La pasta in bianco è uno dei primi piatti con cui i bambini si relazionano col cibo "da grandi": 5 grandi chef hanno voluto riproporre questa esperienza nei propri ristoranti gourmet.
La pasta in bianco, nella sua semplicità, rappresenta una tela bianca su cui gli chef possono esprimere la loro creatività e il loro talento, utilizzando ingredienti di alta qualità e tecniche innovative. Nei mesi scorsi ha fatto enorme scalpore la pasta in bianco di Alberto Quadrio a Milano a 26 euro, un clamore perlopiù mediatico e legato al prezzo, troppo spesso banalizzato. Il concetto della pasta in bianco è però molto attuale non solo nei ristoranti stellati: molti food blogger e chef amatoriali hanno proposto le loro versioni gourmet della pasta in bianco. Su internet è possibile trovare numerose ricette con diverse varianti, dagli abbinamenti classici a quelli più audaci. Vediamo le 5 versioni di pasta in bianco più famose della storia della cucina italiana.
Diversi chef stellati hanno reinterpretato la pasta in bianco, elevandola a piatto gourmet. Il primo è stato Gualtiero Marchesi, il grande maestro della cucina italiana. La sua voglia di sorprendere e di reinterpretare la nostra tradizione ha spinto il grande cuoco sempre all'estremo della fantasia e nel 2000 porta all'Albereta la sua idea di pasta in bianco. Da allora tanti suoi "adepti" lo hanno omaggiato.
"Questo lo so fare pure io" e "Mia nonna lo sa fare meglio" sono due frasi che riecheggiano nell'etere da tempo immemore quando si parla di alta cucina (o arte moderna). Questa volta, e solo questa volta, potrebbero essere giuste. Le "Quattro paste" di Gualtiero Marchesi sono dei semplici assaggi di pasta in bianco conditi con olio extravergine e un po' di pecorino. È ispirato al celeberrimo dittico Marilyn di Andy Warhol, in questo caso Marchesi gioca con le forme per far apprezzare le consistenze, e non con i cromatismi come nell'opera di Warhol.
È stato il piatto più discusso degli ultimi anni insieme alla marinara in bustina di Braschi e alla pizza con l'ananas di Sorbillo. Trait d'union la polemica, spesso ingiustificata. Alberto Quadrio (che con Marchesi ha lavorato) è uno dei giovani chef migliori d'Italia e al 10_11 (si legge in inglese, "Ten Eleven") aveva ideato una ricetta a base di fusilloni e brodo di croste di Parmigiano stagionato 36 mesi. L'Italia si è aizzata contro il cuoco per il prezzo del piatto: 26 euro. Sembra tanto ma in realtà, forse, è anche poco. Il prezzo è dato dal posizionamento del brand e dalla posizione del ristorante: il locale si trova in uno degli alberghi più esclusivi del Paese, con stanze da 1000 euro a notte: sarebbe strano trovarci un piatto a 5 euro. C'è anche di più perché per questa pasta in bianco ci vogliono quattro ore di lavoro. Ci sono solo due ingredienti, pasta e parmigiano, ma la tecnica è sofisticata. Si porta a ebollizione l'acqua e si uniscono, fuori dal fuoco, le croste di parmigiano grattugiate, si mescola il tutto con una frusta e si lascia riposare per un'ora girando di tanto in tanto. Si filtra e si fa un passaggio in frigo per due ore. In questo modo si ha un affioramento simile al fat wash usato in mixology: la parte grassa affiora a causa del freddo e questa viene usata per mantecare la pasta a fine cottura. La parte che invece resta sul fondo viene trasformata in cialda. Il brodo di parmigiano si usa per cuocere i fusilloni e poi si passa all'impiattamento.
La Michelin continua a ignorare ignobilmente il Dina e la figura di Alberto Gipponi ma non fa niente: non è il macaron a fare un grande cuoco. Un esempio è questa ricetta che si rifà direttamente all'infanzia del più sottovalutato tra gli allievi di Massimo Bottura: una pasta scondita, almeno all'apparenza. In realtà c'è una sorpresa: crema di aglio, parmigiano e burro, mentre l’esterno è spennellato con grasso di pancetta. La pasta è di per sé un'opera perché è fatta su misura per il Dina dal pastificio Gerardo di Nola. Ultima sorpresa? È servita scotta e fredda.
Vale il discorso di sopra: Luca Natalini è diventato famoso grazie alla sua vittoria di Top Chef e grazie alla pasta in bianco. Storia curiosa: questo piatto nasce nel 2020 al vecchio Autem (chiuso a causa della scure del covid e rinato con un asterisco, "Autem*") grazie a un concorso del Pastificio dei Campi e de LSDM (di fatto trasmutato nell'universo di 50 Top). Lo chef nato a Pescia, in provincia di Pistoia, propone questo spaghetto in bianco con aceto, vermouth alla prugne e miele. Il piatto non è complicatissimo: bisogna cuocere gli spaghetti in un brodo di alloro e mandorla, unire tutti gli ingredienti a eccezione del burro in una padella, mantecare col burro e aggiungere il sale.
Lui la Stella Michelin ce l'ha (ne ha avute anche due in realtà) e la sua versione di pasta in bianco è un omaggio alla sua regione: il Trentino Alto Adige. Alfio Ghezzi ha dedicato alla propria regione uno spaghetto semplicissimo e gustoso, condito con un filo d'olio extravergine d'oliva, mantecato nel Trentingrana e cotto in un liquido aromatizzato con la base di Trento Doc. Tutti ingredienti locali, perfino la pasta secca è prodotta da un'azienda storica alle pendici delle Dolomiti, per un vero primo a chilometro zero.