farina di grano, acqua, sale, e grassi, che possono variare dallo strutto all’olio d’oliva, in base alla tradizione locale. L’uso di conservanti o additivi è vietato. Le modifiche recenti hanno riguardato l'apertura verso farine di farro, latte vaccino (in quantità pari o inferiore a 300 ml), miele di fiori (per un massimo di 20 grammi) e olio di semi di girasole, a patto che sia usato in quantità inferiore all’olio extravergine di oliva.
Il processo di produzione della Piadina romagnola Igp deve rispettare poi i metodi artigianali e tradizionali, indicando anche lo spessore della piadina, che può variare dai 3 mm agli 8 mm. Infine, il legame con il territorio, fondamentale nella definizione dell'Igp: la Piadina romagnola si può produrre solo nelle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e in parte della provincia di Bologna.
In questo modo si cerca di scongiurare tentativi di contraffazione che avvengono di continuo nel mondo: i casi più eclatanti negli ultimi anni sono stati qualche anno fa nel Regno Unito, quando un'azienda spagnola aveva provato a depositare due domande di registrazione dei marchi “Piadine di Modena”, e in Canada, dove c'era stato un tentativo di registrare il marchio "La Piadina" da parte di aziende locali, come riporta il Sole 24 ore.